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In Siria la banda del buco

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Tunnel scavati da ribelli per giorni, le esplosioni devastanti del Fronte islamico, la nuova frontiera della guerra infinita

Esperti nello scavare tunnel. Dicono di avere degli strumenti adatti per perforare il terreno a pochi metri di profondità. Certo, ci vogliono settimane, se non addirittura mesi. Ma a chi importa?

La fretta è un concetto molto lontano dalla guerra in Siria. Si negozia da un lato, si combatte dall’altro. Il risultato è sempre vicino allo zero. Un pareggio in cui stamattina sono morti almeno 14 soldati dell’esercito di Assad, è il bilancio 
provvisorio dell’attacco dinamitardo compiuto da miliziani anti-regime contro l’albergo Carlton di Aleppo da tempo
 trasformato in caserma per le forze lealiste.


L’albergo Carlton, già danneggiato in precedenza, era un vero e proprio tempio del lusso con tanto di piscina e zona spa. Ora è completamente raso al suolo. L’azione è stata rivendicata 
dal Fronte islamico, gruppo armato radicale, ma non così radicale da rifiutarsi di parlare ai giornalisti. Per questo hanno un portavoce che si fa chiamare dottor Mahmud, anche se non è un medico.

Dottor Mahmud rivendica anche l’attacco di pochi giorni fa nella regione nord-occidentale di Idlib, Maarat al-Numan, in cui sono rimasti uccisi 30 soltati. Il video mostra le immagini di un’esplosione potentissima che polverizza tutto ciò che è intorno.

C’è anche un macabramente coreografico fungo di detriti polverizzati. L’Ansa riporta: una sessantina di ribelli hanno lavorato sotto terra per 50 giorni per scavare il tunnel, lungo ben 200 metri, che dal margine della strada si spingeva fin alla base del posto di blocco. Il tunnel è stato imbottito con diverse tonnellate di esplosivo.

«Abbiamo in riservo molte sorprese contro il regime», afferma dottor Mahmud con tono inadeguatamente sarcastico. Intanto, come dimostrano i recenti servizi della BBC, il regime il regime continua ad usare i micidiali barili bomba (miscele incendiarie miste a frammenti metallici) sui civili. Un’inchiesta del Telegraph dimostra invece l’utilizzo di armi chimiche a base di cloro legata all’intossicazione di decine di persone (civili) nella regione di Idleb.

«Abbiamo diverse sorprese per il regime!» esclama ancora dottor Mahmud. I “ribelli” hanno perso Homs, dove ieri è stato permesso a circa trecento persone di abbandonare i quartieri sotto controllo dell’opposizione. Una tregua che ha dimostrato come la negoziazione quando si vuole è possibile, allora perché la guerra non finisce?

Perché costa tanto caro ammettere che Assad ha vinto. Assad il dittatore utile, a capo di un paese inutile, senza risorse energetiche appetibili per meritare un intervento da parte dei “buoni”. Si fanno tregue, si scavano tunnel, il presidente responsabile della morte di decine di migliaia di civili si ricandida alle elezioni. Oggi Assad ha celebrato la giornata dei martiri, ovvero gli “eroi” che hanno perso la vita per combattere i terroristi.

Ma chi sono in verità i terroristi? Quelli che scavano tunnel per riempirli di esplosivo, o quelli che lanciano i barili bomba sui civili? Si puntano il dito a vicenda, i siriani sono divisi, ma come dimostra la tregua di Homs sono anche esausti, purtroppo non così tanto da cessare del tutto di combattere, o almeno non abbastanza da smettere di scavare tunnel!

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