Il vero politico non snobba lo sport
Tutto il mondo è paese. Dalla Germania alla Malesia, quando c'è lo sport in ballo, i leader politici non perdono occasione per guadagnare visibilità
Il vero politico non snobba lo sport
Gli sport, per loro stessa natura, svolgono un ruolo periferico in quella che viene definita “la grande politica”, ma godono di un’enorme visibilità nella “società globale”. Per questo motivo le competizioni sportive possono rappresentare un palcoscenico politicamente secondario ma di altissimo prestigio per rafforzare l’immagine di un leader politico.
Da Hitler a Videla, da Pertini a Mandela, l’elenco dei politici associati, nel bene e nel male, a un successo sportivo rischierebbe di essere infinito. Solamente domenica scorsa, del resto, la Cancelliera Angela Merkel non ha perso l’occasione, fornitale dal successo nel Mondiale di Formula1 del suo compatriota Sebastian Vettel, per complimentarsi pubblicamente con lui, finendo in questo modo sulle pagine dei quotidiani di tutto il mondo.
Persino le sconfitte, se gestite nel modo giusto, possono avere un rendiconto politico positivo. Dopo l’ammutinamento della nazionale francese ai Mondiali di calcio in Sudafrica, Sarkozy volle riunire la squadra all’Eliseo (rischiando peraltro una crisi istituzionale con la FIFA) per dimostrare ai suoi concittadini l’intransigenza presidenziale nei confronti di chi, con il suo comportamento, “disonora” l’immagine della Francia all’estero.
Oggi invece il premier della Malesia, Najib Razak, dopo la tremenda e inattesa disfatta calcistica della propria nazionale nel match d’inaugurazione della AFF Suzuki Cup contro Singapore ha preferito dare un messaggio di ottimismo ai giocatori e, di riflesso, alla nazione. Malgrado lo 0 a 3 con cui, lunedì allo Bukit Jalil National Stadium di Kuala Lumpur, i rivali di sempre hanno umiliato i calciatori malesi, il premier ha dichiarato tramite il suo account Twitter ufficiale: “Anche se ieri il risultato non ci ha sorriso, vogliamo vedere la riscossa delle ‘tigri malesi’. La Malesia vincerà i prossimi incontri”.
Quella di Razak è un’esternazione rischiosa; se il grido di battaglia non dovesse portare alla qualificazione dopo le sfide con Laos e Indonesia, il credito di stima guadagnato presso i tifosi e la stessa visibilità mediatica si trasformerebbero in una disastrosa autorete.