Il Qatar e la diplomazia del football
L'Egitto vince l'amichevole di Doha il cui incasso è stato devoluto per le vittime di Port Said, ma per il Qatar la sconfitta è un trionfo politico
Il Qatar e la diplomazia del football
Il 28 dicembre, mentre il mondo del calcio che conta si riuniva a Dubai per i Globe Soccer Awards, a Doha l’Egitto batteva 2 a 0 il Qatar; con l’attenzione mediatica tutta concentrata negli Emirati Arabi Uniti la politica estera qatariota metteva a segno un colpo da manuale del ‘soft power’.
L’Egitto, che tradizionalmente svolge un ruolo cruciale per gli equilibri del Medio Oriente, rappresenta una priorità assoluta per la diplomazia del Qatar. Nella terra dei Faraoni il piccolo Stato del Golfo vuole esserci e vuole essere influente. Lo scorso agosto, infatti, in occasione della visita al presidente egiziano Mohammed Morsi, l’emiro Hamad bin Khalifa al-Thani ha depositato ben due miliardi di dollari nelle traballanti casse della Banca centrale, mentre è in fase d’attuazione un piano quinquennale che porterà il Qatar ad investire in Egitto un totale di 18 miliardi di dollari, soprattutto in settori come quelli dell’elettricità, del gas naturale e del turismo.
Ma per segnalare la vicinanza politica al nuovo Egitto il Qatar vuole andare oltre l’economia, usando consapevolmente anche altri strumenti, come lo sport, che hanno la forza comunicativa di rendere messaggi politici ulteriormente visibili. In Egitto peraltro il calcio, gli stadi e gli ultras hanno svolto un ruolo di rilievo nelle rivolte che hanno preceduto e seguito la fine di Mubarak. I drammatici scontri di Port Said del febbraio scorso, in cui gli ultras dell’Al-Masry armati fino ai denti hanno assaltato quelli dell’Al Ahly provocando almeno 79 morti e imponendo l’immediata sospensione del campionato (si riprenderà a febbraio), rappresentano ancora oggi un’istanza politicamente rilevante e attuale.
Ecco quindi che la federazione calcio del Qatar, presieduta dallo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani, ha colto la palla al balzo ed ha proposto di disputare una partita contro l’Egitto a Doha. L’offerta era irrifiutabile; non si trattava infatti di una banale amichevole, ma di una vera e propria dichiarazione di amicizia, visto che l’incasso è stato devoluto ai familiari delle vittime di Port Said.
Sul campo l’Egitto ha dimostrato di essere la squadra più forte segnando due reti senza subirne alcuna, ma a fine partita i dirigenti qatarioti gongolavano consci di essere i vincitori morali. Il presidente Hamad ha dichiarato: “Abbiamo giocato contro un avversario forte e di esperienza, ringrazio le autorità calcistiche egiziane per aver accettato di giocare nonostante lo scarso preavviso, ma soprattutto vorrei ricordare che abbiamo voluto questo incontro per una causa speciale e sono veramente entusiasta di aver visto tanta gente sugli spalti”.
Perdere 2 a 0 e uscire comunque vincitori… è la diplomazia del football, bellezza.