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Il mondo questa settimana

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Uno sguardo complessivo agli eventi più importanti degli ultimi sette giorni

Il mondo questa settimana 6

La Palestina è ufficialmente ‘Stato osservatore non membro’ delle Nazioni Unite. Giovedì 29 novembre l’Assemblea generale ha votato a maggioranza il nuovo status: 139 voti a favore (tra cui quello dell’Italia), 9 contrari e 41 Paesi astenuti. Gli Stati Uniti hanno votato a sfavore, dopo il veto posto l’anno scorso nel Consiglio di Sicurezza per il riconoscimento dello Stato palestinese. Gli altri Paesi che si sono opposti sono Israele, Canada, Repubblica Ceca, Isole Marshall, Micronesia, Nauru, Panama e Palau.

Domenica 25 novembre si è votato in Catalogna per eleggere il nuovo Parlamento regionale, la Generalitat. La coalizione liberaldemocratica di centrodestra Convergència i Unió ha conquistato la maggioranza dei seggi (50 su 135), seguita dagli indipendentisti del partito Sinistra Repubblicana di Catalogna, che ha ottenuto 21 seggi, e dal Partito Socialista di Catalogna, con 20. Tuttavia, rispetto alle elezioni precedenti, CiU ha registrato una perdita di 12 seggi. Questo comporterà la formazione di un Parlamento più frammentato e obbligherà i nazionalisti a cercare compromessi al fine di formare una coalizione.

La situazione economica della Grecia rimane critica. Durante la scorsa settimana i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo si sono incontrati a Bruxelles al fine di prendere una decisione in merito alla prossima tranche di aiuti destinati al Paese in grave crisi. Il programma di finanziamenti è stimato intorno ai 130 miliardi di euro sino al 2014. Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, ha dichiarato che il nuovo programma per la Grecia, che coinvolge il settore privato, porterà a una riduzione molto significativa del debito per il Paese, permettendogli di rimettersi in pista.

Dal 23 al 25 novembre i ministri per gli Affari Europei si sono riuniti a Bruxelles per decidere in merito al bilancio pluriennale per il periodo 2014-2020. Il vertice straordinario si è però concluso senza aver raggiunto un’intesa e ai 27 non è rimasto altro che constatare l’impossibilità di raggiungere l’unanimità. Il tutto è stato rinviato a inizio 2013.

Il partito francese Ump sta attraversando una crisi della leadership. A contendersi il ruolo di presidente del partito ci sono l’ex premier François Fillon e Jean-François Copé. Nonostante una commissione interna abbia confermato la vittoria di Copé con un vantaggio di 98 voti, il suo sfidante ha denunciato brogli nella gestione del voto degli iscritti, sostenendo che non erano state prese in considerazione le schede di alcuni Territori d’Oltremare. Inoltre, il candidato perdente ha creato un nuovo gruppo parlamentare, primo passo verso la scissione del partito, e ha chiesto che si torni a votare entro tre mesi.

L’eventuale nomina a segretario di Stato Usa dell’ambasciatrice all’Onu Susan Rice è fortemente osteggiata dai Repubblicani, i quali le contestano le dichiarazioni rilasciate dopo l’attacco dell’11 settembre al Consolato americano a Bengasi. Giudicata ‘non adatta’ a ricoprire un ruolo del genere, la Rice sarebbe invece la candidata favorita da Obama a sostituire Hillary Clinton nell’imminente rimpasto di governo.

Il 27 novembre il presidente del Nicaragua Daniel Ortega ha annunciato che navi della propria Marina hanno preso possesso delle acque dei Caraibi reclamate dalla Colombia, ma assegnate al Paese centroamericano la scorsa settimana dalla Corte Internazionale di Giustizia. In risposta a tale decisione, la Colombia ha annunciato che non riconoscerà più la competenza della corte e ha ordinato alle proprie navi di rimanere nelle acque contese.

Il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha incontrato Barack Obama a Washington, con il quale ha discusso di una maggiore cooperazione economica tra i due Paesi. Durante il meeting Peña Nieto ha anche assicurato che continuerà a combattere la criminalità organizzata e che la sua priorità rimarrà la politica di sicurezza volta a ridurre l’alto livello di violenza presente in Messico.

Mercoledì 28 novembre in Birmania la polizia ha represso violentemente una manifestazione di centinaia di cittadini e monaci buddisti, che protestavano contro il progetto di ampliamento della miniera di rame di Leptadaund a Monywa, nel nord ovest del Paese. La polizia in assetto antisommossa ha usato cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e ‘ordigni incendiari’, bruciando anche il campo che i dimostranti avevano allestito durante i primi giorni della protesta, iniziata pacificamente tre mesi fa. Le forze dell’ordine hanno inoltre arrestato diverse persone.

Più di 100 persone sono morte in un incendio divampato in una fabbrica di vestiti nella periferia di Dacca, in Bangladesh. Le fiamme hanno iniziato a propagarsi al piano terra del complesso, che si trova nel quartiere di Ashulia. In molti hanno cercato di fuggire gettandosi dalle finestre, anche dei piani più alti.

Si è ufficialmente aperta il 27 novembre la campagna elettorale sudcoreana, in vista delle elezioni del prossimo 19 dicembre, quando verrà scelto il nuovo presidente della Repubblica. Dopo la decisione della scorsa settimana dell’outsider Ahn Cheol-soo di abbandonare il campo, i due principali canditati sono a oggi Park Geun-hye e Moon Jae-in, la prima per il partito Saenuri (‘nuova frontiera’), di orientamento conservatore, il secondo per il Democratic United Party, partito moderatamente progressista.

L’Assemblea Costituente egiziana ha approvato venerdì 30 novembre un progetto di costituzione, che dovrà essere confermato da un referendum, indetto dal presidente Morsi. In segno di protesta contro le norme di stampo confessionale contenute nel progetto costituzionale, sia i liberali sia i cristiani copti avevano abbandonano l’Assemblea. La Costituente, dominata dagli islamisti, ha approvato il documento di 234 articoli all’unanimità.

Il presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma, è stato rieletto con il 57 per cento dei voti. Lo ha annunciato la commissione elettorale nazionale, precisando che il suo principale rivale, Julius Maada Bio, si è fermato al 37 per cento. Le elezioni di sabato scorso sono state la terza consultazione elettorale dalla fine della guerra civile nel 2002.

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