Il mondo questa settimana
Uno sguardo agli eventi più importanti degli ultimi sette giorni
Si è aperto il G20, ospitato dalla Russia a San Pietroburgo: durante il vertice i leader dei 20 Paesi più industrializzati al mondo sono rimasti divisi sull’opportunità di un intervento militare in Siria: il presidente russo Vladimir Putin ha confermato che la Russia appoggerà un intervento armato solo se sostenuto dalle Nazioni Unite. [Leggi l’articolo]
Il parlamento di Cipro ha approvato le misure richieste dai creditori internazionali necessarie per ottenere la seconda tranche di aiuti europei, pari a 10 miliardi di euro [Leggi l’articolo].
La settimana del presidente americano Barack Obama è stata occupata prevalentemente dalla ricerca di consenso – interno e internazionale – per un intervento militare in Siria, dopo il superamento della “linea rossa” dell’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad. I capigruppo del senato hanno approvato una proposta che prevede un intervento di durata massima pari a 90 giorni, senza l’impiego di truppe di terra. Il provvedimento verrà votato al Senato la prossima settimana. [Guarda la gallery con le reazioni dal mondo e leggi l’articolo]. Nel frattempo, gli Stati Uniti avrebbero intercettato l’ordine di un funzionario iraniano a militanti islamici iracheni di colpire gli interessi americani a Baghdad nel caso di un intervento militare americano in Siria [Leggi l’articolo].
In base a nuove rivelazioni tratte dai documenti diffusi da Edward Snowden, i servizi segreti statunitensi e inglesi avrebbero decrittato i codici di sicurezza di email, conti bancari e cartelle mediche di centinaia di milioni di persone.
Il corpo dei giudici in Cile ha reso le proprie scuse per le azioni dei suoi componenti durante la dittatura militare negli anni Settanta e OTtanta, con un atto senza precedenti. Più di 3 mila persone furono uccise durante il regime di Pinochet.
Il drastico calo di consensi del presidente colombiano Juan Manuel Santos seguito alla degenerazione violenta della protesta dei contadini ha condotto al rinnovo del governo. Cinque nuovi ministri sono stati nominati dal presidente, per un governo “di pace e unità [Leggi l’articolo]
In Venezuela, un black out ha lasciato senza elettricità oltre il 70 per cento del Paese, inclusa una parte consistente della capitale Caracas. Il presidente Maduro ha accusato l’opposizione di destra di sabotaggio, ma diverse voci si sono levate contro la cattiva gestione del sistema elettrico e gli scarsi investimenti in infrastrutture [Leggi l’articolo].
Un sisma di magnitudo 6.5 ha colpito il Giappone lungo la costa pacifica, senza fare vittime e senza innescare il rischio tsunami. Le autorità hanno rassicurato che il terremoto non ha causato problemi all’impianto di Fukushima. Secondo gli ultimi dati registrati, però, le radiazioni sul sito nucleare continuano a salire. La Corea del Sud ha bloccato le importazioni di pesce dall’area circostante il sito nucleare giapponese.
Decine di migliaia di coltivatori della gomma in Thailandia stanno bloccando le principali vie di comunicazione del Paese, per protestare contro il migliore trattamento riservato dal governo ai coltivatori di riso.
Nel weekend i cittadini australiani sono chiamati alle urne per scegliere se riconfermare Kevin Rudd o scegliere il leader dell’opposizione Tony Abbott come nuovo premier. I sondaggi danno quest’ultimo in vantaggio [Leggi l’articolo]
Una corte militare egiziana ha condannato all’ ergastolo 11 membri dei Fratelli Musulmani, per le violenze innescate a Suez lo scorso mese, annunciando che l’ex presidente Morsi dovrà affrontare un processo per incitazione all’omicidio di manifestanti. Nel frattempo, Al Jazeera ha denunciato l’ oscuramento del suo segnale da parte delle autorità [Leggi l’articolo]. Intanto, in Tunisia, l’opposizione ha minacciato ampie proteste di massa per costringere il governo di ispirazione islamica a fare un passo indietro, dopo il fallimento dei negoziati politici [Leggi l’articolo].
In Sudafrica, il principale sindacato di minatori ha offerto di abbassare le sue richieste di aumento di stipendio, ventilando la possibilità di un compromesso con le compagnie estrattive. Il parlamento keniota voterà nel prossimo mese un provvedimento per uscire dalla Corte Penale Internazionale, che ha accusato il presidente Uhuru Kenyatta e il suo vice di crimini contro l’umanità.