Il mondo questa settimana
Uno sguardo agli eventi più importanti degli ultimi sette giorni.
La Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni di carcere e 5 di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale, nell’ambito di un processo sui diritti tv. L’ex premier italiano ha ora un’altra occasione di appello. Intanto, nel porto di Genova, una nave si è schiantata contro la torre di controllo, uccidendo 8 persone. Non sono ancora terminate le ricerche per un disperso, Gianni Iacoviello.
Nel suo discorso di apertura del Parlamento britannico, la regina Elisabetta ha annunciato duri provvedimenti del governo in materia di immigrazione e nuove misure per la riduzione del deficit di bilancio.
Il Pkk, Partito dei Lavoratori del Kurdistan, inizia il suo ritiro dalla Turchia. L’ala militare del partito ha chiesto ad Ankara di vigilare su eventuali “provocazioni” che potrebbero far deragliare l’operazione.
Barack Obama ha visitato il Messico e il Costa Rica, dove ha parlato di commercio, immigrazione e riforma energetica. La sicurezza, che ha dominato i colloqui con il Messico negli ultimi anni, è stata messa in secondo piano, sebbene il presidente americano abbia ammesso che la maggior parte delle pistole usate per commettere crimini nel Paese provenga dagli Stati Uniti. In Ohio, tre donne rapite circa 10 anni fa sono state ritrovate in una casa di Cleveland. In relazione alla loro segregazione sono stati fermati tre fratelli. La pubblica accusa ha dichiarato di voler richiedere l’incriminazione per omicidio aggravato – che prevede la pena di morte – per l’uomo sospettato di essere il principale responsabile del rapimento.
Le vittime dell’epidemia di colera ad Haiti hanno chiesto un risarcimento alle Nazioni Unite per aver diffuso l’epidemia nel Paese. L’Onu ha ammesso la possibilità che l’innesco del focolaio sia riconducibile alle operazioni di peacekeeping del 2010, ma rivendica l’immunità. Gli avvocati delle vittime chiedono 100 mila dollari per ogni famiglia delle 8 mila vittime.
La coalizione Barisan Nasional ha vinto le elezioni in Malesia, ottenendo 133 dei 222 seggi parlamentari. Il leader dell’opposizione ha denunciato brogli e migliaia di suoi sostenitori sono scesi in piazza per protestare. Il premier Najib Razak ha negato ogni accusa.
Un rapporto del Pentagono ha accusato esplicitamente il governo cinese di aver organizzato attacchi informatici ai computer governativi Usa, come parte di una campagna di cyberspionaggio volta a ottenere informazioni su tecnologie avanzate da impiegare nell’esercito. La Cina ha respinto le accuse al mittente, definendole “infondate”.
Ha superato le 1.000 unità il bilancio delle vittime coinvolte nel crollo dell’edificio di otto piani nei pressi di Dhaka, in Bangladesh, mentre proseguono le operazioni di estrazione dei cadaveri dalle macerie. Nel frattempo, un incendio nei locali di una fabbrica ha ucciso almeno 8 persone nella capitale, mantenendo i riflettori puntati sul problema della sicurezza sul lavoro nel Paese. Decine di persone sono morte negli scontri tra polizia e manifestanti islamisti, che chiedevano una più severa legge antiblasfemia.
In Pakistan, il procuratore che coordinava l’inchiesta sulla morte dell’ex premier Benazir Bhutto è stato ucciso da uomini armati mentre si trovava nella sua auto. Alla chiusura della campagna elettorale, l’ex star del cricket Imran Khan ha guadagnato voti sull’avversario Nawaz Sharif, che resta ancora il favorito. Si consolida la prospettiva di un parlamento frammentato, a valle di una tornata elettorale che si preannuncia storica.
Almeno 100 sunniti sono stati uccisi nel nordovest della Siria, in una regione dove vivono in prevalenza alawiti, il ramo sciita a cui appartiene il presidente Bashar Assad. Nel frattempo, Israele ha lanciato un raid aereo su Damasco, mirando ai rifornimenti di armi iraniane destinate a Hezbollah, che ha dichiarato di essere pronta a ricevere armi dalla Siria per “ribaltare la partita”.
Le milizie islamiche di Boko Haram hanno realizzato una serie di attacchi coordinati nel nordest della Nigeria, uccidendo 55 persone e liberando oltre 100 prigionieri. I raid hanno coinvolto circa 200 combattenti armati. Un rapporto di Save The Children ha rivelato che il posto peggiore in cui diventare madre è la Repubblica Democratica del Congo, mentre al primo posto della classifica si è attestata la Finlandia.