Il mondo questa settimana
Uno sguardo agli eventi più importanti degli ultimi sette giorni
Il mondo questa settimana 11
In un rapporto di 270 pagine riguardante la possibile futura membership turca nell’Unione Europea, Ankara ha accusato l’Eurozona di avere attitudini faziose e bigotte nei suoi confronti. I negoziati per l’allargamento alla Turchia sono iniziati nel 2005, ma stanno procedendo molto lentamente. L’obiettivo del governo di Ankara sarebbe quello di diventare membro a tutti gli effetti entro il 2023 ma un’opposizione in tal senso viene alimentata specialmente dalla questione di Cipro, ancora irrisolta.
In seguito all’operazione chirurgica subita lo scorso 11 dicembre, le condizioni di salute del presidente venezuelano Hugo Chavez restano critiche: a complicare la situazione, un’ultima infezione polmonare che ha causato un’insufficienza respiratoria. Il presidente, recentemente rieletto nelle consultazioni del 7 ottobre 2012, dovrebbe giurare il 10 gennaio per il nuovo mandato e ha indicato ufficialmente, per la prima volta, il vice presidente Nicolas Maduro come suo possibile successore.
Il 2 gennaio è stato approvato, in extremis, l’accordo che eviterà il ‘fiscal cliff’, il baratro fiscale in cui sarebbe altrimenti sprofondata l’economia statunitense. Il provvedimento, negoziato dal presidente Obama, non ha goduto del pieno appoggio del partito repubblicano alla Camera. Le norme sono comunque diventate legge, con 257 voti favorevoli e 167 contrari; in questo modo si dovrebbero evitare la recessione, l’aumento delle tasse per il 98 per cento degli americani e tagli indiscriminati alla spesa.
Almeno 60 mila morti in Siria dall’inizio del conflitto secondo dati delle Nazioni Unite. Lo ha reso noto l’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani Navi Pillay. Le persone uccise in Siria dal 15 marzo 2011 al 30 novembre 2012 sono state 59.648. ”Non essendosi fermato il conflitto dalla fine di novembre 2012, possiamo desumere che agli inizi del 2013 i morti abbiano superato quota 60 mila. È un numero scioccante”, ha aggiunto Pillay.
La nuova costituzione egiziana è stata approvata dal 64 per cento dei votanti al referendum. Lo rendono noto fonti ufficiali egiziane. La percentuale di partecipazione al voto è stata però piuttosto bassa, il 32,9 per cento della popolazione, secondo quanto riferito dal presidente della commissione elettorale Samir Abul Maati. Il progetto di costituzione ha una forte impronta islamista ed è stato duramente contestato dall’opposizione. Il referendum si è svolto in un clima di crisi politica e di grandi manifestazioni di piazza.
Le forze ribelli di Seleka hanno fermato la loro avanzata nella città di Sibut a circa 160 km dalla capitale, Bangui, dopo aver occupato le città di Bamingui, Mbrès, Kabo, Bria e Batangafo. Due giorni fa Eric Massi, figlio di Charles Massi, ex ministro in disaccordo con il presidente Bozizé, in qualità di portavoce di Seleka, ha confermato la sospensione dell’offensiva e la decisione di partecipare ai colloqui di pace con il governo centrafricano organizzati dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa Centrale (Eccas) e che si terrano, secondo fonti diplomatiche, a partire dal 10 gennaio a Libreville, capitale del Gabon.
Continuano le proteste a Nuova Delhi per la morte della ragazza stuprata. Migliaia di giovani dimostranti si sono radunati vicino all’osservatorio del Jantar Matar, uno dei luoghi riservati dalle autorità per le manifestazioni, dove da sono in corso sit-in pacifici e fiaccolate di solidarietà. La tv Ibn ha mostrato un gruppo di giovani che ha tentato di sfondare le barricate erette lanciando anche sassi. Il luogo e’ presidiato da un massiccio dispiegamento di polizia.
Decine di migliaia di persone hanno manifestato oggi per le strade di Hong Kong chiedendo le dimissioni del capo del governo locale Leung Chun-ying, invischiato in uno scandalo che riguarda una ristrutturazione della sua residenza. Alcuni dei manifestanti – in tutto 130 mila secondo gli organizzatori, 17 mila secondo la polizia – indossavano maschere di Pinocchio, per sottolineare l’ accusa rivolta a Leung, che avrebbe mentito sui lavori – abusivi ed illegali, secondo gli oppositori – che ha fatto fare alla sua abitazione.