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Il Gran Premio delle vanità

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A Montecarlo scende in pista il meglio e il peggio del circo della Formula Uno

C’era una volta il Gran Premio più bello del mondo nato nel 1929 e poi illuminato dalla stella di Grace Kelly. Il circuito di Montecarlo creava miti e raccontava leggende.

Così gli Anni Cinquanta. Dopo una serie di fortunate coincidenze, segnarono la svolta del Principato. Tra le più fortuite una banale, legata a motivi di sicurezza, fu quella di rendere Monaco unica nel suo genere perché vennero vietati tutti gli altri circuiti cittadini. Poi nel 1956 arrivò Grace Kelly e regalò alla Rocca il glamour riflesso dal grande schermo. La principessa di Hollywood, una delle più belle attrici di tutti i tempi e musa di Alfred Hitchcock, che la definì “ghiaccio bollente”, conobbe Ranieri, sovrano di Monaco, mentre si trovava ospite nel principato per le riprese di “Caccia al ladro”. Fu un grande amore e il matrimonio con il principe Ranieri mise fine alla sua splendida carriera di attrice, coronata anche da un premio Oscar.

Grace puntò su Montecarlo per amore di un uomo; Aristotele Onassis, l’armatore greco a capo di un impero, fece lo stesso per amore del Dio denaro. Con uno spiccato senso degli affari, l’allora uomo più ricco del mondo, fece un investimento consistente nella Société Des Bains de Mer, proprietaria del casinò e degli alberghi più prestigiosi.

Il week-end del Gran Premio di Montecarlo diventò il crocevia della mondanità internazionale, le macchine e i piloti che lottavano per un posto nella storia erano il pretesto. Monaco stava alle macchine come Ascot ai cavalli. L hotel de Paris e l Hermitage erano le mete di soggiorno predilette dei ricchi americani della East Cost, della nobiltà inglese e delle stelle del cinema arrivate dalla Croisette di Cannes.

Nel porto del Principato attraccavano panfili da mille e una notte, ma gli occhi della gente erano solo per quelli di Onassis e del suo rivale Stavros Niarchos, una lotta tra titani. Come tutti i capitani d’industria, in mare come in terra, Aristotele voleva sempre il meglio. La domenica del Gran Premio sulla list dei “must”, di rigore era il tavolo alla ringhiera e la ringhiera era quella della terrazza del Hotel de Paris. La colazione con affaccio, tuttora ambitissima, è sinonimo di prestigio e potere o un affronto di lesa maestà per chi non riesce a conquistarla. Quest’anno il costo del menù ha raggiunto la cifra di 1390 euro, senza Onassis ma con clientela rumorosa, russi inclusi.

Nel periodo degli anni d’oro di Montecarlo i quattro giorni di Formula Uno erano un susseguirsi di eventi, molto atteso era l’invito per la festa organizzata da Florence Michard Pellisier, ex moglie della gloria del tennis francese Jean Noel Grinda, nella sua tenuta in Costa Azzurra, Le Piot. Tra i cinquecento ospiti si mischiavano spettacolo e politica, da Nadia Cassini a Bianca Jagger passando per Roman Polanski.

La sera i protagonisti della caffè society si dividevano tra cene in barche di amici, il grill del hotel de Paris, un grande classico, come il suo soufflé al cioccolato e gli ottimi crudi del Bec Rouge, ristorante scomparso all’inizio degli Anni Ottanta. Per gli amanti del gioco, ma non solo, una puntata al casinò prima di scatenarsi al mitico Jimmy’z, discoteca che anima le notti della Costa dal 1974. Ancora oggi non è raro incontrare qualche pilota il giovedì sera giocarsi una fiche in più o bere un drink a bordo pista, perché il venerdì, si fa vacanza dal circuito, non si corre. L’appuntamento più atteso per i protagonisti del Gran Premio era, e lo è stato fino a pochi anni fa, il cocktail a Palazzo offerto da Ranieri e Grace sabato alle 19. L’invito era informale, ma c’era chi esagerava, come James Hunt, campione del mondo nel ’76, che si presentava al principe indossando scarpe da ginnastica. Il problema più grave per il sovrano era però un altro, per ricordo del ricevimento le mogli e fidanzate dei piloti usavano regalarsi le posate con lo stemma della casata Grimaldi. Con il tempo questa usanza causò ingenti perdite all’argenteria, così dagl’Anni Novanti sul tavolo del principe apparirono forchette e coltelli di plastica.

Montecarlo è il Gran Premio più noioso del mondiale perché i sorpassi sono impossibili, ma la vittoria, nel palmarès di un pilota, rappresenta l’apice. Il Principato non è solo un successo sportivo, ma anche finanziario. Per motivi fiscali molti campioni prendono la residenza lì, pur non vivendoci, offrendo consistenti mance a fedeli collaboratori con il compito di accendere le luci e far scorrere l’acqua per dimostrare che abitano almeno sei mesi a Monaco.

Ayrton Senna aveva casa allo Houston Palace in Avenue Princesse Grace e durante una corsa, nella quale era in testa, andò a sbattere da solo alla curva del Portier. Tale la rabbia il campione tolse il casco e salì nel suo appartamento a pochi metri di distanza.

Oggi di Montecarlo resta indubbiamente la leggenda, ma il glamour è solo un lontano ricordo fra turisti un po’ così, caos e schiamazzi tanto che gli abitanti del Principato, quelli che possono, abbandonano le case nella settimana del Gran Premio, traendone anche vantaggi economici. Coloro che hanno appartamenti con vista panoramica sul tracciato li affittano per i quattro giorni a cifre che sfiorano i 100 mila euro, catering compreso.

Questa è Montecarlo oggi.

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