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Il bilancio del governo Merkel

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Luci e ombre del governo nero-giallo di Berlino

Giovani dall’intera Europa vanno in Germania convinti di trovare l’Eldorado. La Repubblica Federale viene presa a modello economico, sociale, politico ed ora, dopo i successi nel calcio, anche sportivo. Stando così le cose, un osservatore esterno penserebbe che il governo in carica verrà confermato facilmente alle imminenti elezioni federali di fine settembre. Eppure non è così scontato. Se Merkel e l’Unione (CDU/CSU) hanno circa 15-17 punti di percentuale di vantaggio rispetto ai rivali storici della SPD (socialdemocratici), non è così per i liberali (FDP) che lotteranno fino all’ultimo giorno per superare lo sbarramento del cinque per cento. Sono molto lontani i tempi del 14,6 per cento ottenuto dalla FDP alle ultime elezioni federali del 2009. Ricordiamo, inoltre, che anche alle elezioni del 2005, l’Unione, a poco più di due mesi dalle elezioni, aveva sedici punti di percentuale di vantaggio rispetto alla SPD poi ridottosi all’1 per cento tanto che si formò la famosa Grande Coalizione.

Ma qual è il bilancio del governo formato da cristiano-democratici, cristiano-sociali e liberali?

Quando si formò il governo nero-giallo, come viene chiamata in Germania quest’alleanza di governo, i tre partiti (CDU, CSU e FDP) si posero obiettivi ambiziosi: superare le conseguenze della crisi economico-finanziaria internazionale, migliorare i rapporti tra i cittadini e lo stato, risolvere il problema dei cambiamenti demografici, migliorare l’utilizzo delle risorse naturali e continuare a rafforzare il rapporto fra libertà e sicurezza di fronte alle minacce globali. Ma da cornice a tutto questo c’erano la riduzione delle tasse e la crescita economica, le due sfide più difficili del governo. Le aspettative erano altissime. Soprattutto dai liberali i cittadini si aspettavano un contributo importante per la riduzione delle tasse, per la diminuzione del peso della burocrazia e per maggiori liberalizzazioni.

La riduzione delle tasse, complice anche l’aggravarsi della crisi economico-finanziaria e l’instabilità dell’Euro, non è mai arrivata. Da una parte i liberali hanno sempre cercato di avviare un alleggerimento della pressione fiscale, dall’altra il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha considerato prioritario sanare i conti pubblici.

In politica interna il bilancio del secondo governo Merkel deve prendere in considerazione principalmente i temi legati alla famiglia, agli investimenti in formazione e la svolta energetica che ha portato all’abbandono del nucleare come fonte energetica.

Dopo quattro anni di governo conservatore le famiglie ricevono un maggiore sostegno sociale rispetto a prima: o ottengono più soldi oppure pagano meno tasse. Il governo ha approvato anche il discusso provvedimento del cosiddetto Betreuungsgeld, con il quale si sostengono economicamente le donne che decidono di non mandare i propri figli all’asilo e di crescerli a casa. Il Betreuungsgeld entrerà in vigore il prossimo 1 agosto. È stato anche introdotta una nuova misura per i bambini più poveri che mira a sostenerli in attività sportive, di musica e di sostegno nella formazione scolastica. Tutte queste misure, estremamente costose, non sono riuscite però ad invertire il trend negativo delle nascite, anche se è forse presto per fare un bilancio. In ogni caso la Germania resta il Paese con l’indice di natalità tra i più bassi al mondo.

Riguardo agli investimenti in formazione, bisogna riconoscere che mai è stato investito tanto quanto negli anni del secondo governo Merkel. Dal 2005 ad oggi si è passato da 7,6 a 13,7 miliardi con i quali sono stati sostenuti gli studenti e sono state migliorate le condizioni per i ricercatori. Nonostante questo consistente aumento di investimenti, la Germania, con il 10,5 per cento del bilancio in investimenti in formazione resta indietro rispetto a Svezia, USA o Svizzera che si attestano mediamente al 13 per cento.

Rimane la svolta energetica, che porterà all’abbandono del nucleare entro il 2022. Una decisione che da una parte è stata estremamente popolare, ma dall’altra, forse, poco condivisa dall’intero maggioranza, soprattutto dai liberali.

In politica estera la Repubblica Federale Tedesca ha continuato a curare i rapporti con Cina, Russia e Brasile (e più in generale con i BRICS). Sono tutti importanti partners commerciali di Berlino. In questa logica rientrano altre scelte come l’essersi astenuta sulla risoluzione ONU sulla guerra in Libia e la richiesta pressante a tutti i Paesi europei di rendere l’economia del Vecchio Continente sempre più competitiva per reggere nel mercato globale. Da qui anche la linea dura mantenuta dal governo di Berlino sull’austerità e le riforme strutturali imposte ai Paesi europei in crisi.

I cittadini tedeschi sembrano oggi riconoscere alla Cancelliera di essere riuscita a tutelare i propri interessi nel contesto internazionale, tanto che Angela Merkel resta il politico più popolare e stimato nella Repubblica Federale. L’obiettivo di vincere per la terza volte le elezioni federali è a un passo, restano poco meno di due mesi.

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