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I Giochi del “nuovo Mediterraneo” 1

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Primo focus di A Tutto Campo sui XVII Giochi del Mediterraneo che cominciano il 20 giugno a Mersin (Turchia)

Storicamente snobbati dalle grandi potenze sportive regionali (Francia, Italia e più recentemente Spagna), poco sostenuti dall’assenza di una “Politica mediterranea” che andasse al di là di mere dichiarazioni di facciata, accolti svogliatamente persino dagli atleti che dopo le fatiche olimpiche non disdegnano un anno “di scarico”, i Giochi del Mediterraneo non possono certo definirsi un “Mega Event sportivo”. Eppure la XVII edizione che si aprirà ufficialmente il 20 giugno nella città turca di Mersin si annuncia ricca di spunti interessanti, soprattutto sul versante extrasportivo.

A seguito della votazione che si tenne il 27 ottobre 2007 a Pescara, i Giochi si sarebbero dovuti svolgere a Volos e Larissa in Grecia, ma l’acuirsi della drammatica crisi economica che ha colpito il paese ha spinto il governo a ritirare il sostegno governativo all’organizzazione di un evento in cui generalmente i costi tendono a superare i benefici. Incapaci di adempire agli obblighi assunti, il 28 gennaio 2011 il Comitato Internazionale dei Giochi del Mediterraneo toglieva ai greci l’organizzazione dell’evento per assegnarla, il 23 febbraio 2011, alla città costiera dell’Anatolia meridionale, preferita alla spagnola Tarragona e alla velleitaria candidatura di Tripoli.

Il Ministro dello Sport turco Faruk Özak aveva celebrato la vittoria dichiarando che “la preparazione dei Giochi del Mediterraneo porterà a Mersin investimenti per 200 milioni di euro” e dicendosi ottimista nonostante lo scarso tempo a disposizione in quanto “la Turchia ha dimostrato le proprie competenze organizzative in numerosi eventi internazionali”. Del resto, trattandosi di un’occasione d’oro in funzione dell’autorevole candidatura di Istanbul per i Giochi Olimpici del 2020,  il governo e gli organi sportivi turchi non hanno badato a spese. Nessuno però avrebbe potuto prevedere che, a poco più di una settimana dall’inizio dei Giochi del Mediterraneo, Istanbul (e a pioggia tutte le principali città turche) sarebbero state investite da una forte ondata di protesta sociale, capace di sfidare apertamente la legittimità del governo Erdogan.

Oggi non possiamo sapere se i Giochi del Mediterraneo, fortemente voluti e sostenuti dal governo in carica, diventeranno, malgrado la loro posizione geograficamente periferica, oggetto di contestazione. In ogni caso le rivolte dei cittadini turchi non rappresentano di certo l’unico aspetto politicamente rilevante. Rispetto all’edizione di Pescara 2009, infatti, il panorama sociale e politico del Mediterraneo appare estremamente cambiato e per certi versi rivoluzionato dagli effetti della crisi economica.

Al di là dell’esordio della Macedonia e dell’ennesima rinuncia all’integrazione di Israele e Palestina (che per accordo dovrà avvenire nella medesima edizione), spunti interessanti potranno arrivare dai paesi della cosiddetta “Primavera araba” (Tunisia, Libia, Egitto), dalla delegazione siriana attesa nonostante la dilaniante guerra civile, ma anche dalle delegazioni dei paesi europei più indebitati come Grecia e Cipro.

Crisi, conflitti e rivoluzioni sembrano aver riportato il Mediterraneo al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica globale e, poiché la mission di “A tutto campo” è quella di guardare allo sport come un riflesso del mondo in cui viviamo, si è scelto di dedicare particolare attenzione a questo evento sportivo, solo apparentemente periferico.

Nei prossimi giorni seguiranno aggiornamenti. Stay tuned… 

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