Euro 2020 in 13 paesi?
L'ipotesi della Uefa per celebrare i 60 anni della manifestazione ricorda che l'Europa del calcio non coincide con quella politica
Euro 2020 in 13 paesi?
C’è tempo fino a settembre 2013 per avanzare le candidature e nessuna decisione definitiva verrà presa prima di maggio 2014, ma la corsa per ospitare nel 2020 gli Europei di calcio fa già discutere. Infatti, oltre a quella autorevole della Turchia, quella intrigante di Irlanda, Galles e Scozia e quella più velleitaria di Georgia e Azerbaigian, è emersa una quarta candidatura che scardina ogni tipo di tradizione: la Uefa stessa ha deciso di scendere in campo.
Il 30 giugno scorso, in una conferenza stampa alla vigilia della finale fra Italia e Spagna, il presidente della Uefa Michel Platini ha proposto che l’edizione del 2020 si disputasse in diverse città europee. Motivo? Celebrare i sessant’anni dalla nascita dei campionati europei di calcio.
Secondo le recenti indiscrezioni del quotidiano tedesco “Bild”, le città interessate dal progetto sarebbero le capitali dei primi dodici Paesi del ranking Uefa, con le semifinali e le finali che si giocherebbero in un tredicesimo paese, probabilmente la Turchia, essendo la sua la candidatura più solida per il 2020.
Non c’è dubbio che, in un momento di crisi, il progetto di Platini permetterebbe di risparmiare rispetto a una candidatura tradizionale; allo stesso tempo però il fascino del torneo potrebbe risentirne e l’indotto del turismo da tifo calcistico finirebbe per ridursi. Inoltre, l’organizzazione di un grande evento come l’Europeo di calcio ha sempre fatto da volano per il miglioramento dell’impiantistica.
Ad ogni modo, per il momento si tratta solo di un’ipotesi, ma il 7 dicembre il progetto verrà discusso dal Comitato esecutivo della Uefa e potrebbe diventare qualcosa di concreto. Sembrerebbe dunque prospettarsi un Campionato europeo pienamente “europeo”. Eppure, in ambito calcistico il concetto di “Europa” è estremamente labile. L’Europa geografica non coincide del tutto con le federazioni affiliate alla Uefa, che includono Paesi come Israele, Azerbaigian, Armenia, Turchia, Russia o ancora Scozia, Galles e Irlanda del Nord.
Sicuramente l’ “Europa” di Platini non è quella di Barroso e Van Rompuy e se, come sembra, si giocherà a Mosca, Kiev, Zagabria e Istanbul, non potrà certo dirsi un campionato dell’Unione Europea. È indubbio tuttavia che la proposta di Platini abbia aperto una finestra di opportunità; i politici di Bruxelles potrebbero cogliere l’occasione per proporre l’Unione Europea come paese ospitante, anche se al momento non si registrano segnali in questa direzione.
Certo è che se nel Vecchio Continente si volesse veramente costruire un’identità che vada oltre alla collaborazione economica bisognerebbe necessariamente passare anche per quello che di fatto è lo sport “nazionale” dell’Unione Europea: il calcio.