Dallas Buyers Club
L'AIDS e la lotta di un condannato a morte nel Texas degli anni '80
Dallas Buyers Club è un film di Jean-Marc Valleè che, tra vari riconoscimenti, ha vinto due Golden Globe ed è candidato a sei premi Oscar. E’ il primo film statunitense in concorso ufficiale alla ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.
E’ ambientato nel Texas degli anni ’80 e racconta la storia di Woodroof, uomo rude e fortemente omofobo con la passione per il rodeo, che scopre di avere ancora trenta giorni prima di morire a causa dell’AIDS. Dopo aver trascorso una vita senza tempo, all’insegna della sregolatezza e della noncuranza verso il prossimo, arriva a comprendere la piaga dell’emarginazione. Woodroof combatte per sopravvivere, alla continua ricerca di una cura. Affronta faticose trasferte in Messico e in Giappone e si traveste da prete o da medico per passare il confine indenne. Lotta, nonostante il suo fisico sia ridotto allo stremo, contro le prepotenze dell’industria farmaceutica e l’assenza dello Stato. Con l’espediente dell’associazione che dà il nome al film riesce a somministrare farmaci non approvati agli altri malati di HIV. Muore a 42 anni, contro ogni aspettativa, con la soddisfazione di aver potuto nuovamente dominare un toro.
Sorprende che il film sia stato girato con 5 milioni di dollari e in poco più di 20 giorni, con sole luci d’ambiente nello stile di Cassavetes. E’ pregevole l’interpretazione di Matthew McConaughey, candidato come migliore attore protagonista e che, per l’occasione, ha dovuto perdere 23 chili in sei mesi. Jared Leto, candidato come miglior attore non protagonista, emoziona per l’intensità con cui interpreta il personaggio del transessuale Rayon. La sceneggiatura è frizzante e, nonostante la drammaticità della storia, ironica. La fotografia ha i colori caldi tipici dei western, la scenografia ha uno stile documentaristico e l’attenzione nella scelta dei costumi è tale da aggiudicarsi la nomination al Costume Designers Guild Awards 2014.
Dallas Buyers Club racconta una storia vera, seppure con le dovute licenze: l’AZT fu in realtà un farmaco molto utile per combattere l’AIDS, l’agenzia FDA fu tollerante con gli attivisti, Rayon è solo l’espressione simbolica di una voce che non si poteva non raccontare e di Woodroof si dice che fosse più mite rispetto a come, invece, è rappresentato.
Un film avvincente che, sin dalla prima proiezione al Toronto International Film Festival 2013, è stato accolto con grande entusiasmo.