Benedetto XVI e la rinuncia
A un anno dalla rinuncia la stampa italiana e internazionale ha sollevato alcuni dubbi
È passato un anno dalla rinuncia di Benedetto XVI. Come ha spiegato il direttore della sala stampa vaticana, Federico Lombardi, il papa emerito conduce una «vita di preghiera, di riflessione, di lettura, di scrittura, di colloqui e di incontri con persone».
A ormai più di un anno da quell’evento diversi articoli sulla stampa italiana e internazionale, come ad esempio Antonio Socci sul suo blog, hanno però sollevato dubbi e messo in discussione la validità canonica del suo gesto. Qualcuno ha addirittura avanzato l’idea che attualmente nella Santa Sede ci sia una diarchia. Gli elementi che hanno creato confusione nei media e nei fedeli sono, per esempio, la frase usata da Ratzinger in cui afferma di continuare a stare “nel recinto di Pietro”, il fatto che continua a vestire in abito bianco, la definizione di “papa emerito”. Qualcuno l’ha accusato di continuare a firmarsi Benedetto XVI o che non abbia voluto un novo stemma mantenendo quindi, in linea teorica, quello con le chiavi petrine.
Affrontando per prima la questione della validità canonica ci viene in soccorso lo stesso codice della Chiesa.
Il Codice di diritto canonico, o Codex Iuris Canonici, del 1983, al Libro II “Il popolo di Dio”, parte seconda “La suprema autorità della Chiesa”, capitolo I “Il Romano Pontefice e il Collegio dei Vescovi”, contempla la rinuncia all’ufficio di romano pontefice.
« Can. 332 – §2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti.» Inoltre negli articoli 1 e 3 della costituzione apostolica del 1996 Universi Dominicis Gregis, sulla vacanza della Santa Sede, è prevista del resto la possibilità che la vacanza della Sede apostolica sia determinata non solo dalla morte del Papa, ma anche dalla sua valida rinuncia.
Si ritiene che alla rinuncia pontificale siano applicabili anche i canoni 187-189 del Libro I “Norme generali” , parte IX “Gli uffici ecclesiastici”, capitolo IX “la rinuncia” del Codice di diritto Canonico, che disciplina in generale la rinuncia agli uffici canonici che recitano:
« Can. 187. Chiunque è responsabile dei suoi atti può per giusta causa rinunciare all’ufficio ecclesiastico. »
« Can. 189 – §1. La rinuncia, perché abbia valore, sia che necessiti di accettazione o no, deve essere fatta all’autorità alla quale appartiene la provvisione dell’ufficio di cui si tratta, e precisamente per iscritto oppure oralmente di fronte a due testimoni. »
Una disposizione analoga è contenuta al canone 44 – §2 del Codice dei canoni delle Chiese orientali (Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium) che recita:
« Can. 44 – §2. Se capita che il Romano Pontefice rinunci alla sua funzione, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e sia debitamente manifestata; non si richiede invece che sia accettata da qualcuno. »
Si ritiene che alla rinuncia pontificale siano applicabili anche i canoni 187-189 del Libro I “Norme generali” , parte IX “Gli uffici ecclesiastici”, capitolo IX “la rinuncia” del Codice di diritto Canonico, che disciplina in generale la rinuncia agli uffici canonici che recitano:
« Can. 187. Chiunque è responsabile dei suoi atti può per giusta causa rinunciare all’ufficio ecclesiastico. »
« Can. 189 – §1. La rinuncia, perché abbia valore, sia che necessiti di accettazione o no, deve essere fatta all’autorità alla quale appartiene la provvisione dell’ufficio di cui si tratta, e precisamente per iscritto oppure oralmente di fronte a due testimoni. »
La capacità del Papa di rinunciare al suo incarico è quindi espressamente prevista dal codice di diritto canonico e, inoltre, non è un argomento che è stato sollevato per la prima volta dopo la rinuncia di Benedetto XVI:
Già nel 2002, quando Giovanni Paolo II cominciava a mostrare segni evidenti di difficoltà fisiche, l’allora card. Ratzinger aveva affermato che “se la salute peggiora il Papa ha la possibilità di dimettersi”. Nel 2005, in un articolo in cui si rifletteva sulla capacità di governo di Giovanni Paolo II ormai nella fase terminale della sua malattia, si scriveva che «la Chiesa ha il Codice Canonico ma non è pronta ad affrontare l’ipotesi dei due Pontefici viventi». Quindi già in molti erano a conoscenza della possibilità di rinuncia che può esercitare un Papa.
L’unico vincolo resta quindi la libertà con cui il pontefice deve prendere questa decisione. E fugare ogni dubbio ci ha pensato lo stesso Benedetto XVI. Per esempio in una risposta data a una lettera inviatagli dal vaticanista Andrea Tornielli, il papa emerito afferma con decisione che «non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino. Unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa la invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde». La formula usata da Benedetto XVI, che conosceva bene il codice canonico, fu d’altronde così chiara da evitare ogni possibile interpretazione dubbia: « Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato». Inoltre, per mettere ulteriormente le cose in chiaro, in un discorso tenuto nella Sala Clementina, davanti a 144 porporati il 1 marzo 2013, disse esplicitamente «tra voi, tra il collegio cardinalizio, c’è anche il futuro Papa, al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza e obbedienza». Riverenza e obbedienza quindi, nessuna diarchia.
Benedetto XVI da una risposta anche su dubbi più pratici «Il mantenimento dell’abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c’erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l’abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa». La lettera di risposta del papa emerito era inoltre in carta intestata ma senza nessun stemma particolare. In sostanza è chiaro come Benedetto dica chiaramente che sono assurde le speculazioni riguardanti la scelta dell’abito bianco e del nome.
Il papa emerito ha inoltre gestito con intelligenza e sensibilità tutte le situazioni in cui è apparso pubblicamente assieme a papa Francesco sottolineando, anche nei gesti, come non ci sia dubbio alcuno su chi sia il pontefice regnante. A proposito è stata molto bella l’immagine di Benedetto XVI che, durante l’ultimo concistoro, si toglie la papalina in segno di rispetto a Papa Francesco mentre quest’ultimo lo va ad abbracciare.