Australia, cambio ai vertici di governo: via Turnbull, Morrison nuovo primo ministro
Il Partito Liberale ha scelto Scott Morrison, ministro delle Finanze, come nuovo premier: è il settimo degli ultimi undici anni
L’Australia ha un nuovo primo ministro.
Il Partito Liberale ha scelto Scott Morrison, già ministro delle Finanze, come nuovo premier, al termine di un voto interno al partito che lo ha visto superare il principale sfidante, l’ex ministro degli Interni ed ex agente di polizia, Peter Dutton, per 45 voti a 40. Morrison ha sconfitto anche la ministra degli Esteri, Julie Bishop.
Morrison prenderà il posto fino a oggi occupato da Malcolm Turnbull, che aveva perso la maggioranza all’interno del suo partito e aveva accettato il voto interno.
Turnbull ricopre l’incarico di primo ministro dal 2015. Aveva assunto l’incarico sconfiggendo il predecessore Tony Abbott nella cosiddetta “leadership challenge”: in base al meccanismo di voto australiano, chi viene eletto leader del partito di maggioranza, conseguentemente viene scelto anche per ricoprire la carica di primo ministro.
In un primo voto, avvenuto martedì 21 agosto, Dutton era uscito sconfitto contro Turnbull, ma le pressioni sul primo ministro non erano diminuite: una lettera firmata dalla maggioranza dei membri del suo partito ha portato al voto di oggi, da cui è uscito vincente Morrison.
La crisi all’interno del governo era in corso da diversi giorni e già dieci ministri conservatori avevano rassegnato le dimissioni.
Per l’ex leader del Partito Liberale John Henson, intervistato dall’emittente australiana Sbs, la nuova crisi è il risultato di “vendette personali” e non di divergenze politiche.
Morrison sarà il trentesimo primo ministro dell’Australia e il settimo degli ultimi undici anni.
Il primo ministro uscente ha scelto di non contestare il voto. Giovedì 23 agosto, Turnball aveva affermato: “Non ho mai ceduto ai bulli, ma potete immaginare la pressione alla quale sono sottoposte le persone”.
Dopo il voto sulla leadership, Turnbull ha ribadito che lascerà la politica e di conseguenza il suo seggio in parlamento, che tornerà vacante, con il rischio di mettere a repentaglio la maggioranza, di un solo voto, dello schieramento conservatore.