In Australia quasi 26mila armi da fuoco sono state consegnate alla polizia
Dall'1 luglio al 30 settembre, è in vigore un'amnistia nazionale: chi riconsegna le armi detenute illegalmente non rischia il carcere
Migliaia di cittadini australiani hanno consegnato alle autorità quasi 26mila armi da fuoco, durante la prima amnistia nazionale indetta dal governo. La misura intende far fronte all’emergenza dovuta al numero di armi detenute illegalmente nel paese, che ammontano ad almeno 260mila.
L’amnistia, che prevede un periodo di tolleranza fino al 30 settembre 2017 in cui sarà possibile consegnare volontariamente le armi alle autorità senza conseguenze penali, ha lo scopo di limitare il numero di questi strumenti mortali e impedire che il loro commercio possa favorire il terrorismo o il narcotraffico.
In Australia è illegale detenere un’arma non registrata. Chiunque verrà trovato in possesso di una pistola o un fucile non registrati dopo la fine di settembre sarà multato con un’ammenda fino a 280mila dollari australiani, pari a oltre 187mila euro e fino a 14 anni di reclusione.
Il governo di Canberra è soddisfatto del dato annunciato. Il ministro della Giustizia australiano Michael Keenan ha sottolineato il “grande risultato” di questa campagna, che renderà il paese più sicuro.
Secondo le autorità di polizia, le migliaia di armi da fuoco illegali in circolazione nel paese rappresentano un vero e proprio arsenale a cui attingere per le organizzazioni criminali e per i potenziali terroristi.
Keenan ha citato l’esempio di Man Haron Monis, nato Mohammed Hassan Manteghi Borujer, il cittadino australiano di origine iraniana che per 17 ore, tra il 15 e il 16 dicembre 2014, prese in ostaggio 18 persone al Lindt Chocolate Café nel quartiere di Martin Place a Sidney.
Monis utilizzò un’arma non registrata in occasione di quell’assedio, entrata in Australia negli anni Cinquanta. I fatti si risolsero con la morte dell’attentatore e di due ostaggi.
Non è la prima volta che le autorità australiane decidono di indire un’amnistia per i detentori illegali di armi da fuoco. La campagna del governo di Canberra contro la diffusione della violenza e le armi da fuoco illegali ha portato al ritiro di oltre 634mila armi tra il 1996 e il 1997.
La stretta delle autorità sulle leggi in materia fu decisa per rispondere alla peggiore sparatoria di massa avvenuta in Australia, quella di Port Arthur, in Tasmania, in cui morirono 35 persone tra 28 e il 29 aprile 1996. La strage portò anche a un divieto di vendere armi semiautomatiche e automatiche in Australia.