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“Rilasciate subito Zaky, l’Europa si mobiliti”: l’appello del presidente David Sassoli | VIDEO

Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha voluto sollecitare la necessità una immediata risoluzione del caso con l'intervento della diplomazia internazionale

 

 

L’appello del presidente David Sassoli per il rilascio di Patrick Zaky

L’attenzione sul caso di Patrick Zaky, lo studente dell’università di Bologna arrestato in Egitto, resta alta e riesce ad assumere toni internazionali.

Se per ora lo Stato italiano ha dimostrato scarso interesse nei riguardi delle sorti del promettente studente del master Gemma, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha voluto sollecitare la necessità una immediata risoluzione del caso con l’intervento della diplomazia internazionale.

“Sento il dovere di porre alla vostra attenzione la vicenda di Patrick Zaky. Voglio ricordare alle autorità egiziane che l’Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili come ribadiamo in tutte le nostre risoluzioni e chiedo che Zaky venga immediatamente rilasciato e restituito ai suoi cari”, ha detto il presidente David Sassoli durante una conferenza stampa.

“L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell mi ha assicurato che lunedì prossimo al Consiglio affari esteri la questione verrà sollevata. Ci teniamo molto, abbiamo a che fare con una ennesima vicenda di violenza nei confronti di un ragazzo che viveva in Italia residente a Bologna che è tornato in Egitto e che in maniera violenta è stato prelevato dalla polizia e Amnesty International sostiene che sia stato anche torturato”, ha aggiunto Sassoli.

“Io penso che tutti i Paesi farebbero bene ad ascoltare l’Ue”, ha poi replicato alla domanda se confida sul fatto che l’Egitto ascolterà quanto appena detto.

Intanto in Italia gli studenti universitari di tutta Italia stanno dimostrando di non voler rinunciare a questa causa, manifestando da nord a Sud in difesa di Patrick.

Reazioni arrivano anche dalla Conferenza dei Rettori Italiani che registra con preoccupazione le notizie relative all’arresto dello studente universitario di nazionalità egiziana.

In ragione di ciò la Crui “si mantiene in costante contatto con le Associazioni rappresentative delle realtà universitarie europee ed extraeuropee nonché con il Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica e con il Ministero degli Affari Esteri, di cui sollecita e segue le concrete iniziative già in atto a tutela dei valori di civiltà che costituiscono il proprium della vita universitaria”.

“L’Europa si deve muovere, Patrick è un nostro studente, ma anche uno studente Erasmus: mobilitiamoci tutti”. In un’intervista La Repubblica, lo stesso rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini, parla di Patrick George Zaky, commentando le parole del presidente Sassoli.

“Quello di Sassoli è un passo importante – premette il rettore – Oltre al governo italiano ci rivolgiamo alla Commissione europea affinché faccia tutto il possibile per riaverlo a studiare da noi. Un appello che chiediamo a tutte le università di condividere: occorre mantenere l’attenzione alta per favorire un epilogo rapido e positivo. Anche se ero via sono stato in contatto con il ministro dell’Università e Ricerca Manfredi sin dai primi momenti. Abbiamo attivato un gruppo di crisi per mantenere le relazioni con la Farnesina. A Bologna insieme al sindaco, su proposta degli studenti, promuoveremo una grande marcia di solidarietà. Non ci fermeremo”.

Il governo egiziano ha ribadito che Patrick non è italiano? “Ma è anche membro della nostra comunità – sottolinea Ubertini – che è coesa su quello che recita il nostro statuto: valore preminente è il rispetto dei diritti fondamentali della persona, che ci impegniamo a promuovere e a tutelare”.

“La morte di Giulio Regeni ci ha toccati nel profondo ed è un caso per cui aspettiamo ancora giustizia – ricorda il rettore – Ma non ravviso nessun legame, in base alle mie informazioni, con la vicenda di Patrick, non ci risulta si conoscessero, lo ha dichiarato anche la famiglia: emotivamente i due casi si associano ma razionalmente dobbiamo cercare di tenerli distinti, credo non giovi neanche a Patrick accomunarli”.

I genitori di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto nel 2016, hanno espresso solidarietà alla famiglia di Patrick.

“Siamo empaticamente vicini ai familiari e agli amici di Patrick George Zaky dei quali comprendiamo l’angoscia e il dolore”, proseguono Paola e Claudio Regeni. “Noi sappiamo di cosa è capace la paranoica ferocia egiziana: sparizioni forzate, arresti arbitrari, torture, confessioni inverosimili estorte con la violenza, depistaggi, minacce. Il tutto con la complicità ipocrita di governi e istituzioni che non voglio rompere l’amicizia con questo paese”.

 

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