100 giorni alle elezioni tedesche
La Germania si prepara al voto: gli scenari
Da venerdì siamo entrati negli ultimi cento giorni della campagna elettorale tedesca. È iniziato il conto alla rovescia che ci porterà all’appuntamento politico dell’anno: le elezioni federali del 22 settembre. Tutto il mondo guarda a Berlino con un misto di interesse, curiosità, speranza, diffidenza e un po’ di preoccupazione.
Ma qual è la situazione politica attuale? Chi vincerà le elezioni? Quali sono i temi che stanno maggiormente occupando il dibattitto politico tedesco?
Al momento Angela Merkel è il candidato più forte e parte largamente in vantaggio rispetto allo sfidante Peer Steinbrück. L’Unione (CDU/CSU) è stabilmente al 39-42 per cento dei consensi da diversi mesi. Gli alleati liberali della FDP faticano invece a superare lo sbarramento del 5 per cento: i principali sondaggi li danno al 4-5 per cento. Sul fronte progressista la SPD è ferma al 25-27 per cento. I Verdi, gli alleati dei socialdemocratici, sono al 14-15. L’estrema sinistra, Die Linke, è quotata al 6-7. Resterebbero fuori dal Bundestag sia i Pirati sia gli euroscettici di Alternative für Deutschland, entrambi al 2-3 per cento.
Se si dovessero confermare questi dati le uniche due coalizioni possibili sarebbero una Grande Coalizione, la terza della storia della Repubblica Federale, o un’improbabile alleanza nero-verde tra Unione (CDU/CSU) e ambientalisti (Verdi).
Il fattore che potrebbe stravolgere questi due scenari è una eventuale ripresa dei liberali (FDP). Qualora dovessero riuscire ad entrare nel Bundestag, anche solo per un pugno di voti, molto probabilmente permetterebbero all’attuale maggioranza di essere confermata e di proseguire l’avventura alla guida della Germania. Tutto si gioca intorno al risultato della FDP.
Il mensile Cicero, in un numero speciale sulle imminenti elezioni, ha analizzato tutte le possibili coalizioni di governo. Secondo quanto riportato dalla rivista di orientamento conservatore una Grande Coalizione potrebbe non essere guidata da Angela Merkel, ma dall’attuale Ministra del Lavoro Ursula von der Leyen. Ipotesi forse remota, ma non del tutto peregrina. Certo è che se Merkel dovesse portare l’Unione ad essere largamente il primo partito, è difficile pensare che non sia l’attuale Cancelliera a guidare il nuovo governo di Berlino. In realtà, stando agli attuali rapporti di forza, il futuro della Repubblica Federale sembra fortemente legato ad Angela Merkel.
C’è, infine, uno scenario che deve essere preso in considerazione, ovvero l’Unione (con FDP fuori dal Parlamento) da una parte ed SPD e Verdi dall’altra, sostanzialmente in parità ma con una leggera prevalenza del centro-sinistra. È uno scenario improbabile ma che potrebbe ripetere ciò che è avvenuto in Bassa Sassonia a gennaio, dove il centro-sinistra ha ottenuto gli stessi voti del centrodestra, ma un seggio in più nel Parlamento regionale. È evidentemente la soluzione più temuta da Angela Merkel.
Quanto ai temi che stanno occupando il dibattito politico tedesco, ci sono principalmente questioni di politica interna.
Prima di tutto il crescente sentimento di ingiustizia sociale che avvertono numerosi cittadini tedeschi. La Germania è sì un Paese in costante crescita economica, ma anche dalle forti disparità sociali. Uno degli effetti è l’assottigliarsi del cosiddetto ceto medio. A tal proposito, Peer Steinbrück, candidato della SPD, in un articolo sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung ha voluto sottolineare come il programma di aumento delle tasse previsto dalla sua coalizione non è certo a danno del ceto medio, quanto finalizzato ad una maggiore equità sociale.
Altro tema estremamente delicato è la politica per la famiglia. La Germania ha uno degli indici di natalità tra i bassi al mondo e la seconda popolazione più vecchia. Nonostante una politica estremamente dispendiosa, non si vedono risultati confortanti su questo fronte.
Argomento di forti divisioni politica è, poi, la politica energetica, stravolta dall’improvvisa decisione del governo Merkel di tornare sui propri passi e prevedendo un abbandono del nucleare entro il 2022. Le emergenze da fronteggiare sono la ricerca di nuove fonti energetiche e l’aumento dei prezzi.
Anche una riforma del sistema pensionistico è all’ordine del giorno dell’agenda politica tedesca. Si valuta, tra le ipotesi in campo, la possibilità di lavorare fino a 70 anni.
Non mancano questioni di politica estera. In primis il ruolo della Germania in Europa e il futuro dell’Euro. Berlino continuerà a chiedere ai partners europei riforme, rigore e responsabilità. Chiunque governerà dal prossimo autunno la politica europea di Berlino non subirà stravolgimenti. L’Euro, in realtà, non è discussione, anche se c’è una fetta della società tedesca che sembra aver molta nostalgia del Marco. Dopo il 22 settembre, l’intera Europa può forse augurarsi che la Germania prenda in mano le sorti del Vecchio Continente e proponga una via d’uscita definitiva dalla crisi, come si augura il The Economist di questa settimana. Tuttavia è probabile che non ci sia una vera e propria alternativa alla politica di austerità imposta dalla Germania, come ricordato da Roberto Perrotti su Il Sole 24 Ore.