“Studente muore dopo aver mangiato un piatto di spaghetti”: cosa c’è dietro il video da 4 milioni di visualizzazioni
Un video del 21 gennaio 2019 che “romanza” la morte di un ragazzo di 20 anni. La (non) notizia: studente muore in sole 10 ore dopo aver mangiato un piatto di spaghetti.
In queste ore diversi media hanno ripreso lo “strano caso” dello giovane belga ucciso da un piatto di pasta.
Ma, tranquilli, non c’è nulla di “strano” nel caso clinico: si tratta di una (purtroppo) “normale” morte da intossicazione alimentare causata da un batterio. Nessun nuovo microrganismo letale arrivato nelle nostre case, quindi.
A rendere realmente “strana” la (non) notizia il fatto che il caso sia stato pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Microbiology nell’ormai lontano 2011 e analizzava, a livello scientifico, quanto realmente accaduto nell’ancor più lontano 2008 a un giovane belga.
È bastato, però, un nuovo video pubblicato su YouTube, per far urlare alla “spaventosa novità”.
Effettivamente, come spiega El Paìs, il video è perfetto dal punto di vista della vitalità: un caso limite, un ritmo da film thriller, un documentario “sensazionale”. Il risultato? Quasi 4 milioni di visite e un impatto mediatico che nessuna campagna sulla sicurezza alimentare è mai riuscita a raggiungere.
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Il problema, quindi, è tutto nel titolo e nell’uso mediatico che è stato fatto del caso clinico prima e del video poi: lo studente, è vero, è morto dopo aver mangiato un piatto di spaghetti.
Piatto, però, che era stato lasciato per ben 5 giorni fuori dal frigorifero, a temperatura ambienta, facendo così proliferare il batterio killer.
Il video, quindi, è nato con un intento chiaro: sensibilizzare la popolazione sul corretta conservazione degli alimenti. Il tilt, però, è scattato in pochi istanti: gli utenti, e purtroppo molti giornalisti, non si sono soffermati sulla campagna ma hanno dato solo risalto alla (non) notizia.
Il risultato? Quello che El Paìs spiega così: “Dalla sicurezza alimentare si è passato, in un attimo, all’allerta alimentare”.