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Strappato alla morte con un duplice trapianto

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Un ragazzo affetto da una grave malattia, un intervento chirurgico per sostituire polmoni e fegato. Venti ore sotto i ferri e il lavoro di tanti professionisti con un lieto fine per nulla scontato. L’importanza di donare per restituire vita alla Vita.

Articolo pubblicato da StradeNuove.net

Finché hai una storia da raccontare sei vivo. E questa è la storia di un ragazzo di sedici anni, di più di quaranta professionisti, di una mamma che crede ai miracoli ma soprattutto di una vita che torna alla Vita.

Tutto ha inizio più di un anno fa quando un adolescente, lo chiameremo Francesco (nome di fantasia, n.d.r.), affetto da Fibrosi cistica, una malattia genetica che colpisce i polmoni e meno frequentemente, come invece è accaduto a lui, altri organi come il fegato e il pancreas, arriva all’ospedale Bambino Gesù di Roma. La sua malattia è già in fase avanzata e quando si aggrava l’unica cura possibile è il trapianto, di uno o più organi.

Dal 2016 Francesco è seguito dai medici del Centro Fibrosi Cistica di Napoli, ma a causa del progressivo peggioramento delle sue condizioni non resta che rivolgersi al Centro Fibrosi Cistica del Bambino Gesù, perché per lui bisogna mettere in atto un programma di trapianto. La sua malattia ha provocato una grave insufficienza respiratoria e danneggiato irreversibilmente anche il fegato, tanto che Francesco nel marzo scorso viene obbligatoriamente inserito nella lista di attesa per un trapianto combinato di polmoni e fegato.

I medici sanno bene che una delle principali complessità di questo tipo di intervento sta proprio nella scarsa disponibilità di donatori che abbiano delle caratteristiche immunologiche e dimensionali degli organi tali da permettere il prelievo contemporaneo di polmoni e fegato. L’attesa del trapianto per il sedicenne si prospetta perciò alquanto lunga. In questa attesa le sue condizioni respiratorie però peggiorano progressivamente. Così alla fine di settembre del 2021, Francesco viene ricoverato con urgenza in terapia intensiva, intubato e con ventilazione meccanica.

Le condizioni del ragazzo diventano sempre più critiche, ma a un certo momento – come spesso accade nella vita – , qualcosa cambia: si è reso disponibile un donatore idoneo al prelievo sia dei polmoni che del fegato. In questi casi non ci pensa su due volte e muoversi prontamente diventa condizione necessaria. Parte così la complessa macchina che aziona un grande lavoro di squadra: grazie all’efficace sistema del Centro Nazionale Trapianti e dei Coordinamenti Regionali che gestiscono la rete italiana per i trapianti, due équipe del Bambino Gesù possono recarsi tempestivamente nell’ospedale del donatore per prelevare gli organi. Intanto nell’Ospedale della Santa Sede, nella sala operatoria della Cardiochirurgia, è già iniziato l’intervento di trapianto: sono stati rimossi i polmoni malati, Francesco è stato messo in circolazione extracorporea – questo è possibile perché esiste una macchina cuore-polmoni che ne sostituisce temporaneamente le funzioni – e poi gli sono stati impiantati i nuovi polmoni che nel frattempo erano arrivati a Roma. Ripresa la funzione dei polmoni e del cuore, è stata interrotta la circolazione extracorporea e realizzato il trapianto del fegato.

A raccontarla così sembra facile, ma cosa accade veramente in quel tempo sospeso, fatto di precisione, di tecnica, di mani e teste che lavorano all’unisono, di speranza… Ecco quel tempo in questa storia occupa lo spazio di una maratona con un intervento di 22 ore, a cui vanno aggiunte anche le procedure di prelievo effettuate nell’ospedale del donatore, per un totale di 36 ore in cui la corsa contro il tempo serve a dire alla morte: qui non ti vogliamo, ci siamo noi e lavoriamo in salute e in malattia. Perché il passaggio di un immaginario tedoforo serve tenere accesa una vita, serve a illuminare la speranza e non far sentire la fatica alle diverse équipe chirurgiche, come sempre avviene quando si tratta di gestire casi complessi, coinvolte nella straordinarietà di un’impresa.

Quella di cardiochirurghi, chirurghi del trapianto di fegato, cardioanestesisti e cardiorianimatori, anestesisti e rianimatori del trapianto di fegato, pneumologi, pediatri, epatologi, cardiologi, strumentisti della cardiochirurgia e del trapianto di fegato, infermieri del coordinamento trapianti, personale infermieristico della rianimazione cardiochirurgica, tecnici di radiologia e radiologi, tecnici di laboratorio e biologi, autisti e operatori socio sanitari. Più di quaranta professionisti che si muovono, ognuno per la propria parte, in tempi diversi, stabiliti da un cronoprogramma che non contempla errori. È così che diventano un’orchestra che suona all’unisono, e mentre operano magari pensano che in fondo questo è solo il loro lavoro e che come sempre dovranno farlo al meglio. In questo si annida l’imponderabile straordinarietà di una scelta di normalità.  Ma oltre c’è anche la complessità organizzativa e la necessità di disporre di tante diverse competenze pediatriche. Senza contare l’altro aspetto critico dell’intervento eseguito, dato proprio dalla sua lunga durata e dalla necessità di preservare, di mantenere “vivi” gli organi in attesa di essere trapiantati: il fegato, infatti, deve attendere che venga ultimato il trapianto dei polmoni.

Per ottimizzarne la riuscita è stato inoltre utilizzato anche il sistema di perfusione extracorporea del fegato (una tecnica che permette di prolungare i tempi di ischemia, cioè l’intervallo durante il quale l’organo rimane al di fuori dell’organismo, migliorando la conservazione dell’organo stesso) che lo ha mantenuto “vitale” sino al termine della procedura toracica.  E finalmente si conclude il primo trapianto combinato di polmoni e fegato eseguito interamente dagli specialisti del Bambino Gesù. Ma ancora non è finita…

Francesco successivamente viene trasferito nella rianimazione cardiochirurgica e in seguito presso il reparto di Fibrosi cistica: ci sono voluti 54 giorni dopo il trapianto perché finalmente Francesco ritorni a casa. E Napoli i suoi “figli” migliori non può che accoglierli a suon di fuochi d’artificio: luci, colori e un’esplosione di gioia. È Natale 2021! Sono ormai passati più di due mesi dal quel giorno di ottobre in cui alla morte è stato detto: No, oggi qui non c’è posto per te… Una vittoria della vita, un dono a Francesco.

Mentre la sua mamma racconta “Oggi posso dire che i miracoli esistono. A Natale 2020 iniziavamo il percorso al Bambino Gesù con l’unica, ma incerta, prospettiva di un trapianto per salvare la vita di mio figlio. Averlo oggi a casa con me è il regalo di Natale più grande e inaspettato. Desidero ringraziare tutti i medici e gli operatori del Bambino Gesù per la loro professionalità e umanità e, soprattutto, per aver creduto con noi, e a volte più di noi, che mio figlio potesse tornare a vivere».

Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù sottolinea però che: «Nessuno dei risultati eccezionali conseguiti e di cui siamo davvero fieri sarebbe mai possibile senza la generosità dei donatori e delle loro famiglie, chiamati alla più altruistica delle scelte nel momento più profondo della sofferenza personale. La loro disponibilità è l’elemento indispensabile per l’attività di trapianto di organi che in Italia ogni anno cura più di tremila pazienti».

E a noi non resta che dire: Forza Francesco, lottiamo con te!

Leggi l’articolo originale su Stradenuove.net
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