Spazio, individuato un segnale da una galassia lontana: “batte come un cuore”
Un segnale regolare che lampeggia come il battito di un cuore. Ogni 0,2 secondi un’esplosione di energia. È un lampo di onde radio che proviene da una galassia lontanissima, distante miliardi di anni luce dal pianeta Terra. Questi lampi radio veloci – in inglese: fast radio burst, Frb – sono intensi lampi di onde radio che, solitamente, durano pochi millisecondi. Da dove provenga questo segnale non si sa. La sorgente è ancora un mistero. Gli astronomi del Massachusetts Institute of Technology (Mit) sospettano possa provenire da una pulsar o da una magnetar: sono entrambe stelle di neutroni. Questi sono mantenuti insieme dalla forza di gravità. Sono densi nuclei collassati di stelle giganti in rapida rotazione. È ciò che rimane di alcune stelle in seguito all’esplosione come supernove.
Il segnale è stato rilevato il 21 dicembre 2019 dal radiotelescopio interferometrico Chime (Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment) e la scoperta è stata pubblicata su Nature. È il più lungo mai registrato: circa tre secondi. Di mille volte superiore alla media. È stato rinominato FRB20191221A. Le sequenze di onde radio – che sono elettromagnetiche – provengono dall’esterno della Via Lattea, per qualche millisecondo prendono la forma di segnali luminosi e poi scompaiono. Questa volta, però, si sono manifestate in modo ripetitivo e regolare. Il primo Frb è stato individuato nel 2007. L’energia dei lampi radio veloci – paragonabile a quella prodotta dal sole in un giorno – è tale da generare un’esplosione di luce visibile a distanze cosmologiche.
“Non ci sono molti oggetti nell’universo che emettono segnali così regolari. Esempi che conosciamo nella nostra galassia sono le radio pulsar (stelle di neutroni che sembrano pulsare mentre ruotano su loro stesse e che emettono lampi radio) e le magnetar (stelle di neutroni i cui lampi radio sono dovuti a campi magnetici molto intensi)” – ha spiegato Daniele Michilli, l’astronomo italiano postdoc al Kavli Institute for Astrophysics and Space Research del Mit – Pensiamo quindi che il segnale provenga proprio da uno di questi oggetti, ma estremamente più luminoso di quelli a noi noti”.