È stato scoperto il più antico tatuaggio del mondo su una mummia di 5mila anni fa
La scoperta del tatuaggio è avvenuta al British Museum di Londra, dove si trovava la mummia da più di cento anni, conservata in ottime condizioni
Gli scienziati hanno scoperto il tatuaggio più antico del mondo, nascosto su un’antica mummia egizia che è stata esposta al pubblico al British Museum nel corso degli ultimi 100 anni.
La notizia è stata diffusa giovedì primo marzo 2018 dal Journal of Archaeological Science.
Per tutti questi anni il tatuaggio era stato scambiato per una macchia scura sul braccio destro della mummia, magari dovuta all’invecchiamento, dagli accademici e dai visitatori del museo.
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Ma recentemente le nuove tecnologie a infrarossi hanno rivelato che i segni corrispondono in realtà a tatuaggi raffiguranti due animali: un toro selvatico gigante e una creatura simile a una capra selvatica del Nord Africa.
È stato ipotizzato che simili disegni venissero impressi sulla pelle degli uomini per indicare forza e potenza maschile, dal momento che entrambi gli animali rappresentavano un simbolo di virilità, e dunque quello appena scoperto risulta il primo tatuaggio realizzato come forma d’arte figurativa.
Secondo gli scienziati che hanno analizzato la mummia, il tatuaggio è stato fatto sul braccio dell’uomo circa 5200 anni fa quindi, insieme all’uomo europeo dell’Età del Rame, che si era conservato in un ghiacciaio delle Alpi, l’antica mummia egizia corrisponde al più antico individuo tatuato mai scoperto.
Dopo aver effettuato le analisi, si è ipotizzato che il tatuaggio sia stato realizzato con un pigmento a base di carbonio, probabilmente una fuliggine.
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Il toro ritratto sul braccio dell’uomo rappresenta una specie di animali ormai estinta, chiamata uri, che in epoche antiche erano temuti, ammirati e venerati: nell’antico Egitto, infatti, esistevano tre divinità-tori, che simboleggiavano la fertilità o la guerra.
L’altro animale è un ammotrago, simile a un muflone, ed era associato alla virilità e alla sessualità maschile. Anche per simboleggiare la procreazione e la fertilità c’erano tre divinità-capre nell’antico Egitto.
E sebbene l’uomo tatuato appartenga a un’epoca precedente alla scrittura geroglifica, e dunque non si possano conoscere con certezza le sue credenze, è probabile che le mitologie documentate in seguito abbiano avuto le loro radici nella sua era, se non prima.
Il British Museum ha scoperto dei tatuaggi anche su un’altra mummia risalente allo stesso periodo, quella di una donna. I suoi tatuaggi sono compost da una serie di piccoli segni a forma di S sulla sua spalla destra e da una linea con l’estremità superiore leggermente curva sul suo braccio destro. Il disegno, più astratto, indicava autorità.
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Entrambi i corpi si sono mummificati naturalmente nel tempo, grazie all’estrema secchezza del clima.
In Egitto, in Canada e in Italia ci sono altri 14 corpi naturalmente mummificati che, a partire da questa scoperta, verranno analizzati con i raggi infrarossi per trovare altri tatuaggi e studiarne il significato.
La scoperta del British Museum ha rivelato che i tatuaggi erano un fenomeno globale nell’antichità, come lo sono in tempi moderni. E nonostante la mummia egizia e l’uomo europeo siano i più antichi uomini tatuati conosciuti, è probabile che l’invenzione del tatuaggio fosse stata fatta ancora prima in altre località.
Per esempio in Giappone, grazie alle informazioni sulle statuette di ceramica, si può supporre che i tatuaggi esistero già 12mila anni fa.
Sicuramente in Cina la pratica era conosciuta più di 4mila anni fa, mentre in Sud America è stata scoperta almeno 1500 anni fa.
Ci sono addirittura dei segni su alcune statuette dell’Età della Pietra risalenti a 40mila anni fa che potrebbero rappresentare dei tatuaggi.
Le mummie furono originariamente trovate più di 100 anni fa in un antico cimitero egiziano predinastico, a Gebelein, nel sud dell’Egitto.