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Risposta alla lettera di Luigi Godi (Philip Morris Italia): i prodotti a tabacco riscaldato in Italia

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TPI riceve e pubblica la risposta di Silvano Gallus, ricercatore a capo del laboratorio di epidemiologia degli stili di vita dell’Istituto per le ricerche farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano

Non sono solito rispondere a rappresentanti dell’industria del tabacco o suoi affiliati, perché non voglio che un dibattito scientifico venga trasformato in uno strumento di marketing. Faccio oggi un’eccezione, per chiarire una volta per tutte alcuni aspetti messi in discussione dal Dott. Godi.

Parliamo dell’Italia e ci limitiamo ai prodotti a tabacco riscaldato. Il Dott. Godi sottolinea come “negli ultimi anni vi sia stata una riduzione rilevante del consumo di sigarette tradizionali, in parte significativa sostituite con prodotti da inalazione senza combustione”. Il Dott. Godi dimentica però che in Italia le vendite di tabacco stanno diminuendo da alcuni decenni. Come è possibile vedere chiaramente dalla Figura 1, se prendiamo in esame il periodo 2010-2015, quando non erano disponibili i prodotti a tabacco riscaldato, le vendite annue di tabacco tradizionale in Italia sono diminuite da 91.600 tonnellate a 79.900 tonnellate (11.700 tonnellate in meno).

Nel periodo 2015-2020, in presenza della commercializzazione di prodotti a tabacco riscaldato, la diminuzione degli stessi prodotti ti tabacco tradizionale è stata minore, essendo passata da 79.900 a 70.100 tonnellate (9.800 tonnellate in meno). Se andiamo a considerare anche i prodotti a tabacco riscaldato, oggi non siamo neppure più in presenza di un calo delle vendite dei prodotti di tabacco. Come si può affermare che i nuovi prodotti rappresentano un vantaggio per la salute se si rallenta la diminuzione dei consumi di prodotti di tabacco tradizionali fino ad azzerare la decrescita con l’aggiunta dei nuovi prodotti?

Abbiamo recentemente pubblicato le tendenze della prevalenza di fumo in Italia tra il 1957 e il 2019. I dati sulla prevalenza confermano quelli delle vendite: la disponibilità dei nuovi prodotti a tabacco riscaldato ha determinato un arresto nella riduzione della prevalenza del fumo in Italia, che si osservava da decenni. Per la prima volta da fine anni ‘50 abbiamo addirittura osservato un aumento degli italiani che inalano nicotina proprio in concomitanza con la diffusione dei prodotti a tabacco riscaldato.

Il Dott. Godi spiega che sono pochi gli adulti ad aver iniziato con i prodotti a tabacco riscaldato. Peccato che il Dott. Godi prende in considerazione studi dove la maggioranza degli adulti considerati ha iniziato l’assunzione di nicotina ben prima che i prodotti a tabacco riscaldato fossero in commercio. Per vedere l’effetto sull’iniziazione al fumo bisogna osservare i giovani. L’ultimo rapporto ESPAD relativo al 2019 mostra come ormai la maggior parte degli adolescenti in Europa inizia ad assumere nicotina proprio usando sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato.

Finora, abbiamo avuto a disposizione in Italia soltanto dati provenienti da studi ecologici o studi trasversali per indagare il ruolo di prodotti a tabacco riscaldato sul controllo del tabagismo. Il Dott. Godi sa bene che il disegno di studio ideale per rispondere a questo genere di quesiti è uno studio di coorte prospettico. Ebbene, noi ne abbiamo condotto uno in Italia in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità su 3150 italiani seguiti per più di 6 mesi. I risultati sono molto chiari e convincenti: consumare sigaretta a tabacco riscaldato aumenta il rischio di iniziare a fumare sigarette tradizionali in coloro che non hanno mai fumato, aumenta il rischio di ricominciare a fumare sigarette tradizionali negli ex-fumatori e sembra persino diminuire il rischio di smettere nei fumatori di sigarette tradizionali.

Non abbiamo alcun pregiudizio. Dai nostri studi indipendenti da qualsiasi interesse commerciale siamo in grado di asserire che, almeno in Italia, i rischi associati ai prodotti a tabacco riscaldato superano di gran lunga i benefici.

Silvano Gallus

Head, Laboratory of Lifestyle Epidemiology – Department of Environmental Health Sciences

Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS

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