I topi possono guidare: le straordinarie immagini dell’esperimento (riuscito) della Richmond University
La scoperta grazie a una ricerca portata avanti dal team della neuroscienziata Kelly Lambert alla Richmond University
Ratti che guidano: l’esperimento (riuscito) dell’università americana
Chi l’ha detto che i ratti non sanno guidare? Basta dargli delle automobili delle giuste dimensioni. A fare la sorprendente scoperta un gruppo di ricercatori della Richmond University, negli States, guidati dalla neuroscienziata Kelly Lambert. È lei ad essersi chiesta se, sfruttando le loro potenzialità a livello di memoria e creatività, i topi sarebbero riusciti a spostarsi da una parte all’altra di una stanza dentro un veicolo. E l’esperimento è riuscito.
La “macchina” costruita dai ricercatori è composta da un piccolo abitacolo ricavato da un contenitore in plastica per alimenti, una base in alluminio dove sono state attaccate delle ruote collegate con delle barre di rame che fungono da volante. Una volta inserito dentro, il ratto toccava le barre di rame dalla superficie di alluminio e riusciva ad attivare il circuito elettrico che permetteva al piccolo veicolo di muoversi. Toccando poi la barra centrale il topo direzionava l’automobile in avanti, mentre toccando quelle laterali permetteva al veicolo di spostarsi a destra e sinistra. Coinvolti in questo esperimento rivoluzionario un totale di 17 ratti, 11 maschi e 6 femmine, i quali hanno dunque “guidato” all’interno di una stanza di 4 metri quadrati.
Lo stimolo per spostarsi i topi lo ricevevano dal cibo che i ricercatori posizionavano di volta in volta lungo le pareti a mò di ricompensa. Se all’inizio queste ricompense venivano collocate a poca distanza dal ratto, pian piano per i piccoli esemplari di roditori il tragitto da percorrere diventava più lungo e difficile. L’obiettivo, infatti, era quello di stimolare sempre più – e sempre meglio – la loro creatività e capacità di direzionare la macchina. Alcuni ratti, i più “svegli”, hanno imparato da soli a sterzare e raggiungere la ricompensa con il tragitto più breve.
Analizzando le loro produzioni ormonali, la Lambert e il suo team si sono poi resi conto che i topi diventavano sempre più rilassati man mano che prendevano confidenza con il mezzo, proprio come gli esseri umani che vedono abbassarsi i loro livelli di stress quando percepiscono la loro “autoefficacia”.
In effetti è proprio questo l’obiettivo dello studio della Richmond University: comprendere in che modo il cervello si adatta e reagisce alle sfide e, se messo in relazione a malattie neurodegenerative come il Parkinson, lo studio può essere di grande importanza per comprendere l’origine di queste patologie. Lo studio della Lambert, infatti, proseguirà per cercare di comprendere quali aree del cervello dei ratti si attiva quando devono apprendere una cosa nuova.