Perché il terremoto nelle Marche non c’entra nulla con le trivellazioni per l’estrazione di gas
L’ipotesi che il sisma che questa mattina ha svegliato il Centro Italia sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi è “da escludere”: fugano ogni dubbio di una possibile correlazione le parole di Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche. Il terremoto di questa mattina, “uno dei più forti avvenuti in quell’area dal Novecento”, è “un evento che possiamo considerare normale per la nostra regione”. Quella fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche.
Ci sono diverse faglie che – secondo Farabollini – possono produrre “terremoti di magnitudo massima stimata di 6 a differenza delle faglie appenniniche dove si possono produrre sismi fino a magnitudo 7”. Le trivellazioni avvengono inoltre a una profondità di 3-4 chilometri, spiegano gli esperti dell’Ingv, mentre il terremoto di oggi ha l’ipocentro a 7 chilometri di profondità. Soprattutto in quella zona – come ricorda il sismologo Amato – la placca Adriatica si insinua sotto agli Appennini e sotto le Alpi dinariche. “Al suo interno ci sono faglie perpendicolari alla costa che si trovano in compressione”, ricorda il sismologo Amato. Eleonora Evi, deputata e co-portavoce dei Verdi, ha sollevato un tema diverso su Twitter, attaccando la linea del governo Meloni di proseguire con le trivellazioni: “Non solo è idea assurda per crisi climatica gravissima in atto ma anche per i potenziali danni ambientali sul piano della sicurezza in una area sismica”. Farabollini ha spiegato ulteriormente che le “la trivellazione di per sé non comporta alcuno scuotimento sismico, sono semmai le attività di estrazione e stoccaggio che possono farlo. A ogni modo, i terremoti legati a queste attività sono di magnitudo più contenuta, generalmente mai oltre 4,5-5 e profondità massime di 3-4 chilometri”.
Per il geologo, “lo scuotimento, in questa zona sismotettonica, porta a un accorciamento delle due falde che si trovano sul sistema di faglia, mentre nell’area appenninica si produce l’effetto opposto: essendo faglie di tipo distensivo, la scossa porta un allontanamento delle due parti. L’effetto è comunque lo stesso, come i cittadini della nostra regione hanno, purtroppo, potuto sperimentare stamattina”.