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Latte e carne di origine bovina aumentano il rischio di ammalarsi di tumore al colon retto: lo studio

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Maggiori rischi di ammalarsi di tumore al colon retto sono associati al consumo di carne e latte di origine bovine: lo afferma uno studio da poco pubblicato su Molecular Oncology, condotto dal German Cancer Research Centre. I ricercatori hanno rilevato alcuni agenti infettivi presenti in questi due alimenti, chiamati chiamati Bovine Meat and Milk Factors (BMMFs), che aumentano le probabilità di sviluppare questo tipo di tumore.

Il BMMF non sarebbe presente all’interno delle stesse masse tumorali, ma nella mucosa adiacente, suggerendo che l’infezione possa essere coinvolta solo nelle prime fasi dello sviluppo della malattia.

La scoperta di agenti infettivi e macrofagi – le cellule del sistema immunitario che combattono il cancro – nelle mucose prive di tumore lascia intendere che in quella zona ci sia stata un’infiammazione cronica, che ha favorito lo sviluppo della malattia. Il 10% dei tumori diagnosticati e non associati al fumo è al colon retto.

Fattori come alimentazione malsana, alcol, obesità e mancanza di attività fisica favoriscono la formazione delle masse tumorali. “In particolare, il consumo di carne rossa è stato associato al rischio di tumore del colon retto in molti studi epidemiologici, mentre non vi è chiara evidenza per il latte”, afferma Carlo La Vecchia, epidemiologo della Università di Milano.

“Tale associazione – prosegue – è stata in genere associata alle componenti nutrizionali della carne rossa. Questo articolo riprende invece l’ipotesi di componenti infettive associate a zoonosi bovine. Se questo fosse un meccanismo importante, le carni rossa suina e caprina non sarebbero associate a rischio elevato. Questa resta comunque una ipotesi, sul piano epidemiologico è difficile distinguere il possibile rischio di carne bovina e suina”.

“Con ulteriori studi, miriamo a stabilire se l’identificazione del tessuto infiammato positivo per BMMF possa essere utilizzata come marker di rischio precoce per il cancro del colon retto e se può offrire nuove opzioni per interventi preventivi e terapeutici”, ha commentato Timo Bund, primo autore dello studio.

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