Come sopravvivere (in tre mosse) a un attacco atomico
Mascherine e occhiali protettivi. Un rifugio sicuro. Tante scorte e un pizzico di fortuna. Ecco come, secondo alcuni esperti, è possibile scampare a un’esplosione nucleare
Nel corso della guerra scatenata contro l’Ucraina, le minacce arrivate dalla Russia di ricorrere ad armi nucleari tattiche sono state oggetto di un ampio dibattito. Mosca, secondo diverse stime, possiede migliaia di questi ordigni atomici – forse la più grande scorta al mondo – che potrebbero essere lanciati in ogni momento. L’impiego delle testate nucleari è d’altronde contemplato anche dalla dottrina militare russa. Di fatti, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto appello al resto del mondo affinché prenda sul serio questa minaccia.
In questo articolo, intendiamo esaminare cosa accadrebbe durante l’esplosione di una bomba atomica tattica, comprese le tre fasi di innesco, detonazione e fall-out radioattivo, e come sopravvivere a una tale deflagrazione e alle sue conseguenze.
Come un nuovo sole
Dopo l’esplosione, nel cielo vedrete comparire improvvisamente un lampo, luminoso quanto il sole (o anche di più). Distogliete velocemente lo sguardo e correte a cercare riparo.
Di colpo, quel bagliore accecante svanisce ma poco dopo segue un nuovo lampo e il tutto si ripete: è il caratteristico “doppio impulso di luce” causato dalla differente velocità di propagazione nello spazio tra la palla di fuoco e l’onda d’urto generate dall’esplosione. In questo momento, l’area circostante è diventata incredibilmente calda e luminosa ed è necessario proteggersi gli occhi per evitare l’ustione delle retine.
L’intensa radiazione termica può anche provocare ustioni cutanee, per lo più attraverso i vestiti. Indossare abiti di colore chiaro o restare al chiuso può aiutare a evitare questo genere di ferite.
In ogni caso, a questo punto avete assorbito significative dosi di radiazioni nucleari invisibili: raggi gamma, raggi X e neutroni. Trovate allora un rifugio per proteggervi dalle peggiori conseguenze dovute all’estremo calore e all’emissione di radiazioni.
Così siete sopravvissuti ai primi secondi di una detonazione nucleare. Questo perché, “per fortuna”, una bomba “tattica” è generalmente più piccola e meno potente di “Little Boy”, l’ordigno sganciato a Hiroshima (che aveva una potenza equivalente a 15 chilotoni di tritolo).
Il fatto che siate riusciti a sopravvivere così a lungo significa che vi trovate abbastanza lontani dall’epicentro dell’esplosione. Ma per superare anche i prossimi secondi, dovrete seguire una serie di altri accorgimenti.
Vento che uccide
Subito dopo infatti arriverà l’onda d’urto. Questa consiste nell’effetto cinetico di sovra-pressione seguito da venti a raffica che dall’epicentro della detonazione viaggiano verso l’esterno, spesso con folate in direzione contraria che tornano verso il punto di origine dell’esplosione.
La propagazione dell’onda d’urto distruggerà o danneggerà tutte le strutture rimaste ancora in piedi entro un certo raggio dall’epicentro, a seconda della potenza della bomba e dell’altezza a cui si è verificata la detonazione.
Ad esempio, il raggio della palla di fuoco prodotta da una bomba da 15 chilotoni (come Little Boy) arriverebbe a circa 100 metri e causerebbe la distruzione completa di tutto ciò che incontra fino a 1,6 chilometri dall’epicentro.
Una bomba da un chilotone – simile all’esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio avvenuta il 4 agosto 2020 nel porto della capitale libanese Beirut – produrrebbe una palla di fuoco con un raggio di circa 50 metri, provocando gravi danni fino a circa 400 metri dall’epicentro.
L’onda d’urto viaggia più veloce della velocità del suono (a circa 343 metri al secondo). Quindi, se vi trovate a un chilometro dall’epicentro, avrete meno di tre secondi per trovare riparo. Se siete a cinque chilometri di distanza, avete meno di 15 secondi.
Dovrete proteggervi dalle radiazioni termiche e nucleari, perché l’esposizione a queste emissioni potrebbe risultare fatale. Tuttavia, dovrete trovare un posto davvero sicuro: non vorrete certo restare schiacciati all’interno di un edificio distrutto dall’onda d’urto provocata dalla detonazione.
Riparatevi al chiuso, preferibilmente in un bunker anti-atomico o in uno scantinato. Se vi trovate in una casa di mattoni o di cemento senza seminterrato, cercate di identificare la zona più solida dell’edificio. Potrebbe trattarsi di un piccolo ambiente ricavato all’interno di un altro al piano terra, come un bagno o una lavanderia delimitata da muri in mattoni.
L’onda d’urto in arrivo si riverbererà sulle pareti interne, sovrapponendosi ai primi effetti dell’esplosione arrivando a raddoppiare la pressione. Evitate il lato dell’edificio più esposto al fronte della detonazione e assicuratevi di restare sdraiati piuttosto che stare in piedi.
Se non trovate una stanza abbastanza protetta, potete sdraiarvi sotto un tavolo molto robusto o accanto (non sotto) un letto o un divano, altrimenti potreste restare schiacciati in caso di crollo di una lastra di cemento del soffitto.
Tenetevi lontani da porte, mobili alti e finestre, perché probabilmente andranno distrutti. In caso di crollo dei muri, potreste sopravvivere in una “sacca” tra le macerie.
Se vi trovate in un condominio, corre verso la scala antincendio al centro dell’edificio. Evitate le strutture in legno, fibrocemento o i prefabbricati perché probabilmente non resteranno in piedi dopo una simile esplosione. E aprite le mascelle quando arriva l’esplosione, in modo che i timpani possano reggere la pressione su entrambi i lati.
Un nemico invisibile
La terza fase è il fall-out: una nuvola di particelle radioattive tossiche prodotte dalla bomba si solleverà durante l’esplosione e verrà depositata a terra dal vento, contaminando tutto ciò che incontra. Tutto questo continuerà per ore dopo l’esplosione, forse per giorni.
Ad esempio, nel corso dei test atomici britannici realizzati tra gli anni Cinquanta e Sessanta a Maralinga, nel deserto del sud dell’Australia, le conseguenze del fall-out sono state chiaramente rilevate in un’area di un chilometro lungo i binari che si estendevano fino a 25 chilometri dall’epicentro dell’esplosione.
Dovete proteggervi dalla caduta di queste particelle o avrete vita breve. Se vi trovate in una struttura stabile come un seminterrato o una scala antincendio, potete ripararvi sul posto per qualche giorno, se necessario. Se invece l’edificio viene distrutto, dovrete spostarvi nella più vicina struttura rimasta ancora in piedi.
Bloccate allora tutte le porte, le finestre e le prese d’aria. Potrete bere acqua solo se proveniente da tubi rimasti intatti dopo l’esplosione e mangiare cibo in scatola soltanto da lattine sigillate.
Per gli spostamenti all’aperto, dovrete utilizzare qualsiasi genere di dispositivo di protezione individuale a vostra disposizione, in particolare le mascherine Fffp2 o anche delle mascherine anti-polvere. Nonostante le armi nucleari tattiche siano progettate principalmente per uccidere la popolazione e distruggere le infrastrutture di un territorio circoscritto, consentono comunque il movimento delle truppe dopo l’esplosione. Il rischio radiologico è significativo, ma dovrebbe comunque consentire ai soldati di sopravvivere abbastanza per continuare a combattere. Un’arma radiologica, d’altronde, aumenterà deliberatamente la dose di radiazioni fino a renderle letali.
Una volta trovato riparo, dovrete procedere alla decontaminazione. Ossia dovrete spogliarvi, lavare accuratamente la pelle, le unghie e i capelli e poi indossare vestiti puliti. Ma la priorità dovrà essere comunque riservata alla cura di qualsiasi genere di ustione grave dovuta alle conseguenze dell’esplosione. A questo punto, si spera che ormai le autorità siano intervenute per i soccorsi e le prime cure mediche.
* L’articolo è stato pubblicato originariamente su TheConversation.com