Cos’è il glifosato, l’erbicida probabilmente cancerogeno più usato al mondo e perché viene impiegato così tanto
L'erbicida è stato inserito dall'Organizzazione mondiale per la sanità nella lista delle sostanze "probabilmente cancerogene"
Il glifosato è un erbicida impiegato in agricoltura dal 1974 prodotto dal gigante Monsanto.
Il prodotto è stato introdotto sul mercato con il nome di Roundup e ha avuto fin da subito una grande diffusione, anche perché uno dei vantaggi di questo pesticida è che alcune coltivazioni geneticamente modificate sono in grado di resistergli.
In questo modo, il glisofato, una volta sparso sui campi, è in grado di eliminare le erbaccia o le piante infestanti risparmiando quelli resistenti che si decide di coltivare.
Grazie all’utilizzo di questo erbicida, l’azienda Monsanto afferma che è possibile aumentare la resa per ettaro delle coltivazioni, oltre a rendere più facile il lavoro dell’agricoltore.
Dalla sua introduzione ne sono state spruzzate sui campi quasi 9 milioni e mezzo di tonnellate e al momento risulta essere l’erbicida più usato al mondo.
Nel 2015, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, Iarc, che fa parte dall’Organizzazione mondiale per la salute, ha inserito il glifosato nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” (gruppo 2A).
L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha espresso un giudizio più rassicurante con una valutazione che ricalca quelle dei produttori del glifosato.
Anche la Commissione europea si è espressa sull’utilizzo del pesticida prodotto dall’azienda Monsanto e ha deciso di confermare il rinnovo dell’autorizzazione per 5 anni.
In seguito, il Parlamento europeo ha incaricato a una commissione speciale lo studio degli effettui del glifosato per accertarne o meno la pericolosità.
In Italia, l’uso del pesticida è regolato dal principio di precauzione. Il glifosato dunque può essere utilizzato, ma rispettando delle forte limitazioni.
La molecola alla base del pesticida è stata sintetizzata negli anni Cinquanta nei laboratori della Cilag. Circa 20 anni dopo,i laboratori della Monsanto hanno scoperto che poteva essere utilizzato come erbicida ad ampio spettro.
L’azienda ha quindi brevettato e commercializzato il prodotto con il nome di Roundup.
La maggiore diffusione del pesticida è stata raggiunta negli anni Novanta in concomitanza con l’introduzione nel mercato delle colture geneticamente modificate resistenti al glifosato, come la soia.
Il brevetto è scaduto nel 2001 e da quel momento il glifosato è stato impiegato da molte aziende nella formulazione di diserbanti utilizzati non solo in agricoltura, ma anche nei prodotti per il giardinaggio così come nella manutenzione del verde.
Il suo utilizzo è stato criticato da numerose associazioni ambientaliste e per i diritti umani, che hanno denunciato l’uso indiscriminato del prodotto su coltivazioni legali, soprattutto nei paesi latinoamericani, l’inquinamento delle falde acquifere, e i danni alla salute.
Il glifosato fu anche impiegato nella Guerra in Vietnam con il nome di “agente arancio”, prodotto anche in questo caso dall’azienda Monsanto, contro i vietcong.
L’11 agosto 2018, per la prima volta una sentenza della Corte californiana ha condannato l’azienda a pagare 289 milioni di dollari di danni ad un uomo che sosteneva che gli erbicidi contenenti glifosato prodotti dall’azienda gli avevano provocato il cancro.
La giuria ha stabilito che la Monsanto sapeva che i suoi diserbanti Roundup e RangerPro erano pericolosi, ma non aveva avvertito i consumatori.
Nel marzo 2019 la multinazionale ha subito una seconda condanna. Una giuria federale Usa ha stabilito che la società agrochimica è responsabile per il cancro che ha colpito un uomo californiano di 70 anni, Edwin Hardeman.
A maggio 2019, tuttavia, l’Agenzia per l’ambiente Usa ha affermato in un documento ufficiale che il glifosato non è cancerogeno.