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Gli effetti del porno sul nostro cervello

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Alcuni studi neurologici e psichiatrici rivelano risultati interessanti sugli effetti della pornografia sul cervello umano

Guardare video porno è un hobby sempre più diffuso, a ogni età e in ogni luogo del mondo, e sempre più culturalmente accettato. Gli scienziati però stanno ancora cercando di capire qual è l’effetto di questo tipo di immagini sui singoli utenti e sulla società in generale.

Nel momento in cui una persona guarda un’immagine erotica, il sistema di ricompensa del cervello si accende. Quest’ultimo è un gruppo di strutture neurali responsabili dell’importanza dell’incentivo, del desiderio e del piacere.

Questo circuito include lo striato ventrale e la corteccia orbitofrontale, entrambi i quali aiutano a generare sensazioni positive quando si fa qualcosa di buono, di piacevole. Il cervello impara, nel tempo, che il porno è un modo affidabile per ottenere sensazioni positive.

Uno studio effettuato nel 2016 tramite risonanza magnetica funzionale durante la visione di immagini porno ha rivelato un’elevata attività nello striato ventrale, suggerendo agli scienziati che stavano osservando il fenomeno, che in quel momento era rilasciata dopamina. La dopamina è un importante neurotrasmettitore prodotto in diverse aree del cervello con una funzione di controllo, tra le altre cose, sul movimento, sulla sensazione di piacere, la ricompensa e i meccanismi di regolazione del sonno.

L’analisi delle abitudini di guardare video porno ha mostrato che molti partecipanti allo studio hanno segnalato sintomi soggettivi di dipendenza da porno. Nel confronto dei dati della risonanza magnetica e dei risultati dell’analisi sulla dipendenza, gli scienziati hanno scoperto che il grado di attivazione dello striato ventrale è correlato con la dipendenza da porno.

In altre parole, le persone che hanno segnalato segni di dipendenza da porno hanno sperimentato un più elevato grado di attività dello striato ventrale durante la visione delle immagini pornografiche.

Anche l’amigdala, una parte del cervello che gestisce le emozioni e in particolar modo la paura, può essere attivata quando si visualizzano materiali pornografici, secondo Mateusz Gola, neuroscienziato dell’Università di San Diego.

Una ricerca del Journal of sexual medicine sulle persone con un comportamento sessuale compulsivo suggerisce che l’aumento dell’attività cerebrale nell’amigdala sono legate al sistema di ricompensa. In particolare la risposta allo stimolo sessuale sembra essere più ampia del normale.

Guardare video porno una volta ogni tanto può o può non avere effetti significativi, ma i ricercatori hanno individuato alcuni motivi di allarme per coloro che lo guardano più frequentemente.

Uno studio del 2017 ha rivelato inoltre che alcuni utenti abituali di video porno possono essere soggetti affetti da disturbo ossessivo-compulsivo o depressione o entrambe le cose.

“Nonostante una forte pressione sociale per giungere rapidamente alla conclusione, dobbiamo essere cauti prima di concludere che l’uso della pornografia è universalmente dannoso o benefico”, si legge in uno studio di Marie-Pier Vaillancourt-Morel dell’Università di Montreal. “Il nostro contributo mostra che i sottogruppi degli utenti di pornografia riferiscono risultati sessuali differenti. La maggior parte del nostro campione era composto da utenti che hanno segnalato effetti positivi compresa una maggiore soddisfazione sessuale”.

Un altro studio psichiatrico ha mostrato che il volume della materia grigia nel caudato destro di una persona ha una correlazione negativa con la quantità di immagini pornografiche visualizzate.

In altre parole, i consumatori di porno più abituali hanno meno materia grigia, ma ciò non significa che la relazione tra questi due sia causale. Poiché molte persone si avvicinano alla pornografia intorno all’età di 10 anni, quando il cervello si sta ancora sviluppando, non c’è modo di stabilire se le differenze strutturali del cervello siano una conseguenza o una causa dell’uso della pornografia.

Uno studio pubblicato su Nature nell’aprile 2017 mostra, tramite un’analisi condotta con risonanza magnetica, che sia i soggetti dipendenti che quelli sani hanno mostrato un’attività cerebrale, in particolare nello striato ventrale, simile dopo essere stati sottoposti agli stessi stimoli erotici. L’ipotesi iniziale degli scienziati era che i soggetti dipendenti avrebbero risposto con un’attività cerebrale più intensa.

Notevoli differenze si sono osservate invece quando è stato detto a entrambi i gruppi che sarebbe stata presto proiettata un’immagine pornografica. In questo caso, l’attività cerebrale dei soggetti dipendenti è stata molto più elevata. Considerando i due risultati, lo studioso Mateusz Gola, è giunto alla conclusione le persone che vedono porno in modo compulsivo sembrano avere reazioni neurologiche molto più forti rispetto ai normali spettatori quando c’è l’aspettativa di vedere a breve un’immagine erotica.

Cosa significa tutto questo? Gli scienziati sono concordi nel dire che non esiste una risposta univoca che possa dire con certezza quali sono gli effetti della pornografia sul cervello della gente.

“È sicuramente un tema su cui gli scienziati dovrebbero concentrarsi. Molti studi si basano sulle analogie con altri comportamenti che creano dipendenza, come alcune sostanze o il gioco d’azzardo”.

Gola, che prende in prestito la metodologia dagli studi sul gioco d’azzardo, ha suggerito che le persone che hanno comportamenti di dipendenza dalla pornografia, possono sperimentare processi neurologici simili a quelli dei giocatori. “Preferiamo cercare di capire come aiutare in modo più efficiente, non come etichettare il problema”, spiega Gola.

“Abbiamo molta strada da fare prima di poter rispondere a alcune delle grandi domande. Il porno crea dipendenza? Può darsi. O forse no. Il porno cambia il cervello? Può darsi, o forse no. L’attività cerebrale di un utente compulsivo è diverso da quello di altre persone? Per ora, questo è praticamente l’unico effetto di cui siamo certi. Ma poiché il porno diventa sempre più diffuso e accettato, non c’è dubbio che presto impareremo di più dei suoi effetti sul nostro cervello, che ci piaccia o no”.

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