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Home » Scienza

Cina: le app spiano gli utenti con la fotocamera frontale, la prova inquietante

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Come se in fondo ce ne fosse ancora bisogno arrivo un'ennesima conferma dell'ipotesi che il governo recuperi informazioni in modi spesso inquietanti.

Ancora una storia inquietante che arriva dalla Cina che riguarda la tecnologia e le presunte app spia filogovernative. Anche se sono arrivate smentite (non così confortanti) sarebbe la conferma che le applicazioni più vicine al governo sfruttino infatti l’accesso alle fotoamere anteriori per la registrazione segreta delle attività degli utenti.

Dai dubbi alle ipotesi fino a quella che sembra una conferma inoppugnabile: le applicazioni installate sugli smartphone degli utenti cinesi lascerebbero fin troppe porte aperte al controllo governativo. Da tempo che si affermava che le app più scaricate del più popoloso paese al mondo non offrissero una privacy così solida ai consumatori.

Anzi, al contrario si denunciava che lasciassero aperte molte backdoor così che il governo potesse monitorare e raccogliere dati sulle attività in modo, se volessimo usare un eufemismo, poco elegante. D’altra parte ci sono emblematici e agghiaccianti casi così come quello della ragazza sparita dopo aver lanciato inchiostro sulla foto del presidente, che non fanno che confermare queste tesi.

Ma per quanto riguarda la denuncia che alcuni smartphone attivassero la fotocamera frontale in determinate occasioni mancava un’evidenza finale. Era solo questione di tempo: è arrivata grazie a una peculiarità unica di un nuovo smartphone prodotto da una marca molto apprezzata a Pechino, la Vivo. Il modello si chiama Next.

Questo cellulare ha introdotto una soluzione davvero particolare per la fotocamera frontale. Questa affiora dal bordo superiore da sotto la scocca così da evitare il tanto vituperato notch, il rientro diventato famoso con iPhone X.

Se i normali smartphone possono attivare la fotocamera frontale in modo praticamente segreto, con Vivo Next la fotocamera frontale si solleva solo e soltanto quando è chiamata a essere utilizzata. Una prova inoppugnabile. Ed è proprio ciò che ha notato un utente mentre utilizzava la popolarissima applicazione QQ, oltre che quella per la prenotazione di viaggi low-cost chiamata Ctrip.

Aperta l’applicazione, la fotocamera anteriore improvvisamente si è alzata come se volesse scattare un selfie o registrare un video. Ma ci sono particolari ancora più inquietanti perché un altro utente su Weibo (il Twitter cinese) ha osservato che la fotocamera si attivava anche durante una chat su Telegram, come mostrato nella gif qui sopra. E sappiamo benissimo tutti che Telegram è un’applicazione che fa della sicurezza e della privacy i suoi cavalli di battaglia.

L’app non ha lasciato molto tempo ai dubbi e ha subito corretto questo bug. Dalle parti di QQ hanno affermato che la fotocamera si attiva in preparazione di un eventuale scansione di un codice QR (popolarissimo in Cina) senza necessariamente registrare audio o scattare foto.

Addentrandosi più a fondo si è scoperto che l’applicazione di riconoscimento vocale Baidu (il Google cinese) va anche lei ad attivare la fotocamera aprendo qualsiasi altra app, apparentemente per preparare l’input del testo. Baidu si è affermando che questa attivazione automatica non è una backdoor ma un frontdoor, per catturare anche il rumore sullo sfondo, ottimizzando quello corretto.

Ma questa risposta non è servita per rassicurare gli utenti. In modo inesorabile la Cina sta sempre più chiudendo il cerchio intorno alle applicazioni che non sono sotto il proprio controllo. Ormai persi tantissimi VPN per connettersi ai servizi bloccati come quelli di Google, Facebook e Twitter, una volta in Cina non resta che utilizzare le app locali come WeChat che in quanto a privacy non possono certo fare gli stessi standard ad esempio dello stesso Telegram.

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