“Prendete in giro i terrapiattisti, ma sapete perché il vento non butta giù i grattacieli?”: TPI intervista il divulgatore scientifico Chris Woodford
Immaginate di essere di fronte a una commissione d’esame. La promozione è in bilico e l’esaminatore clemente: “Una domanda facile: perché si vede attraverso i vetri?*”. Il vostro sguardo correrebbe alla finestra più vicina, con la speranza di trovare una risposta e il desiderio di buttarvi.
Saper rispondere è più o meno importante di conoscere le dinamiche belliche della Seconda guerra mondiale o gli impulsi filosofici del Romanticismo?
Il punto è che il mondo è già abbastanza complesso di suo per complicarlo ulteriormente problematizzando oggetti che ci concedono la grazia di funzionare senza chiederci in cambio alcuno sforzo intellettuale. Atteggiamento spazzato via dalla lettura di Fisica della lavatrice (Il Saggiatore), del divulgatore scientifico inglese Chris Woodford, che con la disarmante insistenza di un bambino è capace di chiedersi “come funziona?” persino di fronte a una scarpa lucida, e mostra che anche gli oggetti più semplici celano ragioni scientifiche complesse.
Guardo quello che mi sta attorno. Ci si può chiedere “come funziona?” per qualsiasi cosa: perché le scarpe lucide brillano, come funzionano i post-it, perché il vento non butta giù i grattacieli, tutte questioni all’apparenza insignificanti, ma che nascondono grandi argomenti scientifici.
Il paradosso è che per costruire le loro tesi antiscientifiche queste persone usano la scienza applicata, anche i terrapiattisti per esempio si orientano con il gps, magari lo usano per incontrarsi. Danno per scontato tecnologie che si fondano sulle verità scientifiche che negano.
C’è un’interessante disconnessione tra scienza teorica e applicata, lo vedo dalle domande che ricevo per mail: molti non immaginano neppure che dietro il funzionamento degli oggetti più banali, come una lavatrice, ci siano leggi scientifiche.
Credo che, in linea di massima, la scienza sia relativamente ben compresa: la maggior parte delle persone sa che la Terra non è piatta e che i vaccini sono utili. Al contrario tutti danno per scontato il funzionamento e l’esistenza degli oggetti che ci circondano senza problematizzarli. Vorrei che le persone cominciassero a farsi domande anche riguardo alla scienza quotidiana, quella applicata ai loro elettrodomestici o alle azioni che svolgono ogni giorno.
Non c’è nulla di peggio di censurare, inibire o ironizzare sulle domande che vengono fatte. Le domande sono alla base della scienza: tutte, nessuna esclusa. Chiedersi se i vaccini sono sicuri non è solo legittimo, ma anche intelligente.
È molto facile per uno specialista liquidare una persona che se lo chiede come un idiota, ma quello che dobbiamo fare oggi è capire perché qualcuno abbia bisogno di credere in evidenti bugie.
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito alcuni studi hanno mostrato che una grande percentuale di persone, dall’80 al 90 per cento, è interessata alla scienza, ma che solo il 30 per cento la capisce. Il problema vero quindi è la disconnessione tra quello che alle persone piace e quello che effettivamente capiscono.
Molti non sanno cosa sia il metodo scientifico, quando parli di “teoria dell’evoluzione” credono si tratti di un’idea non comprovata, una specie di opinione. Non sanno che una “teoria scientifica” è qualcosa di elaborato a lungo, testato in molti modi diversi e che sta lentamente e progressivamente muovendo verso una verità sempre più solida.
La responsabilità è di ciascuno, non solo dei mediatori: le persone comuni dovrebbero sforzarsi di capire come funziona la scienza e gli scienziati imparare a comunicarla.
Non tutti si rendono conto che per divulgare un concetto è necessario semplificarlo: ricevo molte mail da parte di accademici che mi accusano di semplificare troppo. Per fortuna sono una minoranza.
La parola chiave è “comunicazione”, che non significa solo parlare alle persone, ma ascoltarle e capire dove fermarsi. Il più grande errore di comunicazione è non capire quanto le persone vogliono imparare.
Su Wikipedia si possono leggere immense quantità di informazioni: quella non è divulgazione perché è molto più di quanto la gente comune voglia sapere. Il divulgatore deve sapere chi ha davanti e selezionare le informazioni.
Sono passato alla divulgazione per adulti quando ho capito che neppure loro sapevano rispondere alle domande che facevo ai bambini. Non fa molta differenza: possono esserci bambini geniali o adulti senza conoscenze di base.
Se devi spiegare perché si vede attraverso il vetro, spieghi la stessa cosa a bambini e adulti e spesso lo fai nello stesso modo: penso si possa parlare agli adulti come fossero bambini e ai bambini come fossero adulti senza offendere nessuno dei due.
Il maggior numero di accessi viene dall’India, così come le e-mail dei lettori. Moltissimi sono giovani indiani che nel giro di 5, 10 anni sperano di trasferirsi negli Stati Uniti e lavorare come programmatori. Loro sono i più affamati di sapere scientifico, perché vedono la scienza e la tecnologia come strumenti per migliorare, oltre alla società, anche il loro status.
* Il vetro è un solido amorfo ovvero un semisolido o un liquido congelato. La sua struttura è confusa, come se alle 4 di mattina svegliassimo tutti i soldati di una caserma obbligandoli a vestirsi e dopo un minuto li bloccassimo nelle loro posizioni. Ci possiamo vedere attraverso perché la luce lo attraversa. Questo avviene perché, al contrario degli elettroni dei metalli, che assorbono i fotoni di luce, quelli del vetro sono impegnati a tenere insieme gli atomi di questa struttura amorfa e hanno bisogno di molta più energia per passare a uno stato eccitato e catturare la luce in entrata. Quindi i fotoni di luce si limitano ad attraversare la lastra.