Le dita e gli occhi di una persona morta possono sbloccare uno smartphone?
La domanda non ha mai avuto una risposta certa. Secondo alcuni esperti, tutto dipende dal tipo di sistema biometrico utilizzato
Il sistema biometrico è ormai quello più utilizzato per proteggere i nostri dati personali e per sbloccare i telefonini. Dall’impronta digitale alle scansioni del viso, fino addirittura al rilevamento del sudore, è sempre più spesso il nostro corpo a funzionare da collegamento e strumento di attivazione delle varie apparecchiature tecnologiche.
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Tuttavia, come testimoniano molti casi, questi metodi possono essere aggirati e sono spesso oggetto di attacchi di hacker.
Ma c’è un aspetto ancora più inquietante: in teoria, anche un cadavere o una parte amputata del corpo potrebbero sbloccare uno smartphone, anche se sulla questione specifica non esistono certezze.
Il dibattito è tornato in auge negli Stati Uniti dopo la tragica sparatoria in una chiesa del Texas, risalente al 5 novembre. In quel caso le forze dell’ordine avevano tentato di sbloccare l’iPhone del killer attraverso le sue impronte digitali. David Kelley, autore della strage, era stato infatti trovato morto all’interno della sua autovettura. Tuttavia, il ritardo nelle operazioni non rese la cosa possibile, poiché il sistema biometrico, dopo 48 ore di inattività, viene automaticamente sostituito da un codice numerico.
Sono in molti, in ogni caso, ad affermare l’impossibilità di poter sbloccare il telefono con una mano morta, nonostante il sistema biometrico di Apple si basi su un sensore che si attiva con una carica elettrica prodotta dalla pelle viva.
La domanda dunque persiste: gli smartphone sono in grado di distinguere i morti dai vivi? La risposta è fondamentale, perché se non fossero in grado di farlo, ci sarebbe un’enorme falla nella sicurezza dei nostri dispositivi, sfruttabile sia dalle agenzie di intelligence sia da criminali. Significherebbe inoltre che sarebbe opportuno ritornare al codice alfanumerico per evitare una sistematica violazione della privacy.
La rivista Mashable ha intervistato sulla questione alcuni esperti, dopo che Apple, Samsung, Google e altri colossi del digitale si sono rifiutati di rispondere alle domande poste in merito.
Secondo Daniel Edlund di Precise Biometrics, azienda che opera proprio in questo campo, tutto dipende dal sistema biometrico adottato: solo alcuni hanno una funzionalità che permette di distinguere un dito “in vita” da uno che non lo è. Utilizzando questi dispositivi, tuttavia, qualsiasi tentativo di aggiramento risulta inefficace, poiché il sistema sarà sempre in grado di riconoscere anche dita finte (ad esempio, di silicone).
Il Touch ID sembra ricadere proprio in questa categoria. Per quanto riguarda invece il riconoscimento facciale, a quanto pare i dispositivi Apple possono essere sbloccati anche se gli occhi si trovano su teste di persone morte.
La questione rimane comunque aperta e da approfondire, magari quando Apple e le altre aziende si decideranno a fare chiarezza in merito.