Tumore al seno in fase avanzata, un nuovo farmaco aumenta la sopravvivenza delle donne
Tumore seno nuova cura | Notizie importanti arrivano dagli Stati Uniti, nello specifico dal congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology: nuove speranze di sopravvivenza per le giovani donne colpite dal tumore al seno in stato avanzato.
La speranza arriva da una molecola (ribociclib) che, aggiunta alla terapia endocrina standard, ha dimostrato di aumentare significativamente la sopravvivenza.
A evidenziarlo è lo studio di fase III MONALEESA-7, su un campione di 672 pazienti seguite da circa tre anni.
Lo studio ha evidenziato che dopo 42 mesi di trattamento, il tasso di sopravvivenza era del 70% per le donne trattate col farmaco e la terapia standard e del 46% per quelle che ricevevano la sola cura standard.
I risultati dello studio sono stati presentati in conferenza stampa all’Asco come notizia urgente ‘late-breaker’ e pubblicati simultaneamente sul New England Journal of Medicine.
“Il cancro del seno avanzato – afferma l’esperto Asco Harold Burstein – può essere molto aggressivo ed è la principale causa di morte per cancro tra le donne tra 20 e 59 anni di età. E’ dunque incoraggiante vedere una terapia mirata che aumenta significativamente la sopravvivenza per le donne più giovani con questa malattia”.
Questa forma tumorale, sottolineano gli esperti, è meno comune tra le donne prima della menopausa ma la sua incidenza è in aumento: negli Usa, tra le donne tra 20 e 39 anni è aumentata del 2% tra il 1978 ed il 2008. L’effetto della nuova molecola, che ha avuto l’approvazione dell’ente regolatorio statunitense Fda, è quello di inibire l’attività di alcuni enzimi che aiutano la proliferazione delle cellule tumorali, portando ad una riduzione del rischio di morte del 30%.
Il prolungamento statisticamente significativo della sopravvivenza ha soddisfatto i criteri di efficacia per la conclusione anticipata in un’analisi ad interim programmata dopo 192 decessi. I tassi di sopravvivenza globale nella popolazione a 42 mesi erano pari al 70,2% per ribociclib in associazione alla terapia endocrina, rispetto al 46% per la sola terapia endocrina. Al momento del cut-off dei dati, il 35% delle donne che assumevano ribociclib in associazione alla terapia endocrina ha proseguito il trattamento. Non è stata rilevata nessuna nuova segnalazione di sicurezza.
“In Italia vivono più di 37.000 donne con diagnosi di tumore della mammella metastatico”, spiega la prof.ssa Lucia Del Mastro, Responsabile della Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova
“Di queste, 3.700 hanno un’età compresa fra i 40 e i 49 anni. Si tratta di donne giovani, nel pieno della loro vita familiare e professionale, come madri, mogli e lavoratici. In questi casi, la malattia ha un impatto profondo sull’intera famiglia. Da qui la necessità di opzioni terapeutiche innovative che garantiscano quantità e qualità di vita. Lo studio presentato oggi all’ASCO offre nuove speranze alle giovani pazienti: ribociclib infatti è un trattamento caratterizzato, da un lato, da un’efficacia superiore rispetto alle terapie anti-ormonali standard, dall’altro da una bassa tossicità, consentendo di condurre una vita normale pur continuando le cure per la neoplasia metastatica”.
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