Uganda, le donne mettono una tassa sul sesso per punire i mariti sfaticati
Sono più di 30mila le mogli ugandesi che dicono di usare questa strategia
Quella del mental charge, il carico mentale denunciato da un’illustratrice francese nel suo ormai famoso fumetto “Bastava che chiedessi“, è un fenomeno comune alle donne di tutto il pianeta.
Il fenomeno comprende tutto il lavoro invisibile, perché mentale, che le donne si assumono in casa per far funzionare al meglio l’ambiente domestico. Le donne, insomma, avrebbero costantemente sulle spalle (e nella testa) il peso di tutte le cose che vanno fatte in casa, mentre gli uomini sono soliti assumere un atteggiamento “attendista”, limitandosi spesso a fare i lavori di casa quando viene chiesto loro.
Ma di fronte al fenomeno dei mariti sfaticati e oziosi che in casa proprio non vogliono aiutare, le donne dell’Uganda hanno ideato una soluzione semplice ma efficace: una personalissima tassa sul sesso.
Sempre più donne, infatti, mettono i mariti davanti a una decisione spinosa: cambiare in meglio e cominciare ad aiutare con la casa e a crescere i figli o pagarle per fare sesso.
Ozy racconta che il movimento è cominciato tre anni fa, quando 150 donne hanno riportato all’Unione delle Madri, un’organizzazione anglicana ugandese, di aver cominciato a chiedere di essere pagate dai mariti in cambio di sesso, data la loro scarsa partecipazione nei lavori di casa.
Inizialmente i primi casi si sono registrati a Kampala, capitale dell’Uganda, ma presto l’idea è esplosa in tutto il paese.
Nel 2016 il numero era salito a 5mila donne, e ora sarebbero più di 30mila a impiegare questa furba strategia. Stella Muyana, la presidente di Bakazibano, un’organizzazione ugandese per i diritti delle donne, dice che il numero potrebbe essere anche più grande.
Una di loro è una maestra, Annet Nanozi: il marito meccanico preferiva spendere il proprio stipendio in alcool e prostitute piuttosto che investirli sui loro quattro figli. Ora, se l’uomo vuole avere rapporti sessuali con la moglie, deve pagarle una tassa sul sesso.
Questa pratica vuole combattere una società patriarcale dove le responsabilità casalinghe e le norme morali sono entrambe a sfavore delle donne. Per questo sta dividendo la società ugandese: alcuni uomini hanno deciso di pagare la “tassa sul sesso”, che si aggira spesso attorno ai 6 dollari (22427,70 scellini ugandesi), mentre altri hanno preferito cambiare le proprie abitudini.
Ma gran parte delle donne e delle organizzazioni che combattono per i loro diritti supportano questa strategia, facendo notare che è spesso l’unico approccio che funziona per far sì che i mariti irresponsabili contribuiscano al benessere della famiglia.
“Se gli uomini sono irresponsabili e questo è l’unico modo in cui le donne possono ottenere abbastanza soldi per mantenere la casa, lasciamole fare, che tassino il sesso!” ha commentato un’attivista femminista, Tina Musuya, direttrice del Centre for Domestic Violence Prevention.
Per molte donne è più una questione di rispetto che di soldi.
C’è chi lo fa per far sì che il marito smetta di darle per scontate: è il caso di Beatrice Atim, il cui marito spesso usciva di casa la mattina presto lasciandola senza soldi per la spesa e aspettandosi che facesse lei tutti i lavori di casa. Ora, Beatrice si fa pagare 10mila scellini (circa 3 dollari) ogni volta che il marito vuole avere un rapporto con lei. “Lui ha accettato e mi paga senza problemi perché sa che quei soldi mi servono per la casa”, ha commentato.
Però, in diversi casi, questa posizione da parte delle mogli ha portato alla violenza domestica, e a qualche morte. Alcuni leader religiosi e ministri del governo ugandese hanno denunciato la pratica, definendola immorale e antireligiosa.
È un esempio il ministro ungherese per l’Etica e la Moralità, il reverendo Padre Simon Lokodo. L’uomo si è espresso contro la pratica, spiegando che il sesso è un diritto del marito. “Perché le mogli dovrebbero fare sesso con i mariti in cambio di vantaggi economici? La fibra morale del Paese si sta perdendo”, ha commentato.
Le violenze domestiche nel Paese sono tanto diffuse che secondo un recente sondaggio il 49 per cento delle donne ugandese giustificano le violenze del marito, mentre il 18 per cento delle donne crede che i mariti siano giustificati se picchiano la moglie perché non vuole fare sesso.