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Perchè il Sudafrica è uno dei paesi più all’avanguardia nel trapianto del pene

Immagine di copertina
Alcuni ragazzi dopo aver partecipato alla cerimonia della circoncisione in Sudafrica. Credit: Carl De Souza

Le ragioni sono legate strettamente ad una serie di realtà tradizionali e piuttosto cupe

Il trapianto del pene è uno dei più difficili al mondo. Quest’operazione richiede la capacità di gestire vasi sanguigni dal diametro piccolissimo, ed è quindi tanto nuova quanto delicata. Ma, cosa che potrebbe sorprendere, è il Sudafrica ad essere all’avanguardia in questo campo.

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Le ragioni sono legate strettamente ad una serie di realtà tradizionali e piuttosto cupe. Secondo gli esperti, il Sudafrica ha il tasso di amputazione del pene più alto al mondo, anche se numeri precisi non sono disponibili, e in larga parte è da imputare alla resistenza della pratica della circoncisione in molte comunità.

Questa porta alla morte di dozzine di sudafricani ogni anno, soprattutto per deidratazione e setticemia. Fra quelli che sopravvivono all’operazione mal eseguita, l’amputazione totale è molto spesso l’unica soluzione.

Nel 2001 una legge, l’Atto di Applicazione degli Standard di Salute nella Circoncisione Tradizionale, aveva provato ad arginare il fenomeno, senza però sostanziali effetti. Solo nel 2015 infatti, i dati del governo avevano messo in luce come ci fossero state 48mila circoncisioni sul suolo nazionale.

Un’aggravante è la ricaduta sociale della pratica. Persino se paragonato ad altri casi traumatici di amputazione, come quelle causate dalla guerra, o dal cancro al pene, questa tipologia è percepita come particolarmente negativa e degradante, e chi ne è vittima viene stigmatizzato socialmente.

Non solo la loro identità di maschi viene profondamente scossa a livello psicologico, ma vengono spesso emarginati dalle loro comunità. Molti tentano il suicidio.

Come sottolinea un giornalista di Mashable, c’è una sottile e tragica ironia nel fatto che un rito di passaggio che dovrebbe traghettare un ragazzo nella fase adulta della vita, lo privi in realtà della mascolinità.

Tom Manning, il cittadino di Boston che aveva subito il primo trapianto di pene completo nel 2016, aveva all’epoca aiutato a chiarire questo concetto: “Chiedi a qualsiasi uomo, di qualsiasi etnia, ‘Che cosa ti rendi un uomo?’ Scommetto che la risposta sarebbe: il pene”.

E questo è ancora più forte nella società sudafricana, dove essenzialmente “se non hai un pene, sei praticamente morto”, dice van der Merwe, capo dell’équipe medica che si occupa di queste operazioni all’Ospedale Tygerberg, a Città del Capo.

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