“Faresti sesso con un disabile?”: basta con l’idea angelicata del sesso di chi è diverso da noi
Iacopo Melio su Facebook scrive un lungo post in cui affronta il tema delicato e naturale del sesso delle persone disabili. Melio, che da sempre si batte per i diritti delle persone con disabilità, prima di dire la sua sul tema, pubblica un sondaggio in cui viene taggato, a mo’ di denuncia.
“Faresti sesso con una persona diversamente abile? Risposta sincera per favore”, si legge in un post comparso su Twitter che farebbe rabbrividire chiunque, non solo per il linguaggio usato – decisamente non appropriato – ma anche e soprattutto per un quesito ridicolo e offensivo.
Iacopo Melio scrive due post in cui affronta la questione. Nel primo parla del sondaggio e scrive quella che è stata la sua risposta sotto a quella domanda: “Finché ci sarà gente che farà questo tipo di domande, sentendone un bisogno sociale, vuol dire che ci sarà ancora tantissimo da fare… Ah, ho risposto così: ‘Boia, menomale ho sempre trovato gente abbastanza intelligente da non doversi porre questa domanda semplicemente perché abituata a fare sesso con “persone”… sennò da adolescente mi sarei ammazzato di se**e'”.
Poi, sollecitato da commenti e risposte sotto al primo post, Iacopo Melio decide di scriverne un secondo, in cui approfondisce la tematica.
“Io raramente parlo della mia sfera intima/affettiva/sessuale, non per pudore o riservatezza (figuriamoci…) ma perché semplicemente la trovo una questione talmente naturale e scontata che non penso ci sia da doverne parlare, né tantomeno a scopo di sensibilizzazione, anzi: finché lo faremo con questo intento significa che continueremo a porre l’accento sulla diversità delle relazioni”, scrive Melio su Facebook.
“Ci tengo però a precisare una cosa… Come racconto in “Faccio salti altissimi”, la mia “adolescenza sessuale”, quella dal sapore libero e spensierato, è arrivata tardi. Molto tardi.
In questi ultimi anni, però, ho avuto purtroppo o per fortuna la possibilità di essere fidanzato, amico intimo, amante (che figuriamoci se un* si va a cercare l’amante handicappat*…) e altre robe belle o difficili (perché se ti capita di avere un ruolo leggero con il peso dei sentimenti addosso, ecco, lì sono beghe per davvero…)”, continua l’attivista.
Le difficoltà non sono poche, precisa ancora Iacopo Melio: “In tutto questo mar d’amore, che senza non so navigare, ovviamente mi sono scontrato con mille dinamiche diverse, compreso le paure dell’altra parte che andavano dalle più divertenti alle più concrete”.
E giù con una serie di domande cui Iacopo negli anni si è trovato di fronte: “Ma gli farò male? Ma come funziona? Ma soprattutto gli funziona? Ma come lo devo mettere? E come mi devo mettere? Devo lasciarlo vestito che sennò prende freddo? Meglio se mi spoglio prima io o lui? E come lo spoglio? Potrà fare solo i preliminari? E una volta finito che succede?”, continua.
Un sacco di domande, scrive ancora Melio, più o meno giuste, più o meno fondate, ma tutte “legittime e dignitose”. Perché, spiega l’attivista, “quando ti incontri e scontri con qualcosa di apparentemente diverso, è logico che oltre a quell’attrazione che ti scombussola la pancia possano sorgere curiosità e necessità di informazioni: altrimenti come lo inizi un incastro, di qualunque tipo esso sia, se non sai da che parte avvicinarti?”.
Ma quello che vuole sottolineare Melio è che il quesito posto dall’utente “curioso” non ha proprio nulla a che fare con questa serie di domande. Il sondaggio è “offensivo e discriminatorio”, per Iacopo Melio, che spiega: “La domanda ‘Faresti sesso con un diversamente abile?’ (tra l’altro, si dice ‘persona con disabilità’, e anche nella domanda stessa, per come è formulata, la PERSONA è stata del tutto dimenticata…) sottende la morbosa voglia di sapere quanti sarebbero disposti ad andare ‘oltre’ l’apparenza, come se in quel caso finire a letto con una persona con disabilità presupponga trovare dei compromessi e rinunciare a qualcosa… Ma chi l’ha detto?”.
“Veramente, per qualche ora di divertimento e benessere, è necessario avere la sindrome da crocerossini, essere dei depravati o nella migliore delle ipotesi follemente innamorati al punto da essere ciechi e ‘andare oltre’? E se una persona, oltre quell’’oltre’, non sentisse il bisogno di andare perché l’altro è esattamente il posto dove vorrebbe fermarsi, che sia per una singola notte o una vita intera?”, chiede ancora Iacopo.
L’attivista con delicatezza specifica che non è di certo sua intenzione mancare di rispetto alle paure degli altri, né di sminuirle, “ma credo sia giusto ricordare che l’amore e il sesso (anche quello libero, senza vincoli né sentimenti, purché desiderato e gustato, frutto di emozioni e formicolii) non viaggiano per scompartimenti”.
E conclude: “Basta con questa categorizzazione, basta con la figura angelicata e asessuata di chi, solo in superficie, conduce una vita diversa da te. Chiudiamo gli occhi, spengiamo il cervello e azioniamo il cuore. O qualcos’altro, basta godere, ognuno come può e gli va”. Già, chiudiamo gli occhi, spegniamo il cervello e amiamo.