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È vero che i migranti portano le malattie?

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È diffusa sempre di più la convinzione che migranti e rifugiati siano portatori di malattie. Ma esiste davvero il rischio di contagi e del ritorno di epidemie che in Italia erano state ormai dimenticate?

Il caso della bambina di 4 anni di Trento morta a causa della malaria, e di cui non sono ancora note le circostanze e le dinamiche del contagio, ha riacceso la questione delle malattie portate in Italia dagli immigrati, assunto che TPI aveva già “smontato” in un più ampio articolo sulle bufale contro gli immigrati.

È oggi sempre più diffusa la convinzione che migranti e rifugiati siano portatori di malattie. Ma esiste davvero il rischio di contagi e del ritorno di epidemie che in Italia erano state ormai dimenticate?

I migranti portano le malattie?

Secondo l’Oms “i problemi di salute di rifugiati e migranti sono simili a quelli del resto della popolazione, mentre il rischio di importazione di agenti infettivi esotici e rari è estremamente basso e quando si verifica riguarda viaggiatori regolari, turisti oppure operatori sanitari, più che rifugiati o migranti”.

“Nel corso di oltre dieci anni di attività mediche in Italia, Msf non ha memoria di un solo caso in cui la presenza di immigrati sul territorio sia stata causa di un’emergenza di salute pubblica”, scrive la Ong.

Non è vero che dopo lo sbarco sulle coste italiane, i migranti non subiscono alcun controllo sanitario. Il ministero dell’Interno e il ministero della Salute attuano procedure di screening sanitario, come conferma a TPI Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa.

Prima ancora che approdino nei porti italiani, a bordo delle navi che soccorrono i migranti e i rifugiati salgono le persone delle autorità sanitarie italiane che effettuano i controlli. I casi di persone malate o i casi di malattie epidemiche vengono isolati. I casi più comuni sono quelli della scabbia, una malattia che si contrae quando si trascorre molto tempo in condizioni igieniche scadenti, come accade per le migliaia di rifugiati che vivono nei centri di detenzione”, spiega Sami. 

“La percentuale di migranti che arrivano in stato di salute compromesso è compresa tra il 2 e il 5 per cento, e si tratta di patologie dell’apparato cardiocircolatorio, mentale o legate allo stato di gravidanza, ma per lo più sono ferite dovute a incidenti”, si legge sul sito dell’Unhcr, che cita un rapporto di Medici per i diritti umani. I migranti ricoverati per malattie infettive sono solo una piccolissima parte, una delle ultime cause di ricovero.

Malaria

Nel mese di aprile 2016, l’Ufficio Regionale Europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità ha comunicato l’eradicazione della trasmissione di malaria autoctona sul territorio della regione Europea. Tuttavia nelle aree tropicali e sub tropicali la malaria rappresenta ancora la più importante malattia trasmessa da vettore. Nell’ultimo rapporto sulla situazione mondiale della malaria, pubblicato sempre dall’Oms, vengono riportati 95 paesi ancora con endemia malarica, circa 214 milioni di casi e 438 mila decessi.

“Nei paesi non endemici la malaria continua ad essere la più importante malattia d’importazione, legata al numero crescente sia di viaggiatori internazionali sia di flussi migratori provenienti da aree endemiche”, si legge in una circolare del ministero della Salute del dicembre 2016 che ha per oggetto la prevenzione e il controllo della malaria in Italia.

Lo stesso documento riporta alcuni dati epidemiologici recenti, relativi al periodo 2011-2015. Nel periodo di riferimento si sono registrati 3.633 casi di malaria. La quasi totalità dei casi sono d’importazione, i casi autoctoni riportati sono stati sette.

Tra i cittadini italiani si sono riscontrati il 20 per cento dei casi di cui il 41 per cento in viaggio per lavoro, il 22 per cento per turismo, il 21 per cento per volontariato/missione religiosa. Tra gli stranieri si sono riscontrati il restante 80 per cento dei casi. L’81 per cento dei casi sono stati registrati tra immigrati regolarmente residenti in Italia e tornati nel paese di origine in visita a parenti ed amici, il 13 per cento tra immigrati al primo ingresso. Ciò significa che in Italia sono arrivati nel periodo 2011-2015, circa 370 migranti affetti da malaria.

Tubercolosi, ebola, scabbia e meningite

Spesso, associate all’arrivo dei migranti, vengono citate malattie come tubercolosi, ebola e scabbia. La tubercolosi è presente in Italia da decenni, e non ha a che fare con i flussi migratori. Per quanto riguarda l’epidemia dell’ebola, anche in questo caso non c’entra con i migranti.

“Sono almeno 5.000 i chilometri da percorrere per arrivare alle coste del Nord Africa dai paesi dove si manifesta il virus ebola ed è impensabile percorrerli per via terrestre in meno dei 21 giorni che rappresentano il periodo d’incubazione della malattia”, scrive ancora Msf. “Il virus Ebola è molto letale e nella maggior parte dei casi provoca malattia sintomatica e poi morte nell’arco di pochi giorni dall’infezione”.

La scabbia è una malattia della pelle ed è più facile contrarla in condizioni igieniche scarse. Si diffonde con contatti ravvicinati. Questa malattia è in Italia da sempre e il trattamento per curarla è semplicissimo, basta una pomata.

In relazione ai casi di meningite in Toscana è intervenuto anche Roberto Burioni, professore ordinario di microbiologia e virologia al San Raffaele di Milano. “Una delle bugie che più mi infastidiscono è quella secondo la quale gli attuali casi di meningite sarebbero dovuti all’afflusso di migranti dal continente africano”, scrive sulla sua pagina Facebook Burioni.

“In Europa i tipi predominanti di meningococco sono B e C, ed in particolare i recenti casi di cui si è occupata la cronaca sono stati dovuti al meningococco di tipo C; al contrario, in Africa i tipi di meningococco più diffusi sono A, W-135 ed X. Per cui è impossibile che gli immigrati abbiano qualcosa a che fare con l’aumento di meningiti in Toscana. Per cui chi racconta queste bugie è certamente un somaro ignorante”.

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