Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla: ne parla soprattutto chi ne soffre
I dati diffusi dal Ministero della Salute ci dicono che più di 3 milioni e mezzo di italiani soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare, di questi quasi il 90% sono ragazze anche se, negli ultimi anni, il numero dei ragazzi è salito sensibilmente. E se l’età della prima insorgenza della malattia è scesa drasticamente nell’immediato post covid ai 7 anni, l’età media è di 17 anni mentre la fascia d’età più colpita è quella tra i 12 e i 25 anni. Secondo i dati dell’Osservatorio “Unobravo” la maggior parte delle persone alla ricerca di supporto psicologico per possibili DCA si concentra nelle due regioni più popolose dello Stivale: Lombardia (27,3%) e Lazio (11,1%). Il dato più preoccupante è quello che emerge dai dati del “RENCAM – Registro Nominativo Cause di Morte” secondo cui, nel 2022, i decessi legati ai DCS sono stati 3.158, con una età media di 35 anni, il che significa che un’alta percentuale di questo numero ha una età inferiore a 25 anni, rendendoli la seconda causa di morte tra i giovani, dopo gli incidenti stradali.
Aver snocciolato questi numeri non serve solo ad avere una fotografia dello stato attuale di quella che può essere considerata una vera e propria epidemia silenziosa ma serve anche a rendere chiaro il confronto con i dati relativi al traffico social e alla divulgazione del tema.
L’argomento Disturbi del Comportamento Alimentare, declinato in diversi hashtag collegati, ha visto un aumento importante di contenuti social soprattutto in questa settimana, con un picco di interazioni rilevato il 15 marzo, con un sentiment positivo del 15.1% e negativo del 27.3%. Questo dato però non deve ingannare: non sono i contenuti ad essere negativi rispetto al tema ma l’associazione di questi a concetti di per se stessi negativi come “morte”, “malattia”, “ospedale” ecc.
Per quanto riguarda i testi, l’hashtag #fiocchettolilla, dal simbolo della lotta contro i DCA, è quello più usato sui social con un sentiment positivo del 43,3% e negativo dell’11,5% che segue le stesse logiche dei dati citati in precedenza.
Spostando poi l’analisi dal contenuto agli utenti è possibile stabilire che la maggioranza dei post sono stati generati da donne (68%) di età compresa tra i 18 e i 34 anni (90,8%) residenti nel Lazio.
Volendo provare ad andare oltre ai numeri una considerazione salta subito all’occhio: il profilo (età, genere e area geografica) di chi soffre di disturbi del comportamento alimentare è decisamente molto simile a quello di chi parla sui social di questi disturbi. Certo, nessuno è in grado di stabilire se esista una vera e propria sovrapposizione tra le due analisi ma, se consideriamo anche la persistenza di uno stigma importante rispetto ai temi della salute mentale, sembrerebbe plausibile che a parlare di DCA sui social sia soprattutto chi ne soffre.
Analizzare contenuti e gli utenti appare, quindi, estremamente importante se vogliamo provare a mettere in crisi questa probabile equivalenza e invertire questa tendenza. I numeri citati in apertura ci mostrano la gravità di un fenomeno che non può più essere nascosto sotto il tappeto e i mezzi di comunicazione, dai più tradizionali ai più moderni, devono prenderne atto. L’obiettivo quindi è quello di fare in modo che i numeri dei pazienti diminuiscano e quelli dei contenuti social aumentino, perché parlarne è il primo strumento di prevenzione che possiamo mettere in atto tutti e non solo chi è parte in causa del problema.