“Vaccinarsi per l’influenza serve a proteggere persone fragili come mio figlio, affetto da fibrosi cistica”
La testimonianza di Emanuele Cerquaglia, vicepresidente della Lega Fibrosi Cistica Lombardia, che spiega l'importanza della vaccinazione: "Un'influenza può destabilizzare chi ha patologie polmonari, e in certi casi può essere la mazzata finale. Con dei cordini sanitari attorno, le persone fragili sono più sicure, in particolare ora con la presenza del Covid"
Proteggere tutti, ma in particolare chi è più fragile. Col ritorno a scuola previsto per il prossimo 14 settembre, si pone con sempre maggiore forza il tema del vaccino per l’influenza, necessario per tracciare meglio i casi di Coronavirus. TPI ha avviato una campagna per chiedere una vaccinazione di massa. La generale confusione tra sintomi Covid e influenzali può causare problematiche serie, specie a chi già soffre di patologie polmonari come la fibrosi cistica, e che deve quindi di essere protetto dal potenziale contagio da Coronavirus. TPI ne ha parlato con Emanuele Cerquaglia, vicepresidente della Lega Fibrosi Cistica Lombardia e padre di un bambino affetto da questa patologia.
Può spiegare a chi non la conosce bene cos’è la fibrosi cistica?
Si tratta di una malattia genetica complicata, di tipo degenerativo, che coinvolge più organi. Il difetto genetico di base rovina l’espressione di una proteina legata a molti sistemi cellulari del corpo. I problemi legati al mancato funzionamento di questo meccanismo si verificano soprattutto nei polmoni, le cui difese dagli agenti patogeni che respiriamo si abbassano.Ci sono poi problematiche legate al pancreas, che portano a a non assorbire in maniera parziale o totale i grassi durante la digestione.
Quante sono le persone affette da fibrosi cistica in Italia?
Circa 5-6mila.
La presenza di problematiche ai polmoni rende queste persone più vulnerabili al contagio da Coronavirus?
In realtà la maggiore vulnerabilità va valutata anche in relazione all’influenza. Proprio per questo, tutti le persone affette da fibrosi cistica fanno il vaccino anti-influenzale. Ma non è tutto: attorno a queste persone bisogna creare un cordone sanitario. Nella mia famiglia, ad esempio, avendo un figlio con questa problematica, ci siamo vaccinati tutti, inclusa la donna delle pulizie. È necessario per proteggere un soggetto più debole.
Che effetti può avere un’influenza su una persona affetta da fibrosi cistica?
Bisogna considerare che questi soggetti fanno già molta fatica nella loro vita quotidiana: devono fare un’ora di fisioterapia polmonare al giorno, prendono tonnellate di medicine. Il loro è un equilibrio instabile. Un’influenza, un raffreddore un po’ più forte del normale, può destabilizzarli in maniera significativa, specie chi ha polmoni già compromessi e con l’influenza può andare incontro a difficoltà di respirazione, di assorbimento di alcune vitamine. In casi borderline, proprio l’influenza può essere la mazzata finale che compromette i polmoni. A quel punto la persona deve entrare in lista trapianti.
Come diceva lei stesso, si rende quindi necessario un cordone sanitario. Col ritorno a scuola in queste condizioni, non ci sarebbe ancora più bisogno di una vaccinazione anti-influenzale di massa per proteggere (anche) chi ha la fibrosi cistica? Sia per l’influenza in sé, sia per tracciare meglio i sintomi Covid e non confonderli con quelli influenzali.
Questo è un tipo di problema che abbiamo tutti gli anni. Sarebbe molto meglio se un bambino con fibrosi cistica potesse stare in un’aula con bambini tutti vaccinati per l’influenza, anche quando non gira il Covid. Chiaramente quest’anno la situazione sarà ancora più complicata, perché bisognerà distinguere se una febbre è Coronavirus o influenza. Sarà un bel casino. Già ci preoccupavamo prima, ora ci preoccuperemo ancora di più.
Come genitori, ma anche come associazione, siete favorevoli a una vaccinazione obbligatoria, sia contro l’influenza sia contro il Coronavirus?
Si entra in un terreno che non è il mio. Per me però è molto ragionevole che chiunque abbia la testa sulle spalle e non abbia controindicazioni particolari si vaccini. Mi piacerebbe anche che si avviasse sui media un discussione quanto più possibile ragionevole sul tema, così che non ci si vaccini in quanto tifosi, ma perché si pensa che sia giusto farlo. Il vaccino anti-influenzale per noi in questi anni, in famiglia, è diventato la normalità. Le polemiche dei no vax non le ho mai vissute bene. Spero che ora, dopo che questa situazione del Covid ci ha aperto gli occhi su cosa può diventare un mondo senza vaccini, gli anti-vaccinisti tacciano.
I dati sulle persone affette da fibrosi cistica mostrano bassissimi livelli di contagio da Covid. Si può spiegare con l’abitudine che queste persone hanno sviluppato a proteggersi in ogni situazione della vita quotidiana?
Esatto, è proprio per questo. I nostri pazienti sono abituati a stare lontani dai virus. Quando prendono l’autobus o la metropolitana, non esiste che tocchino qualcosa per poi mettersi le mani sugli occhi o sulla bocca, come fanno tante altre persone. Nel caso della pandemia, quando i nostri ragazzi hanno subodorato cosa stesse succedendo, per metà si sono chiusi in casa, mentre chi usciva lo faceva con tutte le attenzioni del caso. Sono persone già abituate a prendere certe precauzioni: le mascherine le hanno sempre, il gel disinfettante fa parte della loro vita quotidiana. A febbraio ero in montagna con mio figlio. Quando ha sentito dei primi casi Covid mi ha detto: “Papà, restiamo qui”. E ha 11 anni.
Questo dimostra che proteggendosi opportunamente il contagio si evita.
Assolutamente sì. Tra i malati di fibrosi cistica non ho sentito di alcun decesso per Covid.
In Lombardia, come messo in luce da una nostra inchiesta, pare che la Regione sia in ritardo quanto agli approvigionamenti necessari per arrivare a un’ampia copertura vaccinale sull’influenza. La cosa la preoccupa?
Non mi sorprende affatto che la Regione Lombardia sia in ritardo. Mi piacerebbe ogni tanto pensare che la mia regione non rimanga indietro su temi del genere, mi piacerebbe che a settembre si fosse già organizzata per una vaccinazione così importante.
Qual è al momento la situazione delle cure per la fibrosi cistica? Sono usciti nuovi farmaci di recente, ci sono stati dei progressi?
La casa farmaceutica americana Vertex di recente ha prodotto un nuovo farmaco, il Trikafta, estremamente promettente e che può rappresentare una svolta epocale. Dal punto di vista clinico, può essere assunto dal 70-75 per cento dei pazienti. Se, come sembra, riuscisse davvero a migliorare la situazione almeno per le nuove generazioni, per chi non ha già avuto danni polmonari compromettenti, la storia della fibrosi cistica come malattia potrebbe essere riscritta.
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