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Depressione, boom in Europa: raddoppiato il consumo di psicofarmaci. L’esperto: “Il contesto sociale aiuta molto”

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In vent’anni i cittadini europei hanno raddoppiato il quantitativo di farmaci assunti per combattere la depressione: all’inizio del millennio erano 30,5 al giorno ogni mille persone, mentre oggi il dato si attesta a 75,3, un aumento del 147%.

Il dato arriva dall’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che mostra come ai primi posti della classifica comunitaria per utilizzo degli psicofarmaci ci siano i paesi nordici: domina l’Islanda con 153 dosi, la Gran Bretagna con 108 e la Svezia con 105. In mezzo, al secondo posto, l’eccezione del Portogallo con 131.

L’Italia, con 39 dosi, è al di sotto della media europea. Sorprende vedere l’Islanda al primo posto dopo che nel 2020 si classificò seconda nel World Happiness Report, il rapporto sulla felicità nel mondo. Anche la Svezia, sesta per soddisfazione dei propri abitanti, è quarta per uso di antidepressivi.

“Il contesto sociale conta molto. La depressione va spesso a braccetto con solitudine e mancanza di affetto”, spiega Alfonso Troisi, che insegna Psichiatria all’università di Roma Tor Vergata, citato da Repubblica. “La realtà è che non abbiamo una definizione soddisfacente di depressione – ammette – né conosciamo con precisione le sue cause o il meccanismo che la genera. È come se volessimo trattare il diabete senza saper bene se è di tipo 1 o 2 o da cosa sia provocato”.

Gli antidepressivi in uso oggi hanno un’efficacia che oscilla tra il 30% e il 60%. “Usiamo la parola depressione – prosegue lo psichiatra – come usiamo la parola febbre: dietro a una singola espressione si nascondono condizioni di origine e gravità diversa. I farmaci che abbiamo per combattere la depressione poi non sono nati dalla conoscenza dei meccanismi del cervello. Per caso, a partire dagli anni ’50, abbiamo notato che alcune sostanze messe a punto per usi diversi erano efficaci anche contro i sintomi psichiatrici”.

Per combattere il disturbo sono stati testati nel tempo anche sostanze allucinogene come psilocibina (il principio attivo dei funghi magici), Lsd, Mdma (più nota come Ecstasy) e l’anestetico ketamina. In diversi casi hanno anche ricevuto l’approvazione delle autorità regolatorie e possono essere comunemente usati nella cura dei pazienti.

In Europa è stato autorizzato un farmaco a base di ketamina da utilizzare nei casi più gravi, da somministrare con supervisione dello specialista fino a quando l’effetto non è del tutto svanito. “Nel Regno Unito una sperimentazione con la psilocibina richiedeva la presenza di ben due psichiatri”, spiega Troisi, che osserva anche: “Non vedo come, dal punto di vista pratico, si possa somministrare su larga scala un farmaco che ha bisogno della presenza continuativa di un medico”.

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