Come liberarsi dal fumo di sigaretta? Le proposte degli esperti
Nel corso di due summit internazionali si è parlato di riduzione del danno, perché "la consapevolezza della pericolosità delle sigarette e gli slogan minacciosi non bastano". Dibattito aperto sui prodotti alternativi, che non prevedono combustione
Smettere di fumare è fondamentale per la salute, ma non tutti riescono a liberarsi da questo vizio. Per questo, si parla sempre più diffusamente di riduzione del danno attraverso soluzioni alternative, come le sigarette elettroniche e il tabacco riscaldato. L’approccio basato su “slogan perentori come ‘smetti di fumare o morirai non funziona e va cambiato”: a sostenerlo è David Khayat, ex presidente del National Cancer Institute e responsabile dell’Oncologia medica al Clinique Bizet (Parigi), che ne ha parlato nel corso terzo convegno sulla riduzione “The Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction”, promosso dalle Università di Tessalonica e di Patrasso, in Grecia.
“Come dottore non posso accettare ‘smetti o muori’ come l’unica scelta che si offre ad un paziente fumatore”, ha spiegato Khayat. “Ricordo che il 64% di quelli con una diagnosi di tumore continua a fumare. Alcuni Paesi hanno abbandonato questa strategia e introdotto dispositivi a rischio ridotto nelle politiche di controllo del tabacco, ottenendo risultati. Nel 1990 il primo fattore di rischio per il cancro riconosciuto a livello mondiale era il fumo, nel 2017 è ancora il fumo. Le sigarette tradizionali contengono oltre 6mila sostanze chimiche e particelle ultrafini, 93 di queste sono nella lista della Food and drug administration (Fda) come potenzialmente dannose, la maggior parte, circa 80, sono cancerogene o potenzialmente cancerogene. Questi rischi aumentato nel processo di combustione rispetto al riscaldamento”. Secondo l’oncologo, la comunità scientifica dovrebbe quindi “svolgere un ruolo più forte nel convincere i responsabili politici a riconsiderare e innovare le strategie di controllo del tabacco. Serve però accettare il fatto che alcuni livelli dei nostri cattivi comportamenti sono inevitabili. L’obiettivo deve essere quindi di minimizzare i danni che le persone subiscono come conseguenza di scelte poco salutari e non limitare i loro comportamenti perché questo significa limitare la libertà e non è una strada percorribile”.
La mera consapevolezza della pericolosità della nicotina non è sufficiente, come spiega anche David Sweanor, dell’università di Ottawa: “Sappiamo da decenni che il fumo è mortale e che le persone fumano per colpa della nicotina, ma muoiono per colpa del fumo. Da questo deriva un potenziale per le persone che cercano la nicotina di rivolgersi ad altri prodotti meno pericolosi. La tecnologia esiste, e ci sono esempi, come in Norvegia, Islanda e Giappone, dove la transizione verso prodotti non combustibili è già avvenuta”. Secono Sweanor, si potrebbe “aumentare l’accessibilità ai dispositivi a rischio ridotto puntando su una tassazione proporzionata agli effetti prodotti. Così i prodotti più pericolosi, come le sigarette, dovrebbero avere una tassazione più elevata rispetto ai dispositivi a rischio ridotto”. In Grecia, Paese sede del summit, è stata recentemente introdotta una nuova legislazione che permette la comunicazione sulla riduzione del rischio dei prodotti senza combustione, con affermazioni scientificamente comprovate. Karl Lund, ricercatore dell’Istituto di Salute pubblica norvegese, ha riportato il caso dello ‘snus’, il tabacco da masticare molto usato nei paesi Scandinavi e che ha dato risultati come alternativa per smettere con il fumo. “L’ingresso dello ‘snus’ in Norvegia ha ridotto il consumo di sigarette nella fascia d’età tra 16 e 30 anni – ha sottolineano nella sua relazione – e ha prodotto un netto guadagno per la salute pubblica”.
Giuseppe Biondi Zoccai, docente di Cardiologia del Dipartimento di Scienze e biotecnologie medico-chirurgiche dell’Università Sapienza di Roma, ha ricordato che “il fumo rappresenta ancora il più importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e per il cancro. Le sigarette elettroniche sono prodotti a rischio modificato che possono migliorare i tassi di cessazione e aiutare nel percorso di distacco dalle sigarette tradizionali”. Anche in Italia, la tendenza è ad abbandonare le sigarette tradizionale: “Negli ultimi quattro anni, la domanda complessiva di tabacco si è ridotta di circa 2,4 milioni di kg (-3,05 per cento rispetto al dato del 2016), principalmente dovuta alla riduzione del consumo di sigarette (-10,28 per cento, in volume, dal 2016). Parte di tale perdita può essere dovuta ad un effetto sostituzione – in ordine di rilevanza – dei tabacchi da inalazione senza combustione, dei sigaretti e del tabacco trinciato”, si legge nei dati pubblicati dall’Agenzia delle Dogane.
Il forum greco ha rappresentato anche il momento di lancio di una nuova associazione no profit: la International Association on Smoking Control & Harm Reduction (SCHORE), che avrà sede a Bruxelles e riunirà studiosi, medici ed esperti al fine di valutare in modo scientifico i nuovi prodotti, raccogliere evidenze, identificare gap nella ricerca, anche per verificare in modo indipendente i dati prodotti dall’industria del tabacco, fornire raccomandazioni e stabilire un dialogo con esperti e regolatori a livello internazionale, europeo e nazionale. L’associazione beneficerà di fondi europei e non accetterà finanziamenti dalle industrie del tabacco, ma queste, e qualsiasi istituto di ricerca, potranno avere accesso o pubblicare i loro risultati attraverso gli eventi scientifici che saranno organizza.”Crediamo – hanno illustrato i fondatori nel manifesto di SCHORE – che le strategie di controllo dovrebbero includere anche un approccio alla riduzione del danno da fumo che tenga presente anche i prodotti a potenziale rischio ridotto accanto alle tradizionali strategie per aiutare le persone a smettere e alle misure di prevenzione”.
Dei “prodotti del tabacco a rischio modificato e comunicazione del rischio” si è discusso anche al Global Tobacco And Nicotine Forum (GTNF) 2020. Moira Gilchrist, VicePresident Scientific & Strategic Communications di Philip Morris Italia ha evidenziato la necessità di informare i fumatori che non riescono a lasciare il tabacco da combustione sulle tipologie dei prodotti alternativi, sul loro funzionamento e sulla loro effettiva capacità di ridurre o contenere i rischi per sé e per gli altri. Sulla stessa linea l’intervento di Tryggve Ljung, Vicepresidente Scientific Affairs di Swedish Match. Dal suo punto di vista, il fatto che la Fda abbia dato il via libera allo “snus”, riconoscendolo come “prodotto a ridotta esposizione” a sostanze dannose “avrà effetti sull’intera industria del tabacco. E’ vero che il processo di autorizzazione è stato lungo e difficile, ma ha insegnato molto anche a noi”.