Cannabis light: ecco quali sono le differenze con la marijuana illegale
Cannabis light marijuana differenze | THC | CBD | Fa male? | Legale
Cannabis light marijuana differenze – La Corte di Cassazione ha stabilito che la vendita di qualsiasi prodotto a base di cannabis light è da considerarsi un reato. La sentenza, arrivata nel pomeriggio di giovedì 30 maggio, segue di poche settimane le aspre polemiche sulla liceità della cannabis legale sollevate dal vicepremier leghista e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Ma qual è la differenza fra cannabis legale (o light) e marijuana “stupefacente”?
Prima di tutto, c’è bisogno di fare un po’ di chiarezza. Il termine marijuana è di origine messicana e si riferisce principalmente alla cannabis quando viene utilizzata in ambito ricreativo.
Ci sono tre tipologie della pianta in questione: Cannabis Sativa, Cannabis Indica e Cannabis Ruderalis.
In sostanza, cannabis e marijuana sono la stessa cosa. La vera distinzione sta fra cannabis e canapa. Le due piante appartengono alla stessa specie vegetale ma ciò che le differenzia è nel quadro genetico che ognuna ha sviluppano negli anni e nell’ambiente in cui si è sviluppata.
Cannabis light marijuana differenze | Il THC
Il principio attivo più conosciuto che differenzia la marijuana dalla canapa è il quantitativo di tetraidrocannabinolo (o THC) presente. Questo è il maggior composto psicoattivo contenuto nelle piante di cannabis.
Il THC è il responsabile della sensazione di “sballo” che tanto fa preoccupare i nemici della marijuana. Gli effetti sono più o meno forti a seconda della sua concentrazione e provocano stimoli a livello celebrale. Proprio per questo motivo la cannabis è diventata così utilizzata soprattutto a scopo ricreativo.
Anche se considerato illegale per via delle alterazioni che provoca, il THC ha dimostrato di possedere alcune proprietà mediche. È stato infatti verificato come riesca ad agire in maniera efficace su malattie croniche e gravi disturbi perché offre sollievo e riduce i dolori. Inoltre, al contrario dei farmaci, non offre effetti collaterali dannosi.
Cannabis light | CBD
Un altro componente importante della pianta di cannabis è il cannabidiolo (o CBD). Questo, a differenza del THC non è un composto psicoattivo, non agisce dunque sulle connessioni celebrali e non provoca le sensazioni di alterazione.
Non possedendo proprietà psicoattive, il principio attivo è considerato buono, sicuro e legale in tutto il mondo.
Inoltre il CBD, se associato al THC è in grado di potenziarne l’efficacia analgesica e prolungarne la durata di azione. Contemporaneamente però bilancia gli effetti collaterali che il THC ha sulla frequenza cardiaca, respirazione e temperatura del corpo.
I suoi benefici sono molteplici. È molto efficace nel trattamento della schizofrenia, l’ansia e la depressione. Molti pazienti affetti da questi disturbi riescono a migliorare la loro qualità di vita. Inoltre il CBD è utilizzato per trattare disturbi fisici come infiammazioni, emicranie e spasmi muscolari.
Attualmente in Italia, la Legislazione sulle droghe leggere permette l’uso medico e il consumo personale fino a 5 grammi. Inoltre è consentita la vendita e la detenzione nei casi in cui il quantitativo di THC sia uguale o inferiore allo 0,2 per cento. Se si va oltre lo 0,6 per cento si può incorrere in sanzioni.
La legalizzazione può combattere la mafia?
Sul tema si è espresso anche il ministro dell’Interno Luigi di Maio che ha commentato a Radio anch’io su Radio Uno: “Dire di essere contro la droga è come dire di essere per la pace nel mondo siamo tutti d’accordo: più controlli fa meglio è, nessuna volontà di non sostenere il ministro dell’Interno nella lotta alla droga. Controlli, per carità, e immagino anche lotta alla mafia”.
Secondo alcuni, la legalizzazione della cannabis light è un buon modo per dar fastidio alle organizzazioni criminali, i cui principali business sono incentrati sullo spaccio. In particolare la marijuana, essendo una droga leggera, fa parte integrante del mercato criminale.
Secondo alcuni, attraverso la vendita autorizzata negli shop, si ridurrebbe sia il consumo di sostanze alterate dalle coltivazioni abusive e quindi nocive, sia lo spaccio illegale della sostanza, riducendo, anche solo di poco, gli introiti delle organizzazioni illecite.
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