Il leghista Zaia: “L’omosessualità non è una malattia, l’omofobia sì. Basta tabù sui diritti”
Zaia: “L’omosessualità non è una malattia, l’omofobia sì”
“L’omosessualità non è una patologia, l’omofobia invece sì”: a dichiararlo in un’intervista è il leghista Luca Zaia, governatore del Veneto.
Intervistato da La Stampa, l’esponente del Carroccio ha affermato: “È una questione di libertà e di rispetto, chi non lo comprende è fuori dalla storia e offre agli avversari l’opportunità di imbastire battaglie ideologiche, magari con finalità diversive”.
“Il centrodestra deve cambiare pelle rispetto a trent’anni fa, mi aspetto che sia più inclusivo e attento ai cambiamenti, libero dai complessi di inferiorità sul versante culturale e dai tabù in materia di diritti, nuove famiglia e sessualità” aggiunge il governatore del Veneto.
Zaia, poi, si è detto dispiaciuto del fatto che in questa campagna elettorale “si parli poco dei giovani. Saranno anche minoritari in una popolazione di adulti e anziani ma rappresentano il nostro futuro. Chi prescinde da loro, o si limita a lisciarli con parole di circostanza, non favorisce il progresso ma il declino dell’Italia”.
Il presidente della regione Veneto, quindi, avverte il centrodestra: “Non si governa sondaggi alla mano, bisogna pensare alle nuove generazioni non alle prossime elezioni. All’insorgere della pandemia, quando ho chiuso Vo’ e firmato le prime ordinanze, la maggioranza dell’opinione pubblica era contraria alle restrizioni, giudicava il Covid una banale influenza. Allora ho incassato critiche durissime ma ho fatto ciò che ritenevo giusto e necessario”.
Sull’autonomia del Veneto, invece, Luca Zaia afferma: “Confido che in caso di successo il centrodestra attui la riforma federalista e lo faccia in tempi rapidi. Viceversa, non sarà più credibile. L’autonomia non è un cadeau al Nord bensì, l’ha ricordato il Capo dello Stato, una scelta di modernità e di legalità costituzionale. È il grimaldello più efficace per modernizzare il Paese”.