Vittorio Sgarbi, la giunta nega l’immunità: andrà a processo per le offese a Mara Carfagna
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Vittorio Sgarbi, la giunta nega l’immunità: andrà a processo per le offese a Mara Carfagna
Niente immunità per Vittorio Sgarbi. Il sottosegretario alla Cultura andrà a processo per gli insulti rivolti nel 2020 a Mara Carfagna, che da vicepresidente della Camera gli aveva chiesto di indossare correttamente la mascherina in aula.
Oggi la giunta per le autorizzazioni della Camera ha approvato all’unanimità la relazione della dem Antonella Forattini, ritenendo “sindacabili” le frasi espresse da Sgarbi dopo il richiamo dell’attuale presidente di Azione.
“Mi hanno cacciato dal parlamento per quindici giorni, la conferenza dei capigruppo del cazzo, con la Sor-cagna, con la Carfagna, la Sorcagna che dice, la Sorcagna ecco la Sorcagna che dice: ‘Ha cercato anche di negare di avermi insultata’; ma come posso insultare una che non esiste, ma vaffanculo”, una delle frasi dette da Sgarbi in tre video pubblicati su Facebook dopo l’episodio. “Io la mascherina la indosso come voglio e farei meglio a non indossarla perché fa male. Serve solo il distanziamento sociale. Capra!”, un altro degli attacchi a Carfagna, definita anche “intollerabile cretina” e “poveretta” che si troverebbe in parlamento “solo per essere stata in ginocchio davanti a Berlusconi”. “Capre! Carfagna capra! Mi fa schifo che mi rappresentiate in parlamento, sono stato cacciato, tornerò per mandarvi a fare in culo come vi meritate, ridicoli, schifosi, balordi, orridi, addio”.
“Quella intollerabile cretina della Carfagna dice ‘isolatevi’; quella poveretta, in parlamento solo per essere stata in ginocchio davanti a Berlusconi. Capre! Carfagna capra! Mi fa schifo che mi rappresentiate in parlamento, sono stato cacciato, tornerò per mandarvi a fare in culo come vi meritate, ridicoli, schifosi, balordi, orridi, addio”
Parole che secondo la difesa di Sgarbi rientrano nella “insindacabilità delle opinioni espresse” e sarebbero “connesse all’esercizio della funzione parlamentare”. Il caso adesso finirà di fronte al tribunale civile di Roma.