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La vittoria di Bucci e l’importanza del peso demografico alle regionali

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A sinistra Marco Bucci, a destra Andrea Orlando. Credit: AGF

C’è un elemento che potrebbe sfuggire nella vittoria di Marco Bucci su Andrea Orlando alle elezioni regionali liguri di ieri, ed è un elemento che mostra come nella scelta di una candidatura, soprattutto in un contesto come quello di una regione, sia bene tenere in considerazione al fianco di elementi politici anche elementi di natura demografica. In questo caso, scegliere un candidato che ha il proprio principale bacino di voti nella città più popolosa, Genova di cui Bucci è sindaco, ha giocato un ruolo determinante per la vittoria del centrodestra, tanto più perché arrivata con un margine ridotto – l’1,4 per cento circa – e nonostante nel capoluogo ligure il più votato sia stato Orlando.

Partiamo dai dati. Marco Bucci è stato eletto presidente con il 48,8 per cento dei voti, sconfiggendo Orlando che ha ottenuto il 47,4. Nel solo comune di Genova, Orlando è arrivato in testa con il 52,3 contro il 44,3 di Bucci: un vantaggio di otto punti dell’ex ministro sul sindaco, un dato apparentemente molto negativo per quest’ultimo, ma solo apparentemente, perché se la vediamo da un altro punto di vista può essere risultato non solo positivo, ma addirittura determinante. Se prendiamo infatti il dato delle europee dello scorso giugno, i partiti di centrodestra che in queste regionali hanno sostenuto Bucci – Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare – hanno preso, insieme, meno del 35 per cento. In pochi mesi il centrodestra ha recuperato nel capoluogo ligure un 9 per cento di consensi, e questo sicuramente in parte anche grazie alla scelta del sindaco di Genova come candidato.

Ma questo non è stato determinante solo per il risultato di un singolo comune. Il capoluogo ligure, infatti, ha una popolazione pari al 54 per cento di quella di tutta la Liguria. Genova, per quanto il suo sindaco oggi sia di centrodestra, è una città storicamente di sinistra, come mostrano anche i dati delle ultime europee. Per il centrosinistra, una vittoria con largo margine nel comune di Genova alle regionali può portare alla vittoria della presidenza della Liguria, mentre per ragioni speculari il centrodestra deve cercare di contenere le perdite nel capoluogo.

Tradizionalmente, la geografia elettorale ligure vede la provincia di Imperia e l’ovest di quella di Savona come principali feudi. Il centrosinistra Genova città, Savona città e la provincia della Spezia. Se un candidato non riesce a rompere questo schema, oltre ad accaparrarsi le zone in bilico deve cercare di fare il pieno di voti nelle sue roccaforti, soprattutto in quelle più popolose. Questo è risultato determinante in tutta una serie di elezioni recenti: in Sardegna, ad esempio, Alessandra Todde ha vinto – anche lei di un margine ridotto – trainata da un ottimo dato a Cagliari e Sassari (in entrambe ha vinto con un margine superiore ai 15 punti), le due città più popolose della regione. E questo nonostante il candidato di centrodestra fosse Paolo Truzzu, il sindaco del capoluogo. Discorso simile alle regionali in Emilia-Romagna del 2020: Stefano Bonaccini riuscì a vincere con largo margine nei comuni più popolosi, ma soprattutto a Bologna, la città più popolosa della regione, in cui arrivò a sfiorare addirittura il 65 per cento. In un momento storico in cui il centrosinistra risulta sempre più radicato soprattutto nelle aree urbane e meno nelle zone suburbane e nei paesi piccoli, per vincere diventa necessario fare il pieno in questi contesti mentre il centrodestra deve lavorare per evitare di lasciare agli avversari un margine di vantaggio troppo ampio nelle stesse aree.

Scegliendo un candidato in grado di evitare una vittoria a valanga del centrosinistra a Genova città, dove PD e alleati sono strutturalmente favorevole e dopo il terremoto della giunta di Giovanni Toti avrebbero potuto prendere il largo, il centrodestra ha saputo recuperare abbastanza voti nel centro più popoloso della regione, abbastanza da ottenere un sorpasso che, seppur marginale, è stato determinante alla vittoria. Senza quei nove punti percentuali nel solo comune di Genova che il centrodestra ha saputo guadagnare rispetto alle europee dello scorso giugno, dati alla mano, Marco Bucci non avrebbe vinto queste elezioni.

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