Virginia Raggi a TPI: “Il Pd di Roma ha relazioni simil-feudali. Noi abbiamo spezzato un sistema”
Sul nuovo numero del settimanale The Post Internazionale - TPI, in edicola dall'1 ottobre, l'intervista completa di Giulio Gambino alla sindaca di Roma Virginia Raggi, che corre per un secondo mandato. Di seguito alcuni estratti video del colloquio con l'esponente M5S
Il Partito democratico ha diverse correnti, ma soprattutto c’è un partito nazionale e c’è un partito romano. Il partito romano è quello che ha una serie di intrecci e relazioni simil-feudali all’interno di Roma”. A dirlo è la sindaca di Roma Virginia Raggi, in un’intervista pubblicata sul nuovo numero del settimanale di The Post Internazionale – TPI, in edicola da venerdì 1 ottobre, a due giorni dalle elezioni amministrative nella capitale. La prima cittadina, intervistata dal direttore di TPI Giulio Gambino, ha dichiarato di sentirsi “scomoda” verso una parte dell’establishment, inclusi gli esponenti dem della Capitale. “Ho sempre detto quello che pensavo, probabilmente sono un po’ scomoda per qualcuno”, dice.
Raggi rivendica i risultati raggiunti durante la sua amministrazione: “Mi sono rimessa a fare bene le cose. I conti sono in ordine, ce l’ha certificato Standard&Poor’s. Ho dato la possibilità a tutti gli imprenditori di lavorare per l’amministrazione capitolina, non solo a chi conosceva i politici. Questo ci è stato riconosciuto da tante aziende, che sono venute a dirci: ‘Noi con Roma prima non potevamo lavorare, perché non conoscevamo nessuno’. Abbiamo spezzato un sistema”.
La sindaca lancia una stoccata anche nei confronti del candidato Pd per le amministrative, Roberto Gualtieri. Manifesta solidarietà all’ex sindaco Marino, per il modo in cui fu defenestrato. Ma si è messo in lista i suoi accoltellatori. “Mi chiedo il perché di questa scelta. Queste stesse persone, nel frattempo, hanno fatto carriera nel Pd, sono diventati dirigenti. Di fatto il Pd torna indietro di 10 anni”.
Sul consenso che vanta nelle zone più periferiche della Capitale dice: “Io sono il sindaco di tutti, ma ho iniziato a lavorare dove c’era più bisogno. Le periferie sono state più dimenticate rispetto al resto della città”. Poi aggiunge: “Quello fatto in questi 5 anni è un lavoro di ricostruzione. Quando si inizia a costruire una casa si parte dalle fondamenta per poi tirar su i muri”. E conclude: “Mi ricandido perché c’è ancora tanto da fare, e io lo so fare. Sono l’unica dei candidati sindaci che ha guidato la macchina per 5 anni. L’ho fatto durante la pandemia, gestire 3 milioni di abitanti in questa fase non è stato facile…” Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI, clicca qui.