Scuola, Valditara sugli scioperi: “Strumento superato, non tira più. È finito quello spirito sessantottino”
“Penso sia cambiato qualcosa in profondità: lo sciopero come strumento di lotta politica non tira più. Non funziona più. Si è chiusa, o si sta chiudendo, un’epoca”: il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ridimensiona la portata di un diritto tutelato dalla Costituzione italiana parlando della forma di protesta spesso utilizzata dai docenti.
“Credo sia finita quell’idea antica, forse sessantottina, della scuola come luogo di militanza politica”, dice in un’intervista al Foglio, ricordando di voler proseguire sulla strada tracciata al momento del giuramento: “È ora di avviare una stagione di confronto costruttivo, nella logica di quella grande alleanza fra docenti, studenti, famiglie, istituzioni, parti sociali che ho da subito auspicato”.
Nonostante le difficoltà per far quadrare i conti nella legge di bilancio, che ha visto lo stanziamento di 21 miliardi soltanto per ammortizzare il caro-bollette, Valditara rivendica lo stanziamento di 1,8 miliardi in 3 anni di risorse per la scuola.
“Docenti e personale scolastico si sono accorti – spiega – che è stato appena chiuso un contratto importante che dà un aumento di 124 euro medi mensili, e che ha anticipato a dicembre gli arretrati di stipendio per circa 2.400 euro in media a persona”.
Nonostante ciò però gli stipendi degli insegnanti in Italia sono tra i più bassi d’Europa, e spesso gli edifici scolastici sono fatiscenti e pericolanti.
“Gli insegnanti oggi vogliono risposte concrete, sono interessati a quello che accade nei loro istituti, vogliono capire le strategie complessive che ispirano l’azione di chi governa”, prosegue il ministro Valditara, che per quanto riguarda quest’anno ha strappato lo stanziamento dei soliti 500 milioni di euro per la scuola pubblica, gli stessi dell’ultima manovra, neanche aumentati in funzione dell’inflazione. Per quanto riguarda i fondi destinati alle scuole private, invece, c’è stato un aumento di 70 milioni di euro.