Nicola Zingaretti al TPI Fest: “Il campo largo? Mai più lacerazioni, tutti avrebbero dovuto investire di più sulle alleanze”
“Campo largo? Mai più lacerazioni. Tutti avrebbero dovuto investire di più sulla cultura delle alleanze”: è quanto dichiarato dal governatore del Lazio ed ex segretario del Pd Nicola Zingaretti durante la seconda serata del TPI Fest, la festa di The Post Internazionale, che per la prima volta si tiene a Bologna, presso la Tettoia Nervi alla Bolognina, nella appena inaugurata Piazza Lucio Dalla.
Come si fa a fare le cose che riempiono la bocca della politica e dei politici?
“Secondo me facendo di tutto per evitare che il futuro parlamento assomigli al parlamento che è andato a casa qualche settimana fa. C’è la politica che sbaglia, ma quello che ci ha governato negli ultimi 5 anni era un parlamento nato nel 2018 con una destra forte. Si è fatto muro fino all’affossamento per il ddl Zan. Bisogna fare di tutto perché il nuovo parlamento non assomigli in nulla al vecchio. Trovo osceno che i leader italiani che si rifanno ad Orban non hanno detto niente su quello che sta facendo. Rifiuto la demagogia che porta a dire che la politica sia tutta uguale”.
Ok, ma non mi ha risposto. Cosa proponete?
“Le proposte le fanno tutti, la differenza la fa la credibilità della politica che quando c’è un problema lo combatte. Sul covid c’è stato chi ha fatto i vaccini e chi è andato a dire il contrario, cavalcando ad esempio il mal di pancia dei ristoratori. La cosa più importante è la credibilità”
In che modo la sinistra può tracciare un solco a discapito della destra?
“Dietro degli slogan spesso si nascondono nuove forme di repressione rispetto ai diritti delle persone. Compreso lo smart working. Il reddito minimo è una delle priorità assolute possibili. Tanto sfruttamento nasce dall’idea che i soldi per i salari non si trovano mai. Trovo osceno che in questo Paese quando si fanno gli abusi sulla casa (110 per cento, ad esempio) non ne parla nessuno… Ma poi si guarda al Reddito di cittadinanza… C’è aggressione nei confronti degli ultimi. La politica, tutta, si deve assumere le proprie responsabilità”.
Oggi un altro ragazzo, l’ennesimo, è morto sul lavoro durante l’alternanza scuola-lavoro. Ormai è una costante drammatica. Perché non se ne sente parlare in campagna elettorale di questo tema?
“La follia non è nell’idea del collegamento scuola-lavoro. E’ nell’aver scaricato ai professori oltre agli oneri della formazione, gli oneri di come continuare il percorso nel mondo del lavoro. Si può rimediare. Non permettendo a tutti di accogliere giovani per fare scuola-lavoro. Mettere un censimento e bollino di affidabilità per il tipo di lavoro che vai a fare. Tutto dentro una strategia nella quale gli stage gratuiti siano vietati. Sono sfruttamento. Si può rimediare: lo possono fare sia i comuni sia le regioni”.
La classe dirigente della politica italiana negli ultimi 10 anni ha peccato di coraggio?
“Io non credo che sia questo il problema. Ma di aver peccato di subalternità ad un pensiero sbagliato. Da un certo punto della storia hanno chiamato la cultura politica di sinistra “riformismo”. Il riformismo deve avere un’anima e per la sinistra deve essere quella di migliorare la vita delle persone dentro la democrazia. Dovevamo dimostrare che la dignità della persona doveva rimanere integra anche durante la globalizazione”.
Chiara Ferragni ha 27,6 milioni di follower ed è stata più dura del PD contro la Meloni… Pericolo per la politica?
“La Ferragni orienta più anche di TPI… Il problema ci accomuna… Ho rispetto sacrale dei giornali e dei giornalisti. Il fenomeno degli influencer riguarda tutti, anche la politica”.
Può essere un pericolo o opportunità?
“Solo se questa capacità di influenza avviene dentro un pluralismo dove tutti hanno accesso e possono dire la loro. La possibilità di dibbattere e dire che non sono d’accordo con la stessa autorevolezza. Guai a pensare che la soluzione sia la censura dello strumento. Se la Ferragni dice qualcosa contro di me, posso dire che non sono d’accordo. Tutti devono avere diritto di dire la propria. Sempre”.
Perché il PD ha difficoltà nel comunicare anche con coloro che lo votano?
“Questa è una sua opinione. Se c’è uno in questa piazza che avendo un incarico di rilievo ha avuto la forza di alzarsi dalla poltrona e fare una denuncia fortissima al PD sono io. Io sono presidente di Regione ma ho combattuto e ho denunciato e mi sono arrabbiato, ma mai ho usato il piccone per distruggere. Se uno viene eletto dentro un partito, non può il giorno dopo andarse e distruggero. Lo trovo ignobile”.
Quando decise di dimettersi da segretario del PD usò parole molto forti. Oggi quel male è stato estirpato?
“Io penso di sì. la rottura è servita per ritrovare coerenza e modo di condurre una battaglia politica. Poi dopo il 25 vedremo… Ora dobbiamo contrastare la destra. A me preoccupa Orban, ma molto di più i silenzi in Italia su quello che sta facendo”.
Lei, fautore del campo largo, cosa pensa della situazione attuale? Cosa fare dopo il 25 settembre?
“Rivendico la giustezza delle scelte compiute da me nel 2019 di tirare fuori il PD dall’isolamento politico in cui era. Le grande alleanze fatte ci hanno fatto vincere in tante realtà. Guido la regione Lazio con un’allenza larga che governa bene e credo che se rimessa in piedi nello stesso modo possa rivincere nel Lazio. Tutti avrebbero dovuto investire di più sulla cultura delle allenze. Bisogna condividere punti comuni. Non scontrarsi sempre sui punti di lontananza che creano lacerazioni. I passi in avanti dell’umanità ci sono stati sempre quando questo è avvenuto”.
Ci dobbiamo preoccupare solo delle interferenze dei russi nelle nostre elezioni o anche degli americani?
“Se va avanti così non so cosa possa succedere. Bisogna sapere la verità. Chi ha diffuso notizie o interpretazioni dica la verità. Il governo italiano, e mi sembra Draghi lo abbia fatto, chieda se è vero o no. Quello che logora la democrazia sono anche le allusioni. Campo minato. La battaglia per la verità qualunque essa sia va fatta”.
Per mesi si è parlato ossessivamente dell’agenda Draghi. Ma come vi è venuto in mente di interstardirvi su questa strada?
“Oggi è finito un abuso. Un imbroglio. Noi abbiamo avuto una lista che si presenta alle elezioni, Calenda-Renzi, su una proposta politica che non è mai esistita. Quella di andare verso un nuovo governo presieduto da Draghi. Ma è evidente che a forza di tirarlo per la giacca il Premier si è sentito in dovere di dire la verità: l’ipotesi non esiste. Sarà il futuro parlamento che dovrà lavorare sulla base di quello che hanno proposto. Quella stagione si è conclusa”.
Domanda degli studenti presenti sul palco: negli ultimi anni il PD ha espresso il ministero del lavoro, con quale credibilità ne parlate ora? Fratoianni è con voi ma non ha mai votato la fiducia a Draghi, a differenza di Conte… Come spiega questa situazione?
“Non è vero che il PD esprime il ministero del lavoro da tanti anni. Ora c’è Orlando che è bravissimo, prima c’era Di Maio. Negli ultimi 5 anni non è accaduto. Dire che il mercato deve creare lavoro è stato sbagliato. Non solo non serve, ma il tema non è quello. Grazie all’Europa e al governo Conte 2 con il Pnrr, le politiche sul lavoro introducono una grande novità: reddito minimo, politiche attive del lavoro. Su Fratoianni? Io volevo l’accordo con il 5 stelle e ho lavorato tanto per questo. Di quello che è successo con il governo Draghi parliamone dal 26 settembre… Ora parlarne serve solo a lacerare i rapporti e non è il caso secondo me”.
Che clima trova nelle periferie e come voteranno?
“Il clima dipende da te: se sei stato coerente, se hai lavorato bene. Io faccio diversi blitz, Corviale è il più grande cantiere edilizio green d’Europa… La situazione lì è cambiata tre anni fa. E’ tornata la legalità. Che clima trovo? Si trova il clima che uno si merita”.
E’ ottimista sul voto delle periferie?
“Io combatto per quello che so. So che le persone ti giudicano. La colpa non è mai degli elettori, ma sempre della politica. A Roma sono ottimista. Ma il tema è essere rispettati per aver fatto il proprio dovere”.
Domanda degli studenti sul palco: il diritto agli studenti fuori sede di votare non è garantito per queste elezioni. E’ una democrazia questa?
“Che non ci sia questo riconoscimento è sbagliato. Però non dirò mai che per questo non possiamo definirci in una democrazia. Che ci debba essere una battaglia è lapalissiamo e va fatto. Allo Stato non costerebbe nulla, ma non ditemi che non c’è democrazia in Italia per questo. Ho la sensazione che la democrazia la dovremo difendere con le unghie e con i denti nel prossimo futuro”.
TPI FEST 2022
La festa di The Post Internazionale quest’anno sbarca a Bologna, da giovedì 15 a sabato 17 settembre 2022, presso la “Tettoia Nervi“, in piazza Lucio Dalla, nel cuore pulsante dello storico quartiere della Bolognina. Tre serate, tre temi diversi: 1. L’agenda sociale del Paese; 2. La Destra al potere?; 3. Una nuova visione del mondo. Il tutto a pochissimi giorni dalle elezioni politiche del 25 settembre. Un importante momento per confrontarsi sulle idee. Numerosi gli ospiti: dall’ex segretario del Pd Nicola Zingaretti al leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, dal governatore dell’Emila-Romagna Stefano Bonaccini all’ex sindaco di Torino Chiara Appendino. Lo slogan del TPI Fest è: Fatti un’idea. La tua. La manifestazione culturale è patrocinata dal Comune di Bologna ed è libera e ad ingresso gratuito. L’evento è anche l’occasione per festeggiare insieme il primo anniversario della nascita del nostro settimanale The Post Internazionale.