Taglio dei parlamentari, raggiunto il quorum per il referendum: bloccata la riforma
Con la firma del deputato Giacobbe è stato raggiunto il quorum di un quinto dei componenti di una Camera per convocare il referendum confermativo sulla legge sul taglio dei parlamentari: riforma al momento bloccata
Taglio parlamentari, raggiunto quorum per referendum confermativo: riforma bloccata
Oggi, mercoledì 18 dicembre 2019, in Senato è stata depositata la firma decisiva per bloccare la riforma del taglio dei parlamentari e avviare il referendum confermativo: con il nome di Francesco Giacobbe, esponente del Pd eletto in Australia, è stato così raggiunto il quorum perché la riforma costituzionale non diventi automaticamente legge, ma passi prima per il voto degli italiani.
Le firme, custodite in un ufficio di Palazzo Madama, nelle prossime ore saranno trasmesse alla Corte di Cassazione. In questo modo, si blocca ufficialmente l’iter per l’entrata in vigore della legge. I risultati saranno presentati oggi pomeriggio in una conferenza stampa (alle 17:30 alla Camera) per rendere note le adesioni pervenute e comunicare le iniziative da intraprendere.
Si tratta di un’ottima notizia per tutte quelle forze politiche che in questi mesi sperano nella convocazione di elezioni anticipate. Adesso che l’iter per l’entrata in vigore del taglio dei parlamentari è stato bloccato, in attesa del referendum confermativo, in caso di nuove elezioni verrebbero eletti infatti 945 parlamentari, senza alcuna delle riduzioni previste dalla legge votata lo scorso ottobre.
Con la legge del taglio dei parlamentari, infatti, il numero dei deputati calerebbe da 630 a 400. Quello dei senatori invece da 315 a 200. Ci sarebbe quindi il 36,5 per cento in meno degli attuali componenti elettivi, 230 deputati e 115 senatori in meno.
Perché viene convocato il referendum confermativo
Il taglio dei parlamentari è una riforma costituzionale, cioè una legge che modifica un articolo della nostra Costituzione. Per approvare questo tipo di riforme è necessaria una procedura aggravata, che prevede due successive votazioni in ciascuna Camera, distanti almeno tre mesi l’una dall’altra, con maggioranza assoluta dei componenti nella seconda votazione.
Questo iter si è concluso con la votazione dello scorso ottobre. Ma l’articolo 138 della Costituzione stabilisce anche che le leggi costituzionali siano sottoposte a referendum popolare se, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne fanno domanda un quinto dei membri di una Camera o 500mila elettori o cinque Consigli regionali.
Con la firma numero 64 del deputato Giacobbe, è stato raggiunto così il quorum di un quinto dei membri di una Camera. E così da oggi inizieranno le pratiche per convocare il referendum confermativo che, ricordiamo, non prevede il raggiungimento del quorum del 50 per cento di partecipazione per essere considerato valido.