“Stop brevetti, ora tocca a Draghi”: intervista alla direttrice di Change.org Italia
Stephanie Brancaforte: "L'Italia può giocare un ruolo fondamentale nella sospensione dei brevetti, Draghi e gli altri leader europei diano un messaggio di solidarietà. Di fronte alla crisi internazionale della pandemia bisogna superare la logica del profitto. Le iniziative dal basso ci ricordano che come esseri umani siamo capaci di fare cose bellissime"
Sulla piattaforma Change.org sono state lanciate diverse petizioni a favore della sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid. Tra queste, l’iniziativa #PeopleOverProfit – partita dall’India – ha raccolto in pochi giorni oltre 120mila firme. Dopo la svolta del presidente Usa Joe Biden, che si è detto favorevole alla liberalizzazione dei brevetti, TPI ha intervistato Stephanie Brancaforte, direttrice di Change.org Italia.
Brancaforte è esperta di diritti umani e di geopolitica: in passato ha lavorato a livello internazionale per Avaaz, Amnesty International, Corte Penale Internazionale, Dipartimento di Stato americano e Tribunale Speciale Iracheno sui crimini dell’ex regime. Ha documentato gli abusi dei diritti umani durante la Primavera araba portandoli all’attenzione dei media e infine guidato il progetto globale di Greenpeace per la lotta ai cambiamenti climatici.
Quella di Biden è una svolta umanitaria o c’è anche una logica economica?
“Sicuramente c’è un tema di sensibilità alle questioni umanitarie. In particolare nelle ultime settimane c’è stata una forte pressione da parte dell’opinione pubblica, come dimostrano anche diverse petizioni lanciate su Change.org negli Stati Uniti e India che hanno raccolto decine di migliaia di firme. C’è poi un forte interesse economico e strategico nello sconfiggere la pandemia a livello globale. Anche il ruolo del vaccino russo Sputnik e altre forme di diplomazia vaccinale avranno fatto riflettere. Ma non dimentichiamo che Biden già in campagna elettorale aveva promesso la sospensione dei vaccini”.
Quello che sta accadendo in India ha probabilmente provocato un’accelerazione nelle tempistiche.
“È drammatico. E adesso stiamo parlando di vaccini, ma c’è anche tutto il tema dell’accesso all’ossigeno e ad altri prodotti sanitari: anche qui si sono intraviste logiche di cartello tra le aziende che possono condizionare molto la capacità di rispondere alla pandemia.
Contro la sospensione dei brevetti sono state avanzate in particolari due obiezioni: la campagna vaccinale rallenterà e le case farmaceutiche saranno disincentivate in futuro nel fare ricerca.
“Non è che dall’oggi al domani avremo immediatamente più dosi, ma intanto iniziamo col rimuovere gli ostacoli. Dopodiché, potremo concentrarci sull’incrementare la produzione. Quanto alle case farmaceutiche, queste aziende hanno registrato ricchi guadagni con la pandemia e hanno beneficiato del sostegno pubblico alla ricerca. Siamo di fronte a una crisi internazionale e tutti devono fare la propria parte. E poi, anche con la sospensione dei brevetti, le aziende farmaceutiche potranno continuare a produrre: insomma, non si troveranno di colpo a lavorare gratis”.
Non sarà semplice, però, convincere queste multinazionali a mettere a disposizione i loro brevetti.
“Spesso queste aziende agiscono solo nella logica del profitto e sappiamo che non sarà facile far cambiare questo orientamento. Ma il momento di cambiare è arrivato. Anche le case farmaceutiche rischiano un boomerang in termini di immagine se si oppongono in modo forte alla sospensione”.
Cosa può fare l’Italia in questo quadro?
“L’Italia può giocare un ruolo fondamentale. Anche noi abbiamo purtroppo avuto i nostri problemi con le consegne dei vaccini e forse questo ci ha reso più sensibili al tema. Draghi e gli altri leader europei hanno l’opportunità di dare un messaggio molto forte di solidarietà. È anche nel loro interesse nazionale, perché solo sconfiggendo la pandemia a livello internazionale saremo ‘sicuri a casa nostra’”.
Quali iniziative concrete dovrebbe assumere Draghi?
“Chiedere la sospensione dei brevetti. Incoraggiare chi ha stoccato tante dosi a renderle disponibili a Covax (il programma dell’Oms per l’accesso equo ai vaccini anti-Covid, ndr). Fare della vaccinazione globale una priorità. Chiedere di rendere più democratico il sistema di accesso all’ossigeno e agli altri beni di prima necessità nella gestione della pandemia”.
A partire magari già dal summit europeo informale di questo weekend a Porto…
“Certamente. Poi il 21 maggio ci sarà il Global Health Summit a Roma e a giugno il G7 in Inghilterra. Sono appuntamenti importanti per far arrivare il messaggio e aiutare l’India e gli altri Paesi”.
Quanto ha contato la pressione dell’opinione pubblica nell’arrivare a questa svolta di Biden?
“Ci sono tante iniziative dal basso, su Change.org lo vediamo quotidianamente. Possono sembrare attività naif, perché ormai ci siamo abituati a una situazione di capitalismo sfrenato in cui il profitto degli azionisti è l’unica cosa importante. Ma i sistemi come questo vanno riconsiderati nei momenti di crisi. Noi come esseri umani siamo capaci di fare cose bellissime insieme, quando abbiamo una logica di interesse condivisa. Ci sono almeno tre aspetti che io credo vadano considerati”.
Quali?
“Primo: l’importanza del vostro lavoro – il lavoro dei media intendo – nel far capire quanto sia drammatica la situazione in India. Secondo: le tante azioni dal basso mirate per avanzare richieste forti e mettere pressione ai decisori. Terzo: abbiamo capito che siamo tutti esposti, se non si controlla la pandemia a livello globale”.
Su 8,6 miliardi di dosi di vaccino acquistate nel mondo, 6 miliardi sono stati assorbiti da Paesi ricchi o medio-ricchi.
“La disuguaglianza nell’accesso ai vaccini rischia di ampliare la disuguaglianza economica tra il Nord e il Sud del mondo. Nell’economia globalizzata una crisi in India può diventare in breve tempo una crisi planetaria. Con effetti anche sui flussi migratori, a cui l’Italia dovrebbe fare particolarmente attenzione”.
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