“Con la proroga dello Stato di emergenza a rischio le libertà fondamentali”: il costituzionalista Cuocolo a TPI
"In Italia le regioni sono state del tutto espropriate dei loro poteri. Lo Stato di emergenza si può prorogare se c’è un’emergenza in atto, non se c’è un timore di un’emergenza futura"
L’ipotesi di proroga dello stato di emergenza da parte del Governo è entrata prepotentemente nel dibattito politico. Tra i diversi punti di vista sono emersi quelli dei rappresentanti del mondo imprenditoriale e produttivo, che temono rischi sull’economia, ma anche quelli di medici (come Alberto Zangrillo) e giuristi, che evidenziano i pericoli per le libertà costituzionali. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha spiegato che sulla proroga dello stato di emergenza, al momento, nulla ancora è stato deciso da parte dell’esecutivo. TPI ha intervistato su questo tema Lorenzo Cuocolo, Professore ordinario di Diritto pubblico comparato presso l’Università di Genova e l’Università Bocconi.
Prof. Cuocolo, iniziamo con le basi: cosa comporta lo stato di emergenza?
Lo stato di emergenza porta a concentrare una serie di poteri nella sede del governo, della Presidenza del Consiglio e del Dipartimento Protezione Civile. Consente di muoversi e di agire con ordinanze che vanno al di là dei normali procedimenti previsti dalla legge.
Come vede l’ipotesi di proroga?
La proroga è una possibilità prevista dalla legge e può essere deliberata attraverso il Consiglio dei Ministri. Qualche perplessità c’è perché lo Stato di emergenza si può proclamare o prorogare se c’è un’emergenza in atto, non se c’è un timore di un’emergenza futura.
In passato era mai stato dichiarato lo stato d’emergenza a livello nazionale?
È stato adottato solo a livello locale. A livello nazionale no, anche si fece un grande dibattere negli anni ‘70 quando c’erano le Brigate Rosse, sull’opportunità di ricorrere a forme di gestione emergenziale, ma poi si decise di utilizzare strumenti ordinari e leggi speciali.
Qual è il rapporto tra la nostra Costituzione e lo stato di emergenza?
La nostra Costituzione non prevede stato di emergenza, a differenza di altre costituzioni più recenti che lo prevedono, ad esempio, per le calamità naturali. La nostra Costituzione prevede come unico stato eccezionale rispetto alla regola, lo stato di guerra.
Come impatterebbe la proroga sulla vita dei cittadini?
Lo stato di emergenza di per sé non vuol dire limitare i diritti fondamentali, ma vuol dire creare una base sulla quale si possono innestare dei provvedimenti limitativi delle libertà fondamentali. Quindi si tratta di un provvedimento da guardare con estrema prudenza.
Quali sono i rischi?
Nel momento in cui si attribuisce al governo la possibilità di incidere sulle libertà fondamentali si va contro i più importanti cardini dello stato di diritto, innanzitutto il principio di separazione dei poteri e il principio di responsabilità parlamentare. Così facendo si dà al potere esecutivo la facoltà di agire su libertà come quelle di circolazione e di impresa.
Quale rapporto si è sviluppato tra potere nazionale e enti locali in Italia e nel mondo?
Questa pandemia ha portato tutti gli ordinamenti ad accentrare i poteri a livello di governo centrale. Stiamo parlando di una rottura dei normali equilibri costituzionali, dove le competenze dei governi decentrati sono normalmente tutelati. In Italia le regioni sono state del tutto espropriate dei loro poteri. Invece è importante che le regioni tornino ad avere una forte voce in capitolo per differenziare e adeguare le misure alle esigenze del territorio.
Come è andata all’estero?
In Spagna in una prima fase le comunità autonome sono state esautorate, poi è intervenuto un decreto reale che ha previsto un parere da parte delle comunità. Negli USA c’è stata maggiore autonomia degli Stati, mentre in Germania esisteva già dal 2000 una legge sulla pandemia che prevede procedure codificate e accentramento di una serie di funzioni.
Con la proroga dello stato di emergenza potrebbe slittare la data delle elezioni regionali e del referendum. Come dobbiamo guardare a questa ipotesi?
Se ci fosse aggravio dell’epidemia e venisse disposto il rinvio delle elezioni, questo probabilmente verrebbe considerato un provvedimento necessario e proporzionato. Se però le condizioni rimanessero quelle di oggi e venissero spostate le elezioni, probabilmente potrebbero esserci gli estremi per portare il provvedimento davanti al TAR o alla Corte Costituzionale. Il diritto di voto è uno dei diritti più importanti sanciti dalla nostra Costituzione, e per questo va tutelato.
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